38. Certi amori

5.1K 294 25
                                    

Henry si era subito messo al mio fianco, come se sapesse avessi più bisogno di sostegno rispetto a Gideon. Milo ci aveva preceduto ed era sparito lungo un corridoio assieme alla ragazza con evidenti problemi nella gestione della rabbia. Gideon invece camminò a passo spedito verso destra, fermandosi davanti a un arco che immetteva nel soggiorno. Silenziosamente mi affiancai a lui e scorgemmo un signore che dimostrava molti più anni di quanti probabilmente avesse, segnato da pensieri pesanti che martellavano la sua pelle e ingenti pressioni sentimentali che solcavano le rughe. Il padre di Gideon era alto e robusto quanto il figlio, con la pancia un po' gonfia e la barba incolta unita ai capelli grigi, ricci e che gli ricoprivano tutto il capo come una chioma spettinata. I piccoli occhi azzurri erano incastrati dentro una serie di piaghe che testimoniavano le prove superate durante la sua vita. Non si era accorto subito di noi, immerso com'era nella lettura di un romanzo giallo. Del fumo grigio usciva a sbuffi dalla bocca sottile, nella quale era incastrato un grosso sigaro. Gideon ispirava ed espirava dalla bocca ma non sembrava agitato, stava impacchettando le forti emozioni e sbracciando tra le acque di ricordi che l'avevano inondato. Henry si schiarì la gola e mi toccò un gomito, esortandomi ad allontanami da loro, ma prima che potessi farmi indietro, Gideon mi prese per mano. Henry ci lasciò soli non appena il signor Markway alzò gli occhi su di noi e mise via il tomo. Le sue guance si erano un po' colorate e alzandosi gravemente grugnì per lo sforzo.

«Gideon, sei davvero tu?»

La camicia scura era tutta sgualcita ma incastrata alla bell'è meglio nei jeans, tenuti su da una cintura. Nella stanza aleggiava un vago aroma di cocco mischiato al fumo del sigaro e dei fiori sulle mensole. Non ci voleva un grande sforzo per notare che si era messo in tiro e aveva cercato di smussare tutti gli angoli appuntiti con cui Gideon si sarebbe potuto far male.

«In carne e ossa» rispose il figlio dopo qualche tempo.

Il padre lo squadrò, non tralasciando nemmeno un piccolo dettaglio. Non vedeva Gideon da più di cinque anni, nel corso dei quali si era trasformato in un giovane uomo che portava i segni del suo passato con eleganza e orgoglio, affrontando il continuo promemoria di ciò che l'aveva spinto ad abbandonare la sua vita e la sua famiglia, alla ricerca di opportunità migliori.

«Sono passati così tanti anni. Ma guardati, ora sei grande.» Il suo sguardo si fermò sulle braccia macchiate e deglutì a vuoto, trattenendo i suoi giudizi. «Come sei cambiato.»

«Ti trovo bene» disse Gideon. «Barba indecente e sovrappeso a parte.»

Alzai gli occhi su di lui, sorpresa dalla durezza del tono. Lorenz Markway non disse niente, né un rimprovero o una risata; subì la rabbia del figlio come fosse già rassegnato. La tensione si tagliava con un filo, mi entrava in gola e mi opprimeva i polmoni. Non osavo immaginare come dovessero sentirsi loro due. Con un grande sforzo di lucidità mi staccai da Gideon e camminai fino al signore davanti a noi, porgendo una mano e mostrando il sorriso più rassicurante di cui fui capace.

«È un vero piacere conoscerla, signor Markway. Grazie per averci invitato.»

«Un piacere mio, un piacere mio» rispose lui dopo un attimo di esitazione, stringendo le sue dita ruvide alle mie. «Perdonami, ma non ho afferrato...»

«Lily Prescott» mi presentai, anticipando la sua domanda. «Ho accompagnato Gideon.»

«Il pranzo si raffredda» disse Milo, facendo capolino nella stanza con aria vagamente annoiata. Quindi scomparve, lasciandosi dietro una scia di disapprovazione. Lo seguimmo tutti in religioso silenzio fino ad arrivare alla sala da pranzo, agghindata per l'occasione. Margie era a capotavola assieme a Milo, stava distribuendo le porzioni nei piatti. La mano sinistra era fasciata con della garza e le sue guance si arrossarono quando entrammo tutti e tre.

The Only Safety || The Tattoo Hearts Series 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora