thirty-one;

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credo di non essermi mai inoltrata così tanto fuori daegu.
yoongi dice di starmi portando in un posto molto speciale per lui, solo che siamo molto fuori daegu e paura perché potremmo perderci.
"yoongi, siamo arrivati?" cerco di persuaderlo con la mia vocina tenera ma non funziona, non parla da una decina di minuti. lui continua a camminare mantenendo il contatto fra le nostre due mani.
'"si, siamo quasi arrivati.
abbi solo un po' di pazienza" sta in silenzio per qualche secondo poi si ferma in mezzo alla stradina piccola.
"chiamami oppa"
roteo gli occhi.
"no"
'dai. ma perché? ' si gira verso di me e mette il broncio.
"tu non ti chiami oppa. ti chiami yoongi"tocco le sue guance.
"sei impossibile.'"
gli faccio la linguaccia.
'"jul, ma quindi tu quando compirai gli anni? ' cambia discorso di punto in bianco.
'il 13 dicembre. ovvero... tra poco. non mi chiedere cosa voglio perché non ne ho la più pallida idea. aspetta, perché mi hai chiamato jul?"
sinceramente parlando, non ho mai festeggiato più di tanto il mio compleanno.
solo fino all'età di undici, quando mia madre era ancora sana e apparentemente viva.
ecco , ho trovato cosa voglio.
rivedere mia madre per un'ultima volta.
e festeggiare con mio padre...
padre... un padre non è una persona che ti manda da sola in un paese solo con la sorveglianza di un cugino.
lui pensa che mandarmi qualche soldo possa accontentare me e tutti quanti. ma non è così che gira il mondo.
lei era "morta" così giovane solo all'età di quarantadue anni.
straziata dalle atrocità dei problemi di questo complicato pianeta.
è stata ammazzata dai pensieri.
"mi sembrava così addetto a te. siamo arrivati"
continua distraendomi.
guardo il posticino.
è un parco giochi disabitato.
scavalca il cancello chiuso dall'interno e dopo essere entrato, dà una mano anche a me.
si incammina verso non so dove e afferra la mia mano come se non riuscisse a stare in piedi senza un sostegno.
è incredibile come le cose siamo cambiate nel giro di poche ore.
solo ieri eravamo cane e gatto alla vista.
eppure è come acqua per me.
io sono il suo fuoco.
'sei la prima persona che vede questo'
mi urla mentre sale le scale fino ad arrivare ad una casetta sull'albero.
incita anche a me a salire ma prima decido di dare una frettolosa ispezione al parco.
ogni albero si interseca con l'altro formando degli intrecci complessi.
c'è qualche siringa a terra.
probabilmente utilizzata da qualche barbone o chissà forse da yoongi.
dopo non aver trovato nulla di speciale salgo anche io.
la casetta è internamente in legno, il tetto è rosso sbiadito dalla pioggia.
all'interno è veramente semplice. anzi, vuoto tranne per qualche vetro di bottiglia rotto, un tappetinobeige e un poster di una donna nuda.
mi affaccio dall' unica finestrella, appoggio la mia testa sul legno cullandomi del fruscio del vento e dei cinguettii degli uccelli.
poi mi siedo nella parte illuminata dalla casetta per via della luce del tramonto.
mi copro il viso con la mano per via della fastidiosa luce solare insistente.
'click ' il suono di una macchina fotografica mi fa sbattere gli occhi stordita.
'yah! yoongi. cancella quella maledetta foto'
cerco di afferrare il suo telefono ma lui lo mette dentro i suoi pantaloni.
sbatto la mano in faccia e guardo la sagoma del telefono risultare lì dentro.
' ... io non prenderò nulla. lo sai vero?'
' volevo solo giocare' mette il broncio.
' sei proprio un bambino' gli scompiglio i capelli.
sbuffa facendomi una smorfia.
' tu allora sei la mia babysitter '
premo le mie labbra sulla sua guancia.
'si sono la tua babysitter'
mi tira il braccio facendomi sedere in mezzo alle sue gambe.
sprofondo nel suo maglione e chiudo gli occhi beandomi del suo leggiadro tocco.

𝖇𝖆𝖇𝖞𝖘𝖎𝖙𝖙𝖊𝖗 → 𝖒𝖎𝖓 𝖞𝖔𝖔𝖓𝖌𝖎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora