CAPITOLO 12

679 55 11
                                    

Quella notte non riuscii a prendere sonno, spaventata a morte da quello che sarebbe potuto succedere al povero e coraggioso Jason. Mi chiedevo se almeno lui credesse alla storia delle sirene, essendo che non aveva espresso alcuna opinione. Aveva solo annuito, ascoltato le regole degli altri e accettato l'incarico senza protestare o tentennare.

Regole... chissà quali regole gli avrebbero detto di seguire i tre maghi alla sua partenza.

Sapevo solo che alle sette in punto sarebbe partito. Questo nel momento in cui tutti noi saremmo stati ancora nel letto a dormire. Lo stesso valeva per me.

Sapevo di non poter scendere, di non poterlo salutare un'altra volta come anche gli altri non avrebbero fatto. Sarebbe stato più doloroso e difficile partire, ci aveva detto Jason prima di andare a dormire.

E tutti noi l'avevamo compreso. Tutti tranne la sottoscritta. Io non capivo e non avevo nemmeno nessuna intenzione di lasciarlo andare via così. Anzi, non avevo nessuna intenzione di lasciarlo andare via e basta.

Certo, sapevo che non sarebbe stato un viaggio lunghissimo per lui; ma non volevo che arrivasse fin lì da solo. Non se avrebbe dovuto affrontare le sirene. Un branco di sirene, probabilmente.

Mi alzai di scatto controllando l'ora. Mancava mezz'ora alle sette ed io ero ancora qui a girarmi e rigirarmi tra le lenzuola senza riuscire a chiudere gli occhi nemmeno per un secondo.

Aprii l'armadio cercando di non far rumore e presi al volo lo zainetto che usavo per andare a scuola. Lo aprii ricordandomi i vari momenti passati con Adrian e chiusi per un attimo gli occhi, concentrandomi sul presente e su ciò che stavo per fare.

Presi tre maglie dalle maniche lunghe e anche due jeans in caso mi fossi dovuta cambiare durante il lungo viaggio.

Presi anche il portafoglio ed il cellulare che gettai nel taschino più piccolo.

Sapevo che, per non dare nell'occhio, sarei dovuta andare a piedi. Anzi, di corsa. Speravo solo di farcela. Almeno fino a quando Jason non si fosse fermato nel primo autogrill per una sosta veloce. A quel punto mi sarei fatta vedere e non credo che mi avrebbe fatta tornare a casa a piedi. Non sarebbe stato da lui.

Certo, Adrian si sarebbe arrabbiato; così come Greta e tutti gli altri. Ma non m'importava. Non più da quando loro avevano deciso di nascondermi le cose e mentirmi. Ora ero io a decidere per me stessa e anche quello che avrei fatto. Soprattutto se in un caso disperato come questo. Non accettavo regole o altre opinioni. Nemmeno se da parte di Adrian.

Lo richiusi con velocità, scendendo di sotto in punta di piedi e andando a prendere sei bottigliette di sangue che buttai nello zaino con accuratezza.

Salii di nuovo al piano di sopra aspettando che si facesse l'ora giusta. L'ora in cui Jason e i tre maghi si sarebbero trovati di sotto.

I minuti continuavano a passare e io, intanto, mi mordevo le unghie con insistenza.

Continuavo a chiedermi se ce l'avrei fatta a correre per tutto quel tragitto. La strada, comunque, era davvero lunga.

Ma sapevo che, in un modo o in altro, ce l'avrei fatta.

Erano le sette. Le sette in punto.

Aprii la finestra che dava sul giardino e, arrampicandomi sul cornicione, saltai di sotto ad occhi chiusi.

Sentii il vento tra i capelli e, non appena i miei piedi toccarono terra, piegai le ginocchia reggendomi in equilibrio.

Guardai attraverso la finestra notando i tre maghi di spalle con Jason al loro fianco. Aveva anche lui un bel borsone addosso.

VERBENADove le storie prendono vita. Scoprilo ora