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Era stato tutto così veloce,imprevedibile,come un fulmine a cielo sereno,si era ritrovato in una situazione inimmaginabile,non tanto per i cadaveri accumulati nel tempo ma per quei sentimenti stipati in un armadio,chiusi e lasciati marcire come carne da macello,si era auto convinto che questo fosse giusto,che se così era così doveva essere,Ashton Fletcher Irwin non pensava di poter provare così tanto dolore,inaudito,logorante,come un tarlo che si insidiava all'interno del suo cervello,aveva provato a fare la valigia per cinque volte,ci aveva ripensato,potevano partire e far disperdere le tracce,la polizia sarebbe arrivata tra un'ora esatta,li avrebbero separati,forse non lo avrebbe mai più rivisto,scaraventò il borsone per terra portandosi le lunghe dita tra i capelli ricci mentre si inginocchiava per terra,si meritava di finire in galera,non per i ragazzi morti,solo per lui,solo per Calum,per tutto il dolore che gli aveva provocato,per un adolescenza rovinata in principio,avrebbe anche potuto prendere i suoi soldi e scappare,scappare senza mai farsi sentire,volatilizzarsi da quella cittadina,da tutto il mondo,isolarsi per chiudersi in gabbia e starci in eterno,era una mina a piede libero,tirò diversi cazzotti sulla parete in cartongesso,urlò come un forsennato,piangendo disperatamente lacrime di disprezzo,tristezza,compassione per quel futuro che forse non meritava «Ei Ash,che succede?».

Calum era lì davanti a lui,rannicchiato con una grossa coperta rossa sulle stipite della porta mentre con le piccole mani chiuse a pugni si strofinava gli occhi cioccolato come un bambino piccolo,lo guardava spaventato mentre si avvicinava,Ashton si fiondò su di lui,sulle sue labbra carnose impossessandosene,rendendole di nuovo sue e lasciando su di esse quel tipico sapore di caffè mischiato a sigaretta che tanto lo caratterizzava,non voleva piangere,nonostante i sentimenti volessero uscire fuori lui lì lasciò dentro anche se forse un po di essi scapparono su quelle labbra,con le braccia strinse il corpo del compagno,portandolo più vicino al suo,impregnandolo del suo profumo,di quell'odore misto a whisky e rum,quel sapore che sapeva tanto di tristezza,Calum sentì tutto come un fremito,percepì il pericolo in agguato e per un momento pensò che l'altro si fosse stufato di lui e volesse ucciderlo,quello che non poteva immaginarsi era un Ashton tremante che teneva la cornetta in mano mentre componeva il numero della polizia avvisandoli di raggiungere casa propria,Calum si aspettava tutto, ma non quello,così si coceddette quegli istanti pensando che forse quella era l'ultima volta che lo baciava e che quel "ti amo" sussurrato tra quelle quattro pareti di cartongesso fosse solo una grande bugia per non farlo soffrire troppo o forse più del dovuto,si aggrapparono con le mani,con gli occhi, col le labbra,si aggrapparono a quel momento sperando di rimanerci in eterno,che se qualcuno li intrappolasse in quadro allora lì rimarrebbero,circondati dalle pareti di una stanza,la lieve luce di una lampada a dare contorno agli scheletri dei due amanti,la pioggia che poco distante da una finestra scendeva forte,giù come pietra, delicata come neve,triste,impercettibile eppure esistente,Ashton pianse anche Calum lo fece,forse entrambi consapevoli,seppur in modo diverso,che quel amore sbagliato sarebbe finito insieme a quel temporale di inizio primavera.

Sentirono le sirene della polizia,il minore si levò da quelle labbra per trovare un posto con lo sguardo dove nascondersi,ma l'altro lo fermò per un polso.
I suoni erano lontani.

