CAPITOLO 17

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Avevamo mangiato, per così dire, chiacchierato e passato il tempo tra battute e risate varie. Un viaggio indimenticabile, insomma.

L'unica pecca era stato Adrian: ancora non mi aveva chiamata e la cosa mi faceva paura. Non era normale che Adrian non mi chiamasse per tutto questo tempo. Credevo fosse preoccupato per la mia incolumità così come mi aveva detto di essere; ma, se lo fosse stato davvero, a quest'ora mi avrebbe almeno già mandato un messaggio. Al contrario, il telefono era rimasto nel fondo dello zaino senza squillare nemmeno una volta. Questo, dopo la chiamata di Greta nella quale, misericordiosamente, avevo anche sentito la voce di Adrian arrabbiata e nervosa più che mai. Non l'avevo mai sentito così.

<<Lidya>>, una voce maschile mi chiamò e, lentamente, sospirai.

Non volevo aprire gli occhi. Non volevo risvegliarmi e ritrovarmi di nuovo nella realtà che mi stava mangiando viva. Anche se poi così tanto viva non ero.

<<Lidya, svegliati. Siamo arrivati>>, mi chiamò ancora.

Sbattei le palpebre e, stiracchiandomi, aprii definitivamente gli occhi guardandomi attorno con preoccupazione. Dov'eravamo?

Attorno a noi si ergeva una vasta radura fatta solo di prati e boschi. Verde. Verde ovunque.

<<Hai dormito, eh?>>, domandò Jason, ridacchiando.

<<Ma i vampiri non dovrebbero non dormire?>>, domandai poi, ricordandomi delle varie leggende e spiegazioni dei Miller.

Annuì.

<<Sì, questo quando mangiamo a sufficienza. In questo caso io e te non l'abbiamo fatto. Essendo in due dobbiamo cercare di tenerci molte provviste o moriremo di fame>>.

<<Non potremmo andare a caccia?>>, domandai poi.

Scosse la testa.

<<Non conosco il posto, non so se nella zona girano umani e, in ogni caso, siamo nel territorio delle sirene. Non vorrei mai farle arrabbiare prima ancora di conoscerle>>, mi fece notare, tirando su dal naso e guardandosi attorno senza saper bene che cosa fare.

<<Dobbiamo andarci ora?>>, domandai impaurita cercando di trattenere i tremori.

Sembrò pensarci su e, all'ultimo, scosse la testa in maniera veloce.

<<No, non sarebbe poi così tanto una buona idea>>.

<<Ma prima andiamo e prima ce ne andiamo, no?>>, alzai le spalle tentando di convincerlo. Volevo solo tornarmene a casa il più in fretta possibile.

<<Sì, vero; ma in questo caso dovremmo poi essere pronti>>, mi spiegò.

Sospirai e, per qualche secondo, rimasi in completo silenzio.

<<Cosa pensi di fare, allora?>>, domandai poi guardando per un attimo fuori dal finestrino.

<<Beh, sta per calare la notte... potremmo dormire fino a domani mattina>>.

Guardai il sedile fin troppo avanti e pensai a quanto sarei stata scomoda a dormire in quella posizione per una nottata intera.

<<Oh, okay... allora tiro giù il sedile o domani mattina mi ritroverò con il torcicollo>>, sentenziai cercando con la mano la rotella al lato del sedile.

In quel momento sentii la mano di Jason sovrapporsi alla mia e, subito dopo, la ritirai spaventata.

<<No, cos'hai capito?>>, ridacchiò guardandomi dritta negli occhi, <<ci accamperemo>>, m'informò.

VERBENADove le storie prendono vita. Scoprilo ora