CAPITOLO 16

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<<Tu sei completamente pazza! Non lo eri da umana, perchè mai da vampira?>>, domandò Greta al telefono, urlando tramite il vivavoce.

Sussultai, ridacchiando appena per il suo tono di voce.

<<E ti ricordo il mio super udito; perciò, so che stai ridendo di me>>, bofonchiò subito dopo.

<<Scusa, scusa... è che è esilarante>>, ridacchiai ancora, presa dal suo tono furioso e, al tempo stesso, leggermente divertito. Sapevo che, sotto sotto, non era poi così arrabbiata con la sottscritta, <<comunque, Adrian come sta?>>, domandai poi.

Non l'avevo più sentito dopo la nostra ultima chiamata e volevo almeno sapere come se la stava passando.

<<Ha già distrutto mezza casa?>>, domandai poi, ridendo appena. Sapevo che prima o poi avrebbe sbollito, lasciandosi tutto alle spalle.

Greta sospirò e la cosa mi fece preoccupare.

<<Greta?>>, la chiamai, costringendola a parlare. Le avrei tirato le parole fuori dalla bocca a costo di continaure a fare il suo nome per tutta la durata della chiamata, <<Greta, come sta Adrian? Così mi preoccupi...>>, bisbigliai lanciando un'occhiata a Jason, impassibile e leggermente teso.

<<Adrian sta bene>>, mormorò senza celare altro in più.

<<No, non ti credo... non questa volta>>, scossi la testa nonostante non mi potesse vedere, <<lo percepisco dal tuo tono di voce>>, le feci notare. Ormai, la conoscevo come le mie tasche. Greta, ora, era la mia migliore amica. Ora che Gladys non c'era più, ovviamente.

<<Sta... sta come sta. Come dovrebbe stare>>, ripeté, <<sta male perché non ci sei e perché è in pena per te>>, mi spiegò con voce tremante.

Me la immaginai mentre, per il nervoso, si passava una mano tra i capelli slegati e leggermente ondulati.

<<Non è solo questo>>.

<<Cos'altro vuoi che ci sia, Lidya?>>, alzò la voce e la cosa mi spaventò, non essendo da lei, <<insomma, sei in una missione suicida assieme a mio fratello e sei ancora una neo vampira! Come vuoi che stia? Sarà in pena per te tutto il tempo>>.

Annuii e questa volta fui io a toccarmi le punte dei capelli.

<<Lo so e lo capisco; ma Jason...>>, balbettai; ma Greta mi fermò.

<<Grazie>>.

<<Che?>>, domandai senza capire.

<<Grazie, Lidya. Davvero>>, sospirò, <<tu... sapendo che ci sei anche tu lì con lui... non sai quanto io sia più tranquilla. Sarà anche un rompiscatole, ma Jason è pur sempre il mio fratellino. Non sai quanto ero in pena per lui al pensiero che partisse da solo!>>, mi rivelò facendo voltare Jason di scatto. Sorrise.

<<Grazie, sorellona. Non mi hai mai fatto un discorso cos toccante in tutti sti anni>>, ridacchiò, <<e ne abbiamo passati di anni assieme>>.

Risi di gusto nel momento stesso in cui sentii Greta grugnire.

<<L'hai fatto ascoltare?>>, domandò frustrata.

<<C'era il vivavoce>>, le spiegai.

<<Oh, cavoli! Non mi piace quando sente i miei discorsi toccanti sul suo conto. Poi si abitua e mi crede una rammollita>>, sbuffò ridendo appena, <<okay, Jason, mi rimangio tutto. Spero che le sirene ti facciano affogare, okay?>>, domandò.

Suo fratello alzò gli occhi al cielo.

<<O, magari, sarò la loro cena>>, alzò le spalle, convinto; ma la sola idea mi fece rabbrividire.

<<Non dire così. Mi fai venire la pelle d'oca>>, borbottai spaventata.

<<Hai paura?>>, mi chiese Greta con apprensione, tornado seria.

Annuii.

<<Molta, a dirla tutta>>, rivelai ad entrambi scoccando un'occhiata verso Jason e sorridendogli appena.

<<Per questo ti ringrazio. Ti stai sacrificando per lui ed è molto onorevole da parte tua>>, mi rivelò con dolcezza.

<<Sì, ma non le succederà nulla. Ci sono io con lei>>. Jason rassicurò entrambe, posandomi una mano sul ginocchio. La guardai e arrossii al pensiero che sua sorella non potesse vedere questo suo gesto.

<<Lo so. Proteggila>>, sussurrò Greta.

<<Lo farò>>, rispose lui togliendo poi la mano da lì e cambiando la marcia. Come se niente fosse, subito dopo, la riposò sul mio ginocchio facendomi rabbrividire nuovamente.

<<Adrian, lui... c'è?>>, domandai tutto d'un tratto passando ad un discorso ben più importante.

<<Sì, è in camera sua. Aspetta, te lo chiamo>>.

Raddrizzai le orecchie e sentii mentre bussava ripetutamente alla porta in legno di camera sua.

<<C'è Lidya al telefono! Vuoi parlare con lei?>>, domandò urlando nonostante sapesse che lui l'avrebbe potuta sentire ugualmente.

<<Lasciatemi in pace! Lasciatemi in pace tutti!>>, urlò di rimando, arrabbiato.

Senza volerlo, le lacrime mi riempirono gli occhi, appannandomi la vista.

<<Credo... che abbia da fare>>, borbottò lei.

<<Ti ricordo che anche io, ora, sono un vampiro>>, le ricordai, facendole notare il fatto che anch'io avessi il super udito.

<<Già, beh... prima o poi ti chiamerà lui. Tranquilla>>, sospirò.

<<Quando ci si mette mio cugino è proprio stupido>>, protestò Jason lasciando il mio ginocchio e tirando un pugno al volante. Il clacson partì e sussultai.

<<Jason! Lo rompi!>>, protestai tirandolo dal braccio fino a quando non fui sicura che si fosse calmato.

<<Jason, non dire così>>, balbettò Greta non fare disperato.

<<Invece, sì. Quando fa così mi verrebbe voglia di tornare indietro e prenderlo a pugni>>, scosse la testa, <<se lo meriterebbe proprio. Una bella lezione come l'ultima volta non lo guasterebbe!>>, mi ricordò.

<<Ti ricordo che, così facendo, hai fatto soffrire anche Lidya>>, gli ricordò Greta subito dopo.

<<Però, è stata di lezione per Adrian>>, protestò con voce più calma.

<<Sì, beh... Adrian si calmerà. Non c'è bisogno di pugni in faccia o soggiogamenti vari. Basterà il tempo ad aggiustare le cose>>, disse lei con tono dolce, tranquillizzandoci entrambi.

<<Ci spero. Al mio ritornò lo vorrò trovare più calmo e propenso nell'aggiustare le cose. Ogni cosa>>, borbottò con fare esasperato.

Annuii senza sapere come ringraziarlo. Sapevo che tutto ciò lo stava facendo solamente per me.

<<Va beh, io vado a caccia. Ciao Lidya e tu, Jason, guida piano>>, lo minacciò lei col tono da classica sorella maggiore.

<<Mi sa tanto che quello è l'ultimo dei nostri problemi, sorella>>, scosse la testa, ridacchiando appena.

<<Bene, dai. A presto>>, ci salutò lei staccando il telefono senza nemmeno aspettare un nostro saluto.

Ed il viaggio continuò.

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