5. Un cielo per due

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La mamma era stata chiara, a casa per il weekend lungo, nessuna storia.

Avrei aspettato che finisse la lezione del venerdì mattina e poi sarei partita dopo aver mangiato qualcosa. Chiusi il portatile in fretta e appena le due ore di letteratura giunsero al termine, fui una delle prime a uscire. Mentre facevo un paio di passi verso l'ala est, Gideon comparve dalla parte opposta. Tenni lo sguardo alto, ero intenzionata a salutarlo con un cenno e poi andare per la mia strada ma lui si fermò davanti a me, la sua stazza mi impediva di vedere oltre le sue spalle.

<<Ti stavo giusto cercando>>

Il suo tono non era minaccioso o grave come lo avevo sentito altre volte ma sentii comunque un fremito alla base dello stomaco.

<<Mi hai trovata>>

Avevo la borsa del computer premuta sulla coscia, l'orda di alunni che affollavano i corridoi in quell'ora mi faceva temere di perderla.

<<Dakota mi ha detto che ti avrei trovato qui>>

Dakota aveva l'orario delle mie lezioni, come io avevo il suo, così era più facile organizzarci per il pranzo o gli incontri giornalieri. Trovai egualmente strano che Gideon potesse avere bisogno dei miei orari. Strinsi la borsa al mio fianco e alzai il volto verso il suo; accanto a lui, mi sentivo piccola come una bambina. Lo avevo visto giusto il giorno prima, a pranzo, ma non c'era stata nessuna conversazione particolare e mi stupì che fosse solo. <<Hai bisogno di qualcosa?>>

<<Dove stavi andando?>>

Mi colse in contropiede, aveva risposto alla mia domanda con un'altra domanda. Anzi, non aveva risposto proprio. Decisi che era inutile fargli notare della priorità della mia richiesta e risposi: <<Vado in camera a prendere la borsa e torno a casa>>

Gideon fece un paio di passi indietro per far passare due studenti e io li feci in avanti, costringendolo così a continuare a percorrere il corridoio a quel modo. Poteva perfettamente girarsi e affiancarmi, ma non glielo feci notare.

<<Oh, già scappi? Accidenti, credevo avresti resistito di più>>

Perché sarei dovuta scappare? L'università mi piaceva, lui lo sapeva.

<<No, vado a trovare i miei per il weekend>>

Le sue labbra si stesero e la testa si reclinò verso il petto, come se avesse ricevuto una risposta che non gradiva e che suonava ridicola. <<Ero sarcastico. Immaginavo tornassi a casa per quello>>

<<Ah>>

Non avevo molta familiarità con il sarcasmo, o gli scherzi. Ero ironica delle volte ma non sapevo riconoscere gli scherni altrui. In più, gli scherzi di Gideon erano tutt'altro che divertenti e il suo sarcasmo non riusciva nemmeno a sfiorarmi. Forse era a causa del tono che utilizzava.

<<E dov'è che abiti?>>

A quel punto si girò e mi affiancò, imboccammo il corridoio che avrebbe potato ai giardini e da lì verso i dormitori.

<<Seattle, nel distretto industriale>>

Avevo risposto con grande semplicità senza domandarmi perché fosse tanto curioso. Gideon annuì e la conversazione cadde miseramente.

<<Allora, cos'è che ti serviva?>>

Gideon mi fissò per un istante, dall'espressione dei suoi occhi sembrò ricordarsi solo in quel momento perché era venuto ma tanto in fretta si era sbalordito quanto tornò impassibile. <<Nulla, lascia stare. Buon weekend>>

The Only Safety || The Tattoo Hearts Series 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora