CAPITOLO 5

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"Cosa dovrei fare?", domandai in modo insicuro.

Alzò le spalle e mi sorrise.

"Imparare a nutrirti", si guardò attorno e allargò le braccia verso il bosco, "cacciando animali"

"A-animali?", balbettai.

Non era propriamente nelle mie doti quella di uccidere animali indifesi. Certo, mangiavo la carne e mi piaceva; ma non uccidere. Quella non era nelle mie capacità.

"Credi che potrei riuscirci?", domandai spaventata.

Annuì.

"Quando hai fame riesci a fare di tutto"

"Verrai con me, vero?", domandai cautamente.

"Certo, ma devi prima imparare a correre", mi spiegò, fermandomi.

Mi si fece di colpo vicino e mi allontanai di un passo.

"Dovrai semplicemente starmi dietro. Corri con me e vedrai che, mano a mano, prenderai velocità", mi sorrise, "sei pronta?"

Scossi la testa; ma non feci nemmeno in tempo a ribattere che Adrian partì, lasciandomi indietro.

Presi un respiro e tentai di seguirlo, mettendomi in ascolto dei suoi passi mentre calpestavano il fogliame.

Finalmente, potevo sentire tutto: il canto degli uccelli, gli animali che popolavano il bosco e tutto ciò che c'era attorno. Persino il respiro di Adrian, pesante.

Continuai a correre e, a poco a poco, spensi la mente.

Pensavo solo più ad andare avanti e a seguire quel suono, tanto che non notai di quanto i miei piedi si stessero sollevando da terra.

Correvo alla velocità della luce e, ora, i cespugli e gli alberi erano diventati una macchia indefinita.

Risi e presi altra velocità non sentendo la fatica del corpo. In quel momento amai essere diversa.

Passarono i secondi e il rumore di Adrian si fece sempre più lontano. Dimenticavo di quanto fosse più veloce rispetto a tutti gli altri.

Poi, sentii un dolore lancinante alla faccia e mi fermai di colpo, cadendo a terra e rimanendo con lo sguardo perso nel vuoto.

Il cielo era limpido e mi ricordavano molto gli occhi di Adrian che, improvvisamente, mi stavano guardando dall'alto.

Imprecai per il dolore e rimasi immobile.

"Altra regola importante: mai distogliere lo sguardo e fare sempre attenzioni agli alberi. Non sai quante facciate si è preso Jason da piccolo!", rise lui prendendo in giro il suo cugino più grande.

Feci una smorfia e mi feci aiutare nell'alzarmi, appendendomi alla sua mano.

Mi tirai su e mi tolsi il fogliame dai pantaloncini di Greta, notando solo ora dei graffi incisi sulla pelle i quali già stavano scomparendo nel nulla.

Li toccai.

"Oh, non ti preoccupare di quelli. Guarisci in fretta, come tutti"

Mi prese la mano e la tolse da sopra la ferita.

Dopo cinque secondi già non c'era più, così come tutte le altre.

Rimasi allibita.

"Ma com'è...?", provai a parlare; ma mi ritrovai una mano di Adrian davanti alla bocca.

"Zitta, zitta", sussurrò sbattendomi contro un albero.

Lo fissai negli occhi e, subito dopo, passai alle sue labbra.

Quanto mi mancavano...

Feci per avvicinarmi e baciarlo; ma lui si scostò, tornando nella stradina principale.

"C'è un animale. Vieni fuori", mi ordinò.

Sospirai e mi aggiustai la canotta aspettandomi un po' di passione anche da parte sua; ma, probabilmente, la cosa di dovermi fare da maestro lo rendeva più serio del solito.

"Dov'è?", domandai guardandomi attorno.

Mi venne dietro e mi tappò gli occhi.

Sapeva ancora di muschio.

Sorrisi.

"Devi sentirlo", mi fece concentrare e cercai di pensare alla natura intorno a me, "senti i suoi passi, il suo verso, l'odore del sangue..."

Presi un respiro e lo sentii.

"È a destra, vero?", domandai, ancora assorta.

Annuì e mi lascio guardare.

"Brava. Ora, dovrai andargli incontro e nutrirti", mi spiegò. Come se la cosa fosse semplice.

Scossi la testa e feci un passo indietro.

"Non so se ci riuscirò... insomma, non è da me"

"Non è dalla te umana", mi raggiunse con un passo e mi guardò dritta negli occhi, "ma è dalla te vampira. Lei saprà cosa fare senza nemmeno doverci pensare"

Mi spinse leggermente verso il bosco e, dopo un respiro profondo, iniziai a correre.

Sentivo il suo profumo, i suoi zoccoli che toccavano terra... tutto di lui mi attirava.

Mi fermai. Era accanto ad un cespuglio e si stava cibando.

Fu un attimo prima di saltargli addosso e prosciugarlo fino alla morte.

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