Mi ero appena accasciata sul letto quando sentii il cellulare squillare. Prima che lo prendessi in mano, sentii la gola gelarsi. I miei timori erano esatti. Mia madre mi stava chiamando perché io non ero andata da loro come promesso per quel weekend. Forse mi avevano aspettato tutto il giorno e anche quello prima, mentre io mi trastullavo sui siti per i baci. Strizzai forte gli occhi, cercando di ritrovare la calma. Mi ero appena sbattuta la porta alle spalle, le guance erano ancora fredde a causa delle due singole lacrime che erano scese contro voglia dai miei occhi. Il mio petto si agitava su e giù senza sosta e non sapevo se dipendesse da quello che era appena accaduto con Gideon oppure dall'ansia dei miei genitori. Accettai la chiamata, rifiutarla avrebbe creato più danni.
«Lily Rose Prescott!» tuonò mia madre e, se non fosse stata adirata, avrei ridacchiato per come amava usare il mio nome intero nei momenti di ira.
«Ciao, mamma» la salutai in tono amareggiato.
«Dove sei?»
«Nella mia camera, al dormitorio.»
Sentii un sussulto morirle in gola, sperai che ritrovasse la calma in fretta e potesse ascoltarmi. Non avevo scuse da rifilarle, il pensiero di Gideon nei giorni precedenti aveva eclissato tutto il resto.
«Tuo padre e io ti stiamo aspettando da ieri pomeriggio. Possiamo almeno sapere cosa ti ha trattenuto così animatamente da tralasciare di avvisare i tuoi genitori?»
Mantenni la calma strizzando la base del naso tra due dita e alzai il busto, appoggiandomi alla parete che costeggiava il letto.
«Perdonatemi, sono stata immersa nello studio.»
Il secondo sussulto di mia madre mi fece intuire che non si stava bevendo la mia scusa.
«E Dakota ha voluto passare del tempo con me. Sapete, mi sto ambientando bene, ho bisogno di un'amica come lei.»
Nominare l'erede della ditta Parker & Co. sembrò tranquillizzare mia madre che sospirò affranta, si scambiò qualche battuta amara con mio padre e alla fine disse: «Potevi chiamare.»
«Sì, avete ragione. Mi si è scaricato il cellulare giusto questa mattina.»
«Non usare scuse con noi.»
Era inutile insistere che era la verità, avevo già mentito abbastanza e forse mi meritavo quei rimproveri.
«Domani mattina parto presto e vi raggiungo prima del pranzo» la rassicurai, sperando di potermi redimere per essermi scordata della famiglia.
«Ti perderai la messa.»
Poggiai la testa al muro, improvvisamente esausta. Avevo voglia di infilarmi sotto le coperte e sparire per un po', riempirmi la testa di oblio. Magari sognare di tempi in cui potevo fantasticare sulle bellezze della libertà senza conoscerne le conseguenze sarebbe stato d'aiuto. Restai in silenzio aspettando che dicesse qualcosa; anche se avessi perso la messa, speravo lo stesso avrebbero accettato la mia visita.
«Domani va bene» disse infine mia madre e capii che le era costato qualcosa. «Ti preparo un piatto speciale?»
Sorrisi, perché nonostante la durezza della sua scorza sotto si lasciava andare alla dolcezza materna. Poca, ma era sempre dolcezza. E poi, sapevo se che non avrebbe cucinato lei. Ci avrebbe pensato la domestica, la mamma avrebbe supervisionato e magari dato una mano, senza sporcarsi troppo le mani. Apprezzai il pensiero.
«Gradirei il pasticcio di pollo.»
«Pasticcio di pollo sia.»
Di sottofondo, sentii mio padre esultare.
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The Only Safety || The Tattoo Hearts Series 1
RomanceAl carnefice, la vittima. A Gideon, Lily. E a entrambi l'eterna distruzione di se stessi. The Tattoo Hearts Series - Volume 1