CAPITOLO 7

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Mi svegliai di soprassalto dopo un brutto incubo.

Non ricordavo molto bene le immagini; ma andavano sempre a parare con la mia morte. Niente risveglio, niente Adrian, niente vita felice assieme a tutti i miei amici.

Proprio in quel momento mi ricordai di Tania e Maya e mi chiesi se mi stessero odiando per quello che ero diventata. Non le avevo mai più viste; ma potevo scommettere che fossero con il resto del branco a far baldoria e a gironzolare tra i boschi. In fondo, era quella la loro natura. Così come quella di Jake e dei suoi due figli.

Mi accorsi che Adrian non era più con la testa appoggiata sul mio petto e mi voltai di scatto per notare poi la parte vuota di fianco a me. Non c'era; ma potevo sentire il suo profumo di muschio nell'aria.

Mi alzai di scatto e uscii fuori dalla stanza per andare a controllare al piano di sotto.

In cucina trovai solamente Greta con un bicchiere di sangue in mano ed una rivista di moda dall'altra.

<<Ehm... dove sono tutti?>>, domandai guardandomi attorno.

Si voltò di scatto posando il giornale e mi sorrise apertamente, rimanendo seduta sulla sedia.

<<Oh, ciao, Lidya! Allora, i vampiri sono andati a caccia; mentre Jake e i suoi figli sono fuori>>

Guardai attraverso la finestra, ma non lo vidi. Mi ripromessi, però, di andarli a cercare per poter passare un po' di tempo assieme al mio vecchio amico.
E fuori, soprattutto, a prendere una bella boccata d'aria fresca. Mi ci voleva dopo una nottata così.

<<E tu? Non vai a caccia?>>, domandai senza capire per quale motivo fosse lì da sola.

Posò il bicchiere e si leccò via il sangue dal labbro portandosi via anche un po' di rossetto.

<<No, Adrian mi ha chiesto di rimanere qui finché non ti fossi svegliata>>, mi rivelò, posando anche il giornale e chiudendolo definitivamente.

<<Beh, sono sveglia. Ora, puoi andare>>, le sorrisi, <<e, tanto, fuori c'è anche Jake>>

Prese una boccata d'aria e scosse la testa, esausta. Sembravano tutti molto strani da quando mi ero svegliata. Mi chiedevo che cosa diamine fosse successo in due sole settimane.

<<Greta, mi puoi dire che cosa diamine sta succedendo qui?>>, domandai sconcertata, <<insomma, siete tutti davvero molto strani. Tu, Jason e Adrian, soprattutto. Adrian più di tutti. Dovevi vedere come mi ha trattata ieri sera! Sembrava fuori di sé e, poi, non dormiamo nemmeno più assieme! Ti rendi conto?!>>

Annuì e tossì due volte, giusto per rompere il silenzio.

<<Lo so...>>, farneticò.

<<Beh, allora, dimmi che cosa succede, no?>>, domandai ancora, allibita.

Continuò a non parlare; così, mi avvicinai. La presi dalle spalle e la scossi appena.

<<Io lo vedo: lui sta soffrendo molto e non ne capisco il motivo. È sempre così stanco e affaticato... e, poi, mi evita. Non ha mai fatto così da quando Dominic mi ha salvata da suo padre!>>, le ricordai.

<<Senti, Lidya...>>, scosse la testa e fu lei, questa volta, a tenermi stretta per le spalle, <<tu devi solo sapere una cosa: Adrian ti ama. Ti ama con tutto se stesso e nulla di diverso o strano che sia cambierà questo, ti è chiaro?>>

Le lacrime minacciarono di uscire, furiose; ma riuscii a trattenerle lo stesso.

<<Allora per quale motivo si comporta così?>>, domandai.

Scosse la testa e mi lasciò.

<<È più complicato di quello che pensi. Cerca solo di imparare in fretta ad usare i tuoi poteri da vampira, okay?>>

Annuii senza aggiungere nient'altro e andai fuori, sbattendomi la porta alle spalle.

Avrei voluto correre lontano fino a non avere più nemmeno la forza di alzarmi in piedi. Sarei voluta crollare a terra senza fiato nei polmoni e con i muscoli ustionati per il movimento ancora inabitudinale.

Avrei voluto urlare fino a quando la mia voce non si fosse spenta del tutto fino ad arrivare ad essere solamente un flebile sussurro.

Mi chiedevo cos'altro potesse andare storto. Mi chiedevo se ci potesse essere qualcosa di peggio; e, no, non c'era.

Mi alzavo vampira e tornavo ad essere fragile dentro come un'umana.

Mi accorsi solo in quel momento di essere nel fitto del bosco. Stavo correndo alla velocità della luce, tenendo gli occhi ben fissi sulla strada per non andare a sbattere contro un tronco.

Sentivo le foglie sotto ai piedi alzarsi ad ogni mio spostamento e la natura fare il mio nome mentre il vento mi sferzava i capelli.

Volevo vivere, correre e urlare in libertà fino a quando la mia mente non si fosse spenta del tutto.

I muscoli stavano iniziando a bruciare come se troppo vicini al fuoco. La pelle sfrigolava come olio e iniziavo a non avere davvero più fiato.

Continuai a correre battendo ogni mio singolo senso, lasciandomi indietro tutti i pensieri negativi.

Raccimolai la poca forza rimasta ed esplosi come un turbine.

Mi sentivo potente, forte, veloce ed immensamente indistruttibile.

Urlai con quanto più fiato avessi in corpo e, proprio in quel momento, scoprii il mio limite. Mi lasciai cadere a terra come un peso morto e tentai di respirare cautamente.

Il mio cuore batteva velocissimo e avevo come la sensazione di star scomparendo a poco a poco. Come se fossi leggerissima.

Mi lasciai andare a quell'idea, rimanendo accucciata a terra e guardando le foglie sulla quale ero sdraiata.

Sentivo l'odore della terra e gli esseri che l'abitavano all'interno iniziare a scappare a destra e a sinistra.

Chiusi gli occhi e mi concentrai sul resto: gli uccelli, il rumore dei passi, il profumo dei fiori e dei pini.

Mi lasciai andare come quando ero umana e, dopo, ci fu solo il buio.

#SPAZIO AUTRICE

Tanto per chiedere... sto scrivendo una nuova storia (ancora in bozza, quindi NON PUBBLICATA) e volevo sapere se come personaggi vi piacevano Dylan O'Brien e Holland Roden, di Teen Wolf.
Spero di finirla al più presto e di poterla poi pubblicare per sapere il vostro parere :)

VERBENADove le storie prendono vita. Scoprilo ora