CAPITOLO 23

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<<Oh, Dio... vi prego!>>, urlò qualcuno facendomi destare di soprassalto, <<uscite subito da questa sottospecie di tenda se non volete che la smonti in un secondo!>>.

Aprii gli occhi e subito mi alzai appoggiando le mani su un qualcosa di solido e dal respiro regolare: Jason.

Come avevo fatto ad addormentarmi su di lui?

Mi guardai attorno spostandomi i capelli dietro alle orecchie e subito arrossii vedendo Jason con la maglietta leggermente alzata e le braccia dietro alla testa in una posizione più che comoda.

<<E alzati!>>, gli urlò Adrian guardandomi subito dopo e facendo un passo indietro.

Se già la situazione era peggiorata, così era proprio sotto al livello della terra. Niente sarebbe potuto andar peggio e già questo diceva tutto.

<<Vedo che ti sei ripreso dal tuo mutismo selettivo>>, ridacchiò Jason scuotendo la testa e inviandomi un occhiolino che quasi mi fece scoppiare a ridere se solo non fossi stata bloccata dalla faccia arrabbiata di Adrian.

<<Te lo faccio venire io a te il mutismo selettivo!>>, scosse la testa, ringhiando, <<tenevi in braccio la mia donna, tanto per ricordarti la situazione che ho dovuto vedere>>, gli ricordò tirandogli un leggero calcio sulle caviglie.

<<E smettila di fare il guasta feste! Mi alzo subito>>, sbuffò lui alzandosi di scatto e guardandosi attorno alla ricerca delle sue scarpe.

<<Sono lì>>. Con il dito puntai il suo borsone ricordandomi che, la sera prima, le aveva lanciate dietro.

Sapevo che non le avrebbe più ritrovate.

<<Oh, già... grazie>>, borbottò massaggiandosi la nuca e aggiustandosi i capelli con una scompigliata degna di un attore.

Alzai le spalle e mi alzai, pronta per salutare la persona con la quale non mi sembrava di avere più nessun tipo di legame; ma mi sbagliavo alla grande essendo che entrambi eravamo legati nel profondo da una forza ben più grande di noi.

<<Ciao>>, lo salutai con voce bassa tentando di dimenticarmi al più presto la scena alla quale aveva dovuto assistere.

Mi pentii subito di non aver dormito in macchina, ma non sapevo che tutto ciò sarebbe successo o non ci avrei pensato due volte.

<<Ciao>>, bofonchiò irritato incrociando le braccia al petto e guardandomi come se fossi un pezzo di vetro, <<preparati anche tu. Dobbiamo andare. Prima andiamo e prima torniamo>>, disse sotto forma di motto, uscendo e borbottando ancora un qualcosa d'incomprensibile.

Reagii d'istinto, scuotendo la testa e abbassandola di colpo, calciando una bottiglietta accartocciata della sera prima.

<<Ehi>>, riconobbi la mano di Jason poggiarmisi sulla spalla sinistra e sussultai, presa in contropiede dalla sua presenza e dal suo stesso contatto, <<Adrian, lui... lascialo perdere. Gli passerà non appena questa storia sarà finita>>, mugugnò nonostante sapesse bene che poteva sentirci.

Scossi la testa, distrutta, e mi voltai verso di lui con fare rabbuiato e meno positivo.

<<Se mai finirà...>>, bofonchiai con tristezza.

Non volevo piangere. Non ora che c'era Adrian là fuori.

Le sue mani mi presero il volto e me lo scossero, diffondendomi un po' della sua positività.

<<Finirà. Te lo prometto>>, sorrise, <<ce la faremo, okay? E, subito dopo, prenderò Adrian a calci nel didietro, okay?>>, ridacchiò e anch'io feci lo stesso, trasportata dal suo buonumore mattutino.

VERBENADove le storie prendono vita. Scoprilo ora