CAPITOLO 1

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Presi un respiro profondo e mi alzai di scatto.

Mi sentivo come se per tutto questo tempo fossi stata rinchiusa in una bolla, senza sapere dove fossi di preciso.

Ero sveglia e non mi ero mai sentita così viva come quando avevo preso il mio primo respiro dopo tutto quel tempo.

Ero io. Io in carne ed ossa.

Non avevo dolori particolari o vista appannata. Solo una grandissime sete.

La mia gola bruciava, torrida. Mi sentivo come se stessi girando per giorni nel deserto più arido.

Mi premetti una mano su di essa e cercai di soffocare un grido disperato.

Non ce la facevo più. Era la sensazione più orribile che avessi provato fino ad ora. Per sino più doloroso di un pugno in faccia.

Questo era un dolore interiore. Come quando stai per morire, te ne rendi conto, e cerchi di trovare un metodo veloce per salvarti la pelle prima che sia troppo tardi.

Una marea di ricordi m'invase la mente.

Continuavo a sognare sempre l'ultima scena vissuta: la mia morte. E mi chiedevo per quanto tempo fossi rimasta chiusa dentro alla bolla sognando sempre lo stesso stupido avvenimento.

Non avevo avuto paura. Quelle immagini erano diventate parte integranti del mio essere perché sapevo che dopo la mia morte sarei vissuta nuovamente, migliorandomi.

Annaspai e mi guardai attorno con più lucidità, dimenticandomi per un attimo delle immagini crude di quella mattinata.

Non ero nella mia stanza, nonostante fossi adagiata su un letto, e nemmeno in una di quelle dei Miller.

Non ero nemmeno all'ospedale o avrei sentito l'odore pungente del disinfettante che tanto mi dava alla testa.

Dov'ero?

"Adrian", chiamai la prima persona che mi venne in mente dopo tutto quel tempo. L'unica che avrei desiderato vedere per prima, senza esitazioni, "Adrian".

Cercai di alzare la voce; ma questa mi uscii rauca e silenziosa.

Presi un altro respiro.

"Adrian", risprovai.

Sentii un rumore di passi; ma vicino a me non c'era nessuno.

Ero chiusa in quella stanza dai colori verdognoli, sotto ad un lenzuolo color panna stantia.

Intorno c'era solo un armadio e una sedia dove erano accatastati alcuni vestiti.

La porta si aprì e vidi Adrian con i capelli lunghi fino al collo che sparavano dappertutto. Li erano cresciuti parecchio dopo l'ultima volta.

Cercai di parlare; ma Adrian fu più veloce.

"Lidya! Oh, Lidya", mi abbracciò e sentii una nota di dolore e paura nella sua voce tremante, "sei sveglia"

Annuii appena e mi staccai il più in fretta possibile.

Iniziavo a sentire il bruciore alla gola propagarsi fino al petto e i miei muscoli diventare sempre più stanchi e flosci.

La pelle era calda ma dentro di me sentivo solo un gran freddo.

Mi toccai la gola e Adrian divenne di colpo serio.

"Ti porto da bere. Aspettami qui"

Saettò fuori dalla stanza tornando dopo qualche secondo.

La luce del sole illuminava metà della camera, lasciando me ed il letto all'ombra.

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