CAPITOLO 21

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Dopo tutta quella grande conversazione e frasi sagge assieme alla due sorelle, io e Jason eravamo stati costretti a ritirarci.

Non che Norah e sua sorella, di cui ancora non sapevo il nome, non ci volessero con loro; anzi, diciamo che Jason era molto ben accetto essendo giovane e assai attraente.

Io, naturalmente, potevo anche tornarmene al mio accampamento e dormire in tenda congelata dai vari pensieri che continuavano a perseguitarmi senza sosta.

Di tutto ciò che avevano blaterato fino ad ora, ci avevo capito ben poco.

Non avevo nemmeno la minima idea di che cosa Jason volesse in realtà se non la cura per il povero Dominic ancora in coma magico.

La situazione si faceva sempre più assurda e lo sguardo investigatore e al tempo stesso dispiaciuto del mio accompagnatore non mi dava pace.

<<Lidya...>>, mi chiamò nuovamente, rimasto indietro durante il viaggio di ritorno.

Feci finta di non averlo sentito e proseguii a piedi.

Sapevo di poter correre alla tenda molto più velocemente di così; ma per qualche strana ed illogica ragione mi sentivo già esausta. Come se per quel giorno avessi già fatto troppo; quando, in realtà, avevamo fatto proprio un bel niente. Soprattutto io, fuori dalle conversazioni.

<<Vuoi girarti, per favore?>>, domandò ancora, infuriato.

Alzai gli occhi al cielo chiedendomi come potesse sbuffare se ad avere la colpa era solamente lui ed il suo stupido voto di silenzio.

Prima ancora che riuscii ad abbassarli, me lo ritrovai davanti.

I capelli, grazie al vento provocato dallo spostamento veloce, mi finirono davanti agli occhi e con un gesto disperato li tirai all'indietro.

<<Lidya, parlami>>, mi pregò prendendomi per le braccia e scuotendomi appena il corpo.

Feci finta di nulla e mi divincolai rimanendo nuovamente libera dalla sua presa ferrea e decisa.

Scossi la testa, nervosa e decisa ad andarmene il prima possibile per non doverlo più guardare in faccia.

<<Non ho niente da dirti>>, sentenziai sorridendo appena e appoggiando i pugni serrati sui fianchi spigolosi, <<anzi, sei tu quello a dovermi dire qualcosa, se mai>>.

Alzò gli occhi al cielo e subito fece un passo indietro, passandosi una mano tra i capelli decisamente più lunghi del solito.

<<Non posso>>, scosse la testa, <<io... gliel'ho promesso, capisci?>>, domandò contrariato anche lui dalle sue stesse parole. Sembrava quasi che una parte di lui non volesse farmi realmente questo; eppure, eccolo pronto a mentirmi come già facevano tutti.

<<Ad Adrian?>>, domandai alzando di poco i toni della voce, <<gliel'hai promesso a lui, non è così?>>.

Quasi iniziavo ad odiarlo.

Ogni volta che decideva di tenersi le cose per sé mi portava ad avere tutti contro. Le bugie non erano un bene per nessuno; soprattutto se in una coppia.

Infatti, non avevamo più quel legame stretto come una volta.

Annuì sconcertato.

<<E pensi che mentirmi sia la cosa più giusta da fare?>>, domandai ancora aprendo le braccia verso l'esterno e sbattendole contro il pantalone.

Ero delusa da lui, dovevo ammetterlo. Soprattutto dopo ciò che avevo fatto: scappare da Adrian non era stata una scelta facile come credeva.

<<No, ma... è più complicato di così. Molto più complicato, credimi>>, mi supplicò con lo sguardo.

VERBENADove le storie prendono vita. Scoprilo ora