6. Una carrozza per la signorina

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Seguii Gideon come fossi una bambina, chissà quanti sconosciuti mi scambiarono per la sua sorellina. A parte gli stessi sguardi severi che avevamo adottato una volta lasciato il parcheggio dell'osservatorio, non potevamo essere più diversi noi due. Per partire dall'altezza, Gideon mi superava di una buona spanna, forse anche di più; le sue mani erano grandi e ossute, il suo naso lungo e sporgente, le sue sopracciglia formose e le labbra erano grandi e lunghe. Non spendevo molto tempo davanti allo specchio, anche se la mamma mi suggeriva di farlo più spesso durante la giornata; io lo utilizzavo per controllare che fossi in ordine, che i miei vestiti non fossero sporchi e che generalmente mi stessero bene. Nonostante questa mia poca passione per il mio riflesso, riconoscevo di avere labbra strette e rosee, guance rotonde, occhi stretti di un verde mirto ripreso dalla mamma. Era assodato, nessuno che avrebbe avuto un minimo di lungimiranza ci avrebbe potuto imparentare.

Gideon cominciò a rallentare il passo in prossimità di una calca di persone sul ciglio delle strade più affollate, permettendomi così di accostarmi a lui e tenere il ritmo della camminata.

<<Da quanto ho potuto osservare, non vai matta per la pizza>>

Sgusciai via dalle braccia di sconosciuti che si strusciavano su di noi per passare e mi chiesi dove stessimo andando e perché, su quella parte delle coste del lago, ci fosse tanta massa di gente.

<<Che cosa hai osservato per dedurre queste conclusioni?>>

Nonostante fossi curiosa delle sue deduzioni, fui piacevolmente sorpresa che avesse visto giusto. La pizza, in realtà, non l'avevo mai mangiata e non avrei cominciato quel giorno, con lui. Addy aveva provato tante volte e deflorare il mio record, diciotto anni senza aver mai addentato una delizia del genere furono le sue parole.

<<Avendo fame, non hai dato nemmeno un morso alla pizza che avevano portato Dakota e Connor quella sera nel giardino>>

<<Come sapevi che avevo fame?>>

<<Chiunque ha fame a quell'ora della sera. E poi, non hai nemmeno bevuto una birra>>

<<Non ho l'età per bere e non avevo fame sul serio>>

Finalmente svoltammo in un vicolo più sgombro, dove i tetti delle case erano più bassi e si respirava aria genuina di panni lavati e stesi ai lacci fuori dai balconi. Mi piaceva passeggiare per le strade che costeggiavano il lago, anche se l'umidità tendeva a rovinarmi i capelli, amavo l'odore del freddo che la notte portava con sé. Poi, se mi avvicinavo all'acqua, potevo sentire il rumore degli scafi che echeggiavano sulla superficie scura.

Sotto la luce di un lampione, il piercing di Gideon fiammeggiò e il suo scintillio venne accentuato dalle sue labbra che si aprivano. <<Allora devo essermi sbagliato. Vuoi andare a mangiare una pizza?>>

Non avevo alcuna intenzione di nascondergli la verità, in altre parole non mi creava alcun disturbo che sapesse del mio record. Ma se fosse stato motivo di nuovi pregiudizi, non l'avrei sopportato. Mi aveva confermato che per quella sera non ci sarebbe stato nessun gioco, nessun commento, ma il timore si era rannicchiato in un angolo della mia mente e restava vigile, all'allerta, pronto a farmi scappare.

<<In realtà, non ho molta fame nemmeno adesso>>

Gideon si fermò e costrinse un passante che si dirigeva nella parte opposta rispetto alla nostra a cambiare bruscamente traiettoria per evitare uno scontro frontale.

Si girò per guardarmi, costrinse anche me a fermare la marcia e assottigliò gli occhi come un gatto; l'argento imprigionato dentro mi stava tenendo sotto processo.

The Only Safety || The Tattoo Hearts Series 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora