Bawawa

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Ricordavo bene quando quella povera donna, dal viso pallido e gli occhi segnati da profonde occhiaie, bussò alla porta del mio studio in preda al terrore più totale. L'accolsi nel modo più cordiale possibile, cercando di capire fin da subito che sintomi potesse avere e rassicurarla. Tuttavia non avrei mai pensato a cosa sarebbe realmente accaduto.

Le proposi di accomodarsi ricevendo una declinazione al mio invito molto energica, quasi avesse paura di sedersi.

Restò in piedi. Parlava a fatica e con l'affanno.

Le sue parole confuse e disordinate si fecero immediatamente più chiare nella mia mente quando, la ragazza, diede un potente colpo di tosse ed un timido rivoletto di sangue le colò dal labbro sinistro della bocca. Era il chiaro segno che all'interno del suo corpo era presente un'emorragia. Mi affrettai a chiederle se era stata all'ospedale o se aveva preso qualche botta da un oggetto contundente, ma la giovane rispose negativamente e spiegò che le era capitato spesso in quei giorni. Aggiunse anche che quando tossiva avvertiva una sensazione strana nei suoi polmoni, delle fitte specificò, allorché temetti che fosse vittima della tubercolosi. Le proposi nuovamente di sedersi in modo da prepararla all'idea che avesse riscontrato questa malattia, non così anomala ai giorni nostri, ma rifiutò ancora dicendo che da seduta avvertiva maggiormente dei dolori al ventre. Prima che potessi chiederle altri dettagli, continuò la frase annunciandomi che era incinta di tre mesi ed era certa che quei mali fossero normali sintomi di gravidanza. Le chiesi se avesse mai avuto perdite di sangue.

Negò ancora.

Le prelevai un campione di sangue, in modo da analizzarlo ed accertami di quale batterio avesse contratto la giovane, e le confermai una radiografia ai polmoni per il giorno seguente. Le prescrissi subito un antibiotico consono al suo stato di gravidanza. La mia etica mi imponeva di non mettere in pericolo di vita il feto per salvare la madre.

Il giorno seguente si presentò in tarda mattinata nel mio studio, ammise che le era risultato faticoso alzarsi dal letto e muovere qualche passo. Il suo viso era più cereo rispetto al mattino precedente, eppure entrambe giungemmo alla conclusione che era dovuto alla carenza di difese immunitarie.

Ricordo che non persi tempo. La condussi nella stanza affianco a quella in cui eravamo e la feci sdraiare su un lettino, in modo tale da posizionarle l'apparecchio e rilevare una radiografia del torace.

Vacillò quando dovette mettersi seduta per poi sdraiarsi. La preparazione e la radiografia andarono per il verso giusto.

O quasi.

Sviluppata la lastra, ero sicura che avrei individuato almeno una caverna tubercolare e invece i suoi polmoni erano completamente puliti. Non riuscivo a capacitarmi di come fosse possibile: i sintomi erano chiaramente quelli della tubercolosi e quella ragazza avrebbe dovuto presentare macchie scure nei polmoni!

Venni distratta da quei pensieri da un potente colpo di tosse da parte della mia paziente, seguito da spruzzi di sangue che macchiarono il pavimento. La rassicurai preoccupata per la sua salute. Le proposi di sedersi per spiegarle che i suoi polmoni erano a posto e che, quindi, bisognava cercare il problema da un'altra parte, ma ella mi ricordò dei lancinanti dolori allo stomaco che avvertiva se si sedeva. Iniziai a sospettare che la complicazione si trovasse nel basso addome.

-Si sta nutrendo di me-

Ricordo con precisione quelle parole. Pensai che si stesse riferendo al feto nel suo grembo, ma sbagliai completamente.

Annuì, forse sorridendole e prescrissi subito un'ulteriore ecografia alla quale si sarebbe sottoposta il giorno seguente e aggiunsi di continuare a prendere l'antibiotico che le avevo prescritto. La salutai, poi ripresi subito a cercare un'ulteriore diagnosi nel tentativo di anticipare già la futura cura giungendo alla conclusione che potesse avere una massa tumorale allo stomaco che le stesse privando energia dall'interno del corpo.

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