CAPITOLO 31

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<<Adrian?>>, lo chiamai con la speranza che il buio fosse svanito e che lui fosse ancora lì presente.

Sentii un borbottio e quando mi voltai verso destra lo riconobbi in tutta la sua bellezza.

Era sudato in fronte, con i capelli spettinati e lo sguardo assai confuso che lo facevano assomigliare molto ad un bambino.

<<Lidya?>>, balbettò lui con le lacrime agli occhi per l'emozione.

Sembrava non mi vedesse da mesi e la sensazione era proprio quella.

Sorrisi apertamente e gli strinsi la mano ancora tra le mie dita sottili, ringraziandolo mentalmente per la presenza.

Stare con lui mi faceva sentire sempre a mio agio. Sempre.

Non c'era stata una volta che non lo fossi stata se non proprio mentre lui era diverso. Mentre era un altro Adrian, insomma.

Ma su questo non gliene facevo una colpa.

<<Giuro: non mi sei mai mancata così tanto in vita mia>>, sussurrò nel momento in cui qualcuno tossì.

Mi ricordai di Randall ancora nella stanza e subito mi voltai con le guance arrossate.

<<È tutto nella norma>>, sorrise facendosi avanti e prendendo finalmente parola, <<ora non siete più collegati e la mancanza è reale e normale>>.

Annuii anche se dentro di me lo stavo pregando di riportarci alla stessa situazione di prima.

Mi era piaciuto essere legata a lui anche se quando avevo sofferto l'avevo fatto intensamente.

Forse anche fin troppo.

<<La sento. La sento con tutto me stesso>>, commentò Adrian già su di giri e, al tempo stesso, realmente emozionato.

<<Anch'io>>, annuì e tornai a guardarlo per qualche secondo, <<la sento anch'io ed è forte>>.

<<Passerà, tranquilli>>, commentò Randall con nonchalance. Come se la cosa non lo toccasse minimamente e probabilmente era anche così.

Rimasi di sasso a chiedermi che cosa sarebbe successo dopo questo primo passo.

<<Quanto è passato da quando siamo entrati nella stanza?>>, domandò Adrian curioso.

<<Due ore>>, rispose Randall iniziando a triturare l'erba magica che gli avevamo portato.

A quelle parole, Adrian si alzò di scatto.

<<Cosa?!>>, domandò esterrefatto, <<due ore?!>>.

Randall annuì continuando a fare ciò che stava facendo.

La mia mano, intanto, friggeva senza la sua stretta.

Mi sentivo sempre più vuota.

<<Sembravano pochi minuti, non è così?>>, domandò il mago ridendo.

Scossi la testa, incredula, e subito mi alzai di poco appoggiando i gomiti sul materasso.

<<Avrei detto circa venti minuti massimo. Non di più>>, sussurrai con una mano sulla fronte ancora umida.

Randall sorrise.

<<Dobbiamo procedere, ora>>, disse cambiando argomento.

Annuii poco convinta e subito Adrian fu al mio fianco, spaventato alla sola idea di potermi perdere.

<<No!>>, scosse la testa, <<no, non ancora. Ti prego>>, lo supplicò.

<<Adrian...>>, sussurrai scuotendo piano la testa e appoggiandogli la mano sulla sua.

<<Lidya ha ragione. Più aspettiamo e più ci sarà la possibilità che la guarigione non funzioni>>, gli spiegò Randall.

<<Ma ci sarà anche la possibilità di non vederla mai più>>, scoppiò alzando di poco la voce.

Sentii il suo respiro pesante e capii che si stava arrabbiando.

<<E facendo così non la vedrai sicuramente mai più, sappilo>>, reagì spiegandogli bene la situazione.

A quelle parole così dure ma vere, Adrian retrocesse di un passo.

Annuì in maniera sconsolata e mi lasciò andare la mano tremante.

Non volevo darlo a vedere per non mettere agitazione a nessun altro; ma dentro stavo morendo.

<<Preferisci che io esca?>>, mi domandò lui con una smorfia.

Aprii bocca, pronta a scuotere la testa e a pregarlo di rimanere; ma Randall fu più veloce di me.

<<Mi dispiace, Adrian>>, sospirò, <<dovrai uscire in ogni caso>>.

<<Cosa?!>>, sbottò lui stranito, <<questo non era nei piani! Questo... non ha senso! Perché?!>>.

<<Perché la influenzeresti solamente e lei avrà bisogno di combattere da sola mentre sarà all'interno di sé>>.

Capii perfettamente e lo guardai con occhi tristi.

<<Adrian... va>>, sorrisi, <<ci vedremo dopo>>.

Scosse la testa, frustrato.

<<Io non...>>, farfugliò, ma subito lo fermai.

<<Adrian... ci vedremo dopo. Fuori di qui. Da questa stanza>>, sorrisi, mentendo spudoratamente.

Lui sembrò sussultare; ma dopo qualche secondo annuì e indietreggiò senza nemmeno salutarmi o baciarmi per quella che sarebbe potuta essere l'ultima volta.

Probabilmente, per lui era anche troppo doloroso e incredibile dirmi addio. Ed era molto meglio così: credere che sarebbe andato tutto per il verso giusto.

Credere che dopo ci saremmo rivisti.

Uscì e chiuse la porta guardandomi per un'ultima volta.

E, sì, il suo sguardo mi stava salutando per sempre.

SPAZIO AUTRICE

Come ben sapete non vorrei farvi aspettare troppo; ma sapete anche che non ho molto tempo per scrivere.
Perciò pubblicherò pezzetto per pezzetto fino alla fine.
In un modo o in un altro riuscirò a concludere questa storia <3

VERBENADove le storie prendono vita. Scoprilo ora