The Paper Scarecrow

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Texas, in una piccola città di un migliaio di abitanti viveva un bambino di otto anni, il suo nome era Tom Beckett.

Tom era un ragazzino parecchio intelligente, amava studiare e la sua passione più grande era il disegno; passava giornate intere a disegnare tutto quello che attirava la sua attenzione.

I suoi genitori, Carl e Marie Beckett, erano molto fieri di lui, andava bene a scuola, non causava mai problemi ed era un ragazzo molto tranquillo e timido, forse questo era il suo unico problema, infatti Tom non era mai riuscito a farsi degli amici, nemmeno a scuola.

Tom era un ragazzo alto e magro e non eccelleva negli sport, quindi mentre i suoi coetanei passavano le giornate a giocare a baseball o football, lui se ne stava chiuso in casa a disegnare o a giocare con la carta.

Alcuni bambini avevano anche paura di lui e, data la sua carnagione molto pallida e i suoi capelli nero pece, veniva un po' emarginato dal gruppo, ma questo a Tom sembrava non interessare, a lui bastava avere una matita e un foglio di carta e si sentiva al settimo cielo.

Ormai Carl e Marie ci avevano fatto l'abitudine e poi, pochi mesi dopo avrebbero risolto questo problema, avrebbero trovato un compagno di giochi per Tom, un fratellino; questo Tom non lo sapeva, ma ne sarebbe sicuramente stato entusiasta.

Una fredda giornata di dicembre, Tom decise di uscire per andare in cartoleria a comprare un nuovo blocchetto di carta; chiese qualche spicciolo ai suoi genitori e si coprì bene per poi dirigersi verso il negozio; passando per il loro quartiere notò con interesse che in una casa vicina si era trasferito qualcuno, e mentre il ragazzo era fermo a guardare la casa cercando di capire chi fossero i nuovi vicini, notò un uomo che lo fissava dalla finestra appannata; l'uomo gli fece un occhiolino e Tom si spaventò vedendo il suo viso: la parte destra del volto era completamente sfigurata e sul mento aveva una grossa cicatrice a forma di ''x''.

Tom spaventato scappò via verso il negozio e girandosi prima di svoltare l'angolo notò che l'uomo non c'era più, quindi si tranquillizzò un po' e rallentò il passo; poi, arrivato in cartoleria, acquistò il blocchetto e uscì.

Al ritorno Tom cambiò strada per evitare di incrociare di nuovo quello sguardo che lo terrorizzava e ci mise un po' di più per tornare, infatti, tornato a casa sua madre corse verso di lui e lo guardò spaventata.

«Dove sei stato?! Lo sai che eravamo in pensiero? Sei in ritardo di un'ora e non puoi avvisarci se ti succede qualcosa, sei ancora un bambino e anche se è un paesino non è sicuramente un buon motivo per girare da solo di sera inoltrata.» Carl le si avvicinò e la tranquillizzò. «Dai Marie non è successo niente! Qua ci conosciamo tutti e Ben, il cartolaio, è un mio vecchio compagno di liceo; prima mi ha chiamato e mi ha detto che Tom stava tornando a casa, sicuramente avrà incontrato dei suoi compagni di classe e si sarà fermato a parlare! Vero, Tom?»

Guardò il ragazzo pacatamente mentre questo annuiva dispiaciuto, il suo sguardo era diretto verso il pavimento e le lacrime solcavano il suo viso per poi finire a terra.

«Scusate, non lo farò più!» disse Tom singhiozzando e tirando su col naso.

La madre lo guardò dispiaciuta e si alzò, poi tirò fuori dalla tasca un fazzoletto di stoffa e soffiò il naso a suo figlio sorridendogli. «Dai, andiamo a mangiare che si è già fatto tardi!» E detto questo i tre si sedettero a tavola e consumarono parlottando la cena.

«Sai cara, ho notato che qua vicino si è trasferito qualcuno. Forse dovremo andare a fargli visita.» disse Carl. «Mh, buona idea! Magari è una famiglia e ci sono anche dei bambini; così Tom può farci amicizia.» Marie guardò Tom sorridendo e questo le sorrise nervosamente, poi finì di mangiare e tornò nella sua cameretta a disegnare.

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