Al ritorno, il campus non sembrava poi così interessante come lo era stato all'andata. Tutta la mia concentrazione finiva verso il ragazzo che mi stava camminando accanto. Come sempre, il suo volto non tradiva né emozioni né pensieri ma io non mi diedi per vinta, lo avrei costretto a parlare. Finalmente ero riuscita a decifrare alcuni dei toni che usava Gideon; li indossava come i vestiti, erano i suoi cavalli da battaglia. Cambiava tono secondo l'umore o la situazione, non si risparmiava niente e non era mai stanco di questa sua eterogeneità. A me serviva per capirlo, anche un minimo, e farmi un'idea su cosa pensasse al momento. Durante la mostra era stato molto silenzioso, e così mi aveva in qualche modo dimostrato che non era interessato all'arte. Appena usciti, abbiamo chiacchierato molto, sembrava non vedesse l'ora di ritrovare la parola.
Mentre percorrevamo i viali nessuno dei due aprì bocca anche se nella mia testa c'era un grande affollamento di frasi da approccio. Non ti vedo da tutta la settimana. Non sei mai venuto a pranzo, come mai? Perché eri all'auditorio? Perché ora mi sai accompagnando di nuovo in camera? Niente mi sembrava adatto per iniziare una conversazione e quando lo sentii sospirare, alzai gli occhi su di lui.
«Suoni molto bene.»
Ero felice che ancora una volta fosse stato il primo a iniziare, sembrava molto più bravo di me.
«Vado a lezione di pianoforte da quando ho sei anni.»
«Per questo sei brava.» disse subito.
I suoi occhi vagavano di qua e di là con insistenza, come se fosse volontariamente distratto.
«Sembra che ti piaccia molto» commentò dopo un po' e fu la prima volta che lo vidi abbassare per un attimo gli occhi.
Non seppi come poteva intuirlo, forse aveva osservato qualche dettaglio. Sentirmi analizzata da Gideon quasi mi lusingava, come fossi tanto interessante da meritare le sue attenzioni.
«Mi piace, infatti. Come lo hai capito?»
Lui alzò un paio di dita e le biforcò davanti ai suoi occhi plumbei.
«Li tenevi chiusi.»
Mi girai da un'altra parte per evitare che notasse il mio sorriso. Lo repressi subito, mi sentivo una stupida. Nella mia borsa emerse un biiiip continuo e tirai fuori il cellulare, scoprendo che era morto. La batteria mi aveva battuto sul tempo. Con un sospiro lo riposi. Sapevo che era il mio turno per parlare ma le frasi ancora mi ronzavano per la testa. Non riuscivo a credere di star cedendo all'incapacità anche con Gideon, almeno con lui dovevo non essere un disastro. Dissi la prima cosa che mi venne in mente.
«Non ti ho visto a pranzo in questi giorni.»
«Sì» rispose lui subito, come se avesse già afferrato l'argomento celato dietro le mie parole. «Ti stavo evitando.»
Bloccai la mia andatura e sgranai gli occhi. Eravamo arrivati davanti ai dormitori e Gideon si era affrettato ad aprirmi la porta ma io ero rimasta qualche passo indietro, con il cuore che batteva a mille.
«Stavi evitando me?»
Gideon annuì divertito ma non c'era nemmeno l'accenno di un sorriso sulle sue labbra.
«Scusami.»
«Per cosa ti devo scusare?» chiesi ancora più sbalordita, se possibile.
Feci i primi passi verso di lui come se qualcuno mi avesse spinto. Entrai nei dormitori e li sentii stranamente pieni di voci femminili. Nessuno fece troppo caso a noi mentre avanzavamo per le scale e poi per i corridoi.
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The Only Safety || The Tattoo Hearts Series 1
RomanceAl carnefice, la vittima. A Gideon, Lily. E a entrambi l'eterna distruzione di se stessi. The Tattoo Hearts Series - Volume 1