«Ti amo»

E ancora quelle parole,ancora quelle che come un uragano si abbattevano su di loro,su quei due ragazzi rimasti in piedi per tutto quel tempo aspettando che la vita facesse di loro ciò che più desiderava e Calum,Calum avrebbe voluto piangere,lo fece,questa volta lo fece davvero,la verità è che la paura della morte era stata lieve a confronto di perdere la persona amata,con le mani teneva la maglia nera del compagno,quella dei Nirvana,quella che aveva il primo giorno,nonostante il male che tutto quello gli aveva portato Calum avrebbe preferito morire,che vedere l'altro sparire.

«Che cosa hai fatto?Perché?PERCHÉ?TI PREGO UCCIDIMI!TI PREGO NON VOGLIO!IO NON VOGLIO»

Le sirene della polizia lampeggiavano ritmicamente,mentre dalla finestra entravano le luci colorate e un'altoparlante li informava di uscire altrimenti sarebbero entrati con la forza e avrebbero aperto il fuoco contro il rapitore,alcuni agenti di pattuglia circondanoro la piccola dimora,la famiglia Hood era riunita poco distante con le dita incrociate sperando che il proprio figlio fosse ancora vivo,poi c'erano Luke e Michael,loro adesso stavano insieme,convivevano felicemente,ma c'erano cose che il tinto non sapeva del suo compagno,Luke strinse forte la presa sulla mano del ragazzo più alto,sorrideva felice mentre della lacrime solcavano le sue guance lattee.
"Mio caro Ashton,che vita crudele non trovi?Forse era giusto così,per una volta hai amato anche tu,forse non avremo tempo di chiedercelo,di come stiamo,di come sta andando la vita,forse non ci sarà più tempo,né abbiamo avuto tanto,forse lo abbiamo sprecato,meglio non pensarci,meglio non vederla così,forse Ashton non eri adatto,forse non lo sei mai stato,vorrei dirti che tra poco io e Michael ci sposeremo,ma lo sai anche tu che non ce lo potremmo dire,vorrei sapere come ti sei innamorato,avrei così tante domande amico mio,sapevamo entrambi che sarebbe finita così,mi hai sempre detto che l'amore non esiste e allora Ashton,vorrei chiederti,com'è questo amore "che non esiste"?Vorrei chiedertelo,ma forse ora non ne ho più tempo".

Le forse armate entrarono,si sentirono solo tanti spari,urla,pianti,persone che si accavallano per vedere chi ne sarebbe uscito.
La porta si era aperta con un tonfo secco,fu facile per loro centrarlo,Ashton era girato di schiena,mentre baciava Calum,per l'ultima volta,lo aveva protetto dagli spari,con le sue labbra lo aveva salutato,mentre sorrideva esanime e un rigolo di sangue pendeva giù dal suo mento,il suo ultimo respiro,quello Calum non se lo sarebbe mai dimenticato,un lieve soffio regalato nel suo corpo mentre nell'altro la vita era ormai scomparsa.
Cadde a terra,caddero entrambi,uno morto,l'altro pure,un dolore atroce che si propagava ovunque,urlava,piangeva,si dimenava,mentre i poliziotti tentavano con la forza di staccarlo da quel corpo ricoperto di fori,ci provarono a portarlo fuori,ma lui non voleva,strinse con forza il corpo del compagno mentre lo pregava di riaprire gli occhi,di non lasciarlo in questo mondo da solo.

«Ti prego...ti prego amore mio...»

E gli agenti stettero fermi,perché forse nessuno capiva,forse nessuno lo avrebbe mai fatto,strinse quelle mani fredde fra le sue,lo baciò ancora,ancora,ma lui era morto,voleva ridargli quel respiro,voleva smettere di soffrire così tanto.

«Saresti dovuto scappare..avresti dovuto uccidermi...Perché?PERCHÉ FA COSÌ MALE!»

Urlava domande verso gli agenti,che si guardavano intorno spaesati,tentando di rassicurarlo,Luke la sentì,la sentì quella frase,con un sussurro neppure udibile,un semplicemente movimento di labbra,sorrise.

«Perché era vero».

Eii ragazzi,nuovo capitolo,ce ne sarà un altro e poi fine,spero sia di vostro gradimento,commentate sotto :)

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