Hai un amico in me

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Ariana Point of View

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Ariana Point of View

Quella mattina mi svegliai abbastanza giù di morale, perché era il giorno dell'anno che avevo imparato a odiare di più in assoluto: quello del mio compleanno.

Se avessi avuto cinque anni, il mio papà sarebbe venuto a svegliarmi con un bacio e la mamma al posto dei soliti pancakes avrebbe preparato una fantastica torta. la prima, visto che la seconda l'avremmo aperta la sera durante la festa.
Perché noi eravamo una famiglia così: di quelle felici che al mattino vengono svegliate dal papà, mentre la mamma prepara una squisita colazione, di quelle che la domenica vanno al parco e che guardano un film sul divano mangiando popcorn, spesso un cartone animato per accontentare la piccola di casa.

Ma non avevo più cinque anni, ora ne avevo appena compiuti diciassette e la mia vita era ben diversa da quella della bambina felice che ero stata; almeno da quando mio padre ci aveva abbandonate.

Accesi il computer e osservai quel maledetto video, che solo in alcune occasioni mi concedevo di guardare: quello in cui con lui cantavo la mia canzone preferita.
Da piccola avevo una fissa per Toy Story, lo rivedevo almeno due volte al giorno e presto quella divenne la nostra canzone.
Cantavamo sempre insieme e la mamma adorava filmarci; inoltre ero l'unica a cui permetteva di strimpellare con la sua chitarra. Sapevo bene che mi facevo soltanto del male così, ma c'erano giorni in cui dovevo ricordarmi di essere stata felice, anche se per poco, e il mio compleanno era uno di quelli.

-Cosa cantiamo amore?- chiedeva l'uomo premuroso dallo schermo e aveva già tra le mani la chitarra.
Ricordavo i capelli ramati di cui mi aveva trasmesso qualche riflesso e la voce dolce che mi dedicava.

-Hai un amico in me! Di Ariana e papà!- rispondeva la mia piccola vocina.

Poi iniziavamo a duettare felici, perché quello era il nostro passatempo preferito: cantare.
Lui era davvero il mio migliore amico e io non conoscevo tristezza; credevo che la vita fosse un gioco e ogni giorno non vedevo l'ora di vivere una fantastica avventura.
Tutte le volte che lo guardavo, il mio cuore si stringeva in una morsa, quasi non riuscivo a respirare.

Non appena la canzone finì chiusi con rabbia il pc.

Dovetti imparare a mie spese qual era la cruda realtà: quella in cui venivi abbandonata dalla persona di cui ti fidavi di più al mondo, in cui dovevi aiutare la tua mamma con il lavoro per pagare le bollette e l'affitto, che ogni mese arrivavano puntuali; quella in cui dovevi studiare il doppio delle altre persone, anche di notte, per avere il massimo dei voti e poterti guadagnare una borsa di studio per iscriverti a medicina.
Non avrei mai permesso a nessun altro di ridurmi così, ora sapevo bene di poter contare solo su me stessa ed ero io a dover pensare alla mia mamma.

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