Think about this.

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La sveglia sul cellulare suona imperterrita, con l'intento di svegliarmi, ignara del fatto che io lo sia già da svariate ore, o meglio, che io non abbia chiuso occhio per l'intera notte, passandola in bianco.

Ieri sera, dopo aver avuto, finalmente, l'onore di incontrare quello che è stato il mio ragazzo per sei mesi, senza che io sapessi chi fosse, ovvero il mio idolo, e dopo aver avuto quell'accesa discussione con lui, ho percorso tutta la strada di ritorno dalla location della festa fino a casa mia ( e non era affatto poca, aggiungerei) a piedi, per scaricare la tensione che mi stava divorando viva e che se avessi continuato a tenermi dentro, mi avrebbe spinta a compiere qualche sproposito.

Dopo una buona ora di camminata,da sola e di notte, senza aver incontrato malintenzionati per fortuna, e non mia ma loro, perchè se ne avessi incontrato uno, probabilmente, con la rabbia che mi percorreva le vene, lo avrei preso a borsettate e non so se avrebbe avuto la meglio,sono rientrata a casa ad un orario indecente, a detta di mia madre, che ovviamente non ho ascoltato nemmeno per mezzo secondo, poiché avevo la testa da tutt'altra parte.
Sono salita in camera di corsa, mi sono tolta quel vestito consigliatomi dal mio caro ragazzo e l'ho letteralmente buttato fuori dalla finestra, mi sono infilata il pigiama e mi sono, infine, catapultata sul letto, senza nemmeno prendermi la briga di struccarmi o di sciogliermi i capelli.

Per tutte le ore che hanno separato la notte dall'alba, non sono stata in grado di fare altro che pensare a tutto quello che era successo, ma non dall'inizio della serata, bensì dal principio di tutto, dalla prima volta che Cameron mi aveva scritto. Mi sono posta milioni di quesiti irrisolvibili, ho ripercorso con la memoria infinità di momenti e di situazioni e mi sono resa conto di quante volte mi fosse stata offerta su un piatto d'argento l'opportunità di scoprire la verità e di come io non fossi stata capace di coglierla.

Perché Cameron mi aveva scritto? Quale era il suo vero intento? Voleva veramente mettersi con me o era tutto uno scherzo? Perché io non mi ero mai resa conto che fosse lui? Perché avevo letto sui social le frecciatine che mi mandava senza comprenderle? Ma, soprattutto, perché Nash e Shawn avevano permesso che tutto ciò accadesse, che io soffrissi? Questa è stata la domanda che più mi ha tormentata per tutta la notte e quella a cui proprio non riesco a dare una risposta plausibile e sensata. Sanno quanto io sia sentimentale, sanno che se mi lego ad una persona è perché ho piena fiducia in lei, perché allora non mi hanno messa in guardia, perché non mi hanno detto quello che stava succedendo? Lo sapevano fin dall'inizio, avevano partecipato alla creazione di questa messinscena oppure lo avevano scoperto in seguito e avevano, comunque, deciso di tacere?
Vuoto.
Vuoto totale. Nessuna risposta a queste domande opprimenti.

Insomma, la notte è volata via in questo modo ed ora mi trovo costretta ad alzarmi da questo morbido letto, che è stata l'unica gioia delle ultime ore, per dirigermi in quella maledetta scuola dove, senza dubbio, incontrerò i miei due migliori amici, che non ho alcuna voglia di affrontare. O almeno non ora.

Sbuffo contrariata e mi dirigo in bagno per vedere in che condizioni io sia ridotta, ma quando il mio riflesso compare all'interno del mio campo visivo, sobbalzo dallo spavento, andando a sbattere contro la porta. Ma sono davvero io questa qui?
I capelli sono più dritti degli aculei di un istrice, quasi da farmi sembrare la brutta versione di Medusa, mentre la faccia è completamente impiastrata di trucco non rimosso, tanto che pare che sul mio viso si sia appena svolto un color party sfrenato. Se un produttore cinematografico mi vedesse in questo momento, mi sceglierebbe subito come interprete di una bambola assassina in un film horror.

Scuoto la testa per rinvenire da questo attimo di autocommiserazione e autocritica e decido di mettermi all'opera per cercare di rendermi almeno minimamente presentabile. Armeggio, dunque, per una buona manciata di minuti con lo struccante, le creme, nonché la spazzola e la piastra.

Una volta terminata quest'ardua impresa con risultati accettabili, corro fuori casa, senza aver fatto colazione, avendo un enorme nodo sulla bocca dello stomaco, e di gran carriera mi dirigo a scuola, rigorosamente a piedi, per continuare a scaricare quella tensione che da ieri sera mi sta attenagliando. Poiché la distanza che separa casa mia dal liceo che frequento è piuttosto breve, in un tempo relativamente ridotto giungo a destinazione, a cinque minuti  dal suono della campanella ma, prima di varcare la soglia del cancello con i piedi, faccio un respiro profondo a mo' di autoincoraggiamento e autoammonimento onde evitare di strozzare con le mie candide mani quelle due teste calde di Nash e Shawn non appena, inevitabilmente, li avrò davanti agli occhi.

Completato questo rituale di sottrazione del mio istinto omicida, mi avvio frettolosamente all'interno della scuola, precisamente nell'aula della prima lezione, mentre in cuor mio, prego in tutte le lingue di non incontrare i due ragazzi almeno finché mi è possibile.

***
La campanella dell'ultima ora risuona nell'aula e ognuno si affretta a raggiungere l'uscita per fare ritorno a casa, compresa io, che non lo faccio presa dalla smania di rientrare nella mia dimora, bensì per evitare Nash, Shawn o qualunque altra persona a loro collegata.

Per tutte e sei le ore sono riuscita a scampare alle loro grinfie divinamente, non incontrandoli nemmeno per puro caso nei corridoi ed ignorandoli accuratamente nelle ore in cui dovevamo condividere l'aula e ora voglio assolutamente portare a termine vittoriosa questa mia grande impresa.

Ma, ovviamente, si sa che la fortuna non gioca mai a mio favore, di fatti, non appena mi allontano dal banco per dirigermi verso la porta della classe, due figure alte, possenti e a me fin troppo note si posizionano davanti a me, bloccandomi il passaggio.

Sbuffo sonoramente e decido di tagliare subito la testa al toro, affrontare il prima possibile l'inevitabile, per non prolungare ulteriormente la durata di questa già scomoda situazione.

"Che volete?", domando con un tono di voce da cui trapela tutta la mia rabbia e la mia delusione nei loro confronti.

"Spiegarti.", risponde Shawn, incrociando le braccia e lasciando così intravedere il tatuaggio sul suo braccio. Ho sempre amato quel disegno, credo che non ci sia un'espressione artistica più completa e affascinante di quella.

"Spiegarmi cosa? Come avete collaborato a farmi prendere per il culo da un ragazzo che tra l'altro non è nemmeno uno qualunque ma il mio idolo?", chiedo ironica, alzando un sopracciglio.

"No. Non abbiamo fatto questo." - , mi smentisce Nash e mi costringe a guardare quei suoi contagiosi occhi azzurri tirandomi su il mento con una mano, - "Ascoltami, Isa. Cameron ha fatto quel che ha fatto in buona fede. Lui non hai mai voluto scriverti solo per gioco, non ha mai voluto ferirti, anzi ha fatto tutto ciò proprio per evitare di farti star male, ma evidentemente qualcosa è andato storto.", spiega.

"Per evitare di farmi star male? Ma che cavolo stai blaterando? Mentire sulla propria identità, o meglio, occultarla, alla propria ragazza ti sembra una strategia per impedire che lei soffra? Dovrebbe rivalutare la sua definizione di sofferenza e protezione. E anche voi due lo dovreste fare.", consiglio, sbigottita dalla poca credibilità della loro giustificazione. Ma mi hanno presa per una cogliona o hanno iniziato ad assumere droghe pesanti?

"Isa, seriamente. Lui lo ha fatto per non farti star male, l'ha fatto per una ragione più che valida!", lo giustifica Shawn.

"Ah si, la ragione valida che ieri sera gli ho chiesto ma che non ha saputo darmi? Davvero molto valida.", li schernisco.

"Isa lui l'ha fatto perché...", comincia ad urlare Nash ma Shawn gli dà una gomitata per zittirlo subitamente.

"No. Glielo deve dire lui. Non spetta a noi questo. Intanto, Isa, sappi che noi abbiamo partecipato a tutto ciò perché eravamo pienamente sicuri che Cameron non avesse cattive intenzioni, che il suo scopo non fosse ferirti. Siamo i tuoi migliori amici, sappiamo quanto tu abbia sofferto per amore. Pensi davvero che avremmo permesso a qualcuno di giocare con i tuoi sentimenti?" - , chiede ed io taccio, - "Riflettici.", conclude e si allontana poi insieme a Nash, mentre io rifletto sul materiale da lui fornitomi per farlo.

Angolo autrice
Salve! Ecco un nuovo capitolo, forse uno dei più lunghi, però mi serve da intermezzo tra quello precedente e il prossimo quindi non è particolarmente ricco di sorprese. Spero che comunque vi piaccia!
Vi chiedo di nuovo di leggere la mia nuova storia "Fix me" e di consigliarla, se vi piace! Mi farebbe davvero molto piacere! Per favore fatelo😍
-Isa🏵

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