A casa della rompicoglioni

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Cameron Point of View

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Cameron Point of View

Quando Vincent mi svegliò e guardai fuori dal finestrino, vidi che eravamo in un quartiere dall'aria malfamata: le mura dei palazzi erano imbrattate di graffiti, un parchetto fatiscente era circondato da un cancello di ferro arrugginito, all'interno del quale c'erano macchine abbandonate e all'angolo un uomo dalla faccia poco raccomandabile beveva una bottiglia di birra; senza contare la sporcizia di tutti i tipi che era stipata sui marciapiedi.

Ne rimasi molto scosso, davvero quella ragazza se ne va in giro da sola per queste strade?

Per quanto sembrasse sapersela cavare benissimo, l'immagine di lei così piccola e sola per quelle vie mi turbò un pochino.
La limousine non passò di certo inosservata, vidi più di una persona affacciarsi alla finestra per guardarla; per fortuna la strada era pressoché deserta.
Ci fermammo dinanzi a un piccolo palazzo: il portone aveva i vetri rotti e anche le mura sembravano aver visto tempi migliori; con non poca fatica riconobbi il numero civico.

-Signore, è sicuro di voler essere lasciato qui?- domandò l'autista preoccupato.

-Sì, certo- risposi.

Nemmeno Vincent sembrava molto convinto.
-Se vuoi aspettiamo...- mi bloccò il mio amico.

-Macché, andate!- ribattei infastidito.

Quella ragazzina si aggira qui intorno da sola e non posso starci io? Li ignorai e scesi dall'auto, dopo un po' di tentennamento li vidi allontanarsi.

Lei non era ancora arrivata, così decisi di aspettarla lì; mi riguardai il messaggio sul cellulare e non potei fare a meno di scuotere la testa. Non la conoscevo molto bene, ma da quello che avevo visto sembrava diversa rispetto a tutte le persone che frequentavo di solito.

Accesi una sigaretta per calmarmi e dopo circa cinque minuti la vidi avvicinarsi.

Parve sorpresa di trovarmi lì. -Hai fatto presto- constatò, fermandosi di fronte a me.

Scrollai le spalle -te l'avevo detto.-

Lei sospirò irritata ma per fortuna almeno quella volta decise di chiudere il becco; prese le chiavi dallo zaino e aprì il portone.
Stavo per entrare ma mi bloccò con una mano sul petto e prima che potessi chiedere spiegazioni si avvicinò, investendomi per un secondo con il suo dolce profumo di miele, restai bloccato a fissarla.
Mi tolse la sigaretta dalle labbra e la spezzò gettandola a terra.

-A casa mia non si fuma- spiegò, per poi voltarsi e salire le scale.

Alzai gli occhi al cielo infastidito, tuttavia mi sfuggì un involontario sorriso.
Arrivati alla porta infilò la chiave e stava per girarla, quando si voltò di nuovo.

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