20. Il rischio dell'amore

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La margherita era gelosamente conservata nel pacchetto rosato, che a sua volta era incastrato nella tasca della mia giacca. Il papà non aveva fatto cenno alla mamma di quello che era successo due giorni prima, durante il ringraziamento, nel portico di casa, però mi aveva congedato con un avvertimento. Non dovevo cacciarmi nei guai altrimenti sarei tornata subito a casa. Tenni stretta la margherita per tutto il viaggio e non aprii il coperchio perché non volevo assistere alla sua lenta decomposizione. Nella mia testa sarebbe rimasta l'immagine dei suoi petali aperti, spendenti e rosati.

Arrivata nella stanza, trovai Dakota intenta a chiacchierare animatamente al telefono mentre sistemava i calzettoni nell'armadio e ogni tanto lanciava un indumento sporco alle spalle di un ragazzo. Quest'ultimo era chino sulla mia scrivania, seduto sulla mia sedia, e vedevo solamente le sue spalle ricurve e il suo gomito muoversi. Appena chiusi la porta alle mie spalle, entrambi si girarono. Mi ero aspettata di vedere i bellissimi occhi verdi di Connor invece il ragazzo alla mia scrivania era Gideon con indosso i suoi occhiali tondi. Dakota mi venne ad abbracciare sbrigativamente prima di continuare a chiacchierare e immergersi nell'armadio per fare ordine. Posai il borsone sul mio letto mentre mi avvicinavo a Gideon, che aveva girato la schiena e stava aspettando che lo raggiungessi.

«Dovrei chiederti che cosa ci fai qui ma ho il vago sospetto di conoscere la risposta.»

Gideon si tolse gli occhiali e mi trafisse con quel suo sguardo d'alluminio.

«Ti va di uscire un po' da qui?»

Ci ritrovammo presto nei giardini interni del campus, ad attraversare quel cunicolo di siepi e labirinti bassi che portavano a convergersi in piccole piazzole circolari. Ne scegliemmo una distante, nascosta dalle chiome di alcuni sempre verdi che probabilmente vivevano in quella terra da prima che l'edificio venisse costruito.

«Ho come la sensazione che tu sia arrabbiata con me.»

Scegliemmo una panchina sotto un salice piangete da poco potato. Mi sembrava un ambiente romantico e perfetto per facilitare la conversazione. Attorno a noi c'era un vago odore di erba tagliata e bagnata, la pioggia della notte doveva aver sparso il polline dei fiori invernali per tutta Seattle mentre sotto l'albero depresso crescevano funghetti verdi e marroni. La panchina era fredda ma curata, perfettamente immersa in quel clima fiabesco.

«Arrabbiata, no» risposi, mentre sedevamo. «Confusa, parecchio.»

«Cosa ti confonde?»

Decisi di andare dritta al punto mentre con le dita sfioravo la scatolina. «Non mi aspettavo di vederti a casa mia e sinceramente non credo che saresti dovuto venire. Mio padre mi ha ammonito e la cosa non mi è piaciuta.»

Dovevo fargli capire che metterci così in mostra con i miei genitori non poteva che farci del male, che avremmo dovuto aspettare e che sicuramente il suo fare diretto e senza freni non era per nulla adatto alla situazione. Gideon però mi interruppe prima che potessi andare avanti.

«Allora ho fatto bene, ho dimostrato che...»

«Sei venuto solo perché dovevi dimostrare qualcosa?» ribattei subito, girando il busto verso di lui per affrontarlo direttamente. «Non eri lì per me.»

Una parte di me sapeva la verità nel momento in cui l'aveva visto sul portico, di fronte a Georgia. Gideon scosse la testa, come se non avesse messo in conto il fatto che avrei potuto scoprire la verità e offendermi anche.

«Non capisci.»

«Continui a ripeterlo, ma quello che non capisce qui sei tu. Perché senti così tanto l'esigenza di farti accettare da persone come i miei genitori?»

The Only Safety || The Tattoo Hearts Series 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora