Capitolo V

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«...te la sei lasciata davvero sfuggire dalle mani così? Perdi colpi».

«dopo gli Incubi non mi aspettavo che anche un coniglio di un metro e ottanta mi piombasse tra capo e collo, tra l'altro in un regno non suo».

Erano tornati a Conca De El Sol da circa dieci minuti, ma nessuno dei due sembrava avere molta voglia di riferire agli altri dell'insuccesso con cui si era conclusa la loro uscita, tanto da aver ben pensato di comparire nella parte di spiaggia più isolata del luogo, e tornare nella "civiltà" a piedi. Camminando moooolto lentamente.

Come se non avessero già perso più di mezz'ora al Polo Nord, tra le lagne per le condizioni della mano -cui era stato fatto un impacco di neve- la voglia che era presa al signorino di farsi un bagno clandestino nella sorgente termale di Nord -terme...in quel posto?! Trattavasi di magia, probabilmente- e il raccontarsi vicendevolmente com'erano andate le cose.

«tutte le scuse son buone, e intanto indovina a chi tocca darti il bacino sulla bua? A me, naturalmente. Ed è ovvio che non ci fosse bisogno che fossi io a dirti che per la mano basta un altro impacco freddo, e tenerla a riposo».

«tanto che dovevo venire ad informarti sulla nuova piega presa dalla missione, ho pensato di approfittare delle cure della mia infermiera preferi-»

La bocca di Atticus venne improvvisamente riempita da una manciata di sabbia, e lui prese a tossire e sputare, protestando nel frattempo in maniera del tutto incomprensibile mentre la sua "compagna di camminata" sogghignava.

«mangia, che ti fa bene!»

«t-tu a volte mi fai pensare che sei completamente fuori di testa, Galaxia!» sbottò lui, quando si fu ripulito la bocca in modo quasi decente «si può sapere cosa ti è preso?!»

«troppi bla bla».

Per Atticus e gli altri del gruppo l'imprevedibilità di Laxie -un tempo "Galaxia Nebula Bunnymund", ora semplicemente Galaxia- era ormai cosa attestata e pubblicamente riconosciuta, ma era qualcosa di inutile di per sé visto che continuava ad essere complicato immaginare cosa potesse passare o meno in quel suo cervello da coniglio.

Non era una Pooka. Tempo addietro Pitch Black li aveva sterminati tutti quanti, escluso E.Aster Bunnymund, ma era qualcosa che ci andava abbastanza vicino: aveva un bel musino, le orecchie lunghe dalle cime curiosamente ripiegate ed il corpo interamente ricoperto di pelo bianco.

«che vuol dire "troppi bla bla"?! Senti, la serata ha già preso una pessima piega, evita di aggiungere il carico da undici! D'accordo?»

Galaxia poggiò una mano sul mento, come a volerci riflettere sopra. Atticus si trattenne a stento dallo sbuffare, mentre lei prolungava quel momento di leggera tensione alzando gli occhi ad osservare il cielo.

In verità, per incredibile che potesse sembrare, osservare gli occhi di Laxie e guardare il cielo notturno era su per giù la stessa cosa.

C'era chi avrebbe pensato che quella che in un certo senso le consentiva di "avere le stelle negli occhi" fosse una malformazione, seppure col suo fascino, e forse anche che la rendesse cieca; ma non era così, e scrutando con molta attenzione si riusciva ad intravedere una pupilla perfettamente funzionante, senza zone leggermente più chiare e puntini bianchi ad impicciarle. Considerando ciò non c'era dubbio sia sul fatto che Calmoniglio dovesse avere molta fantasia, né sul motivo per cui l'avesse chiamata Galaxia!

«mmmh...ok. Niente più sabbia in bocca, per oggi».

«magari vorresti anche che ti dicessi "grazie", vero?»

«sarebbe gradito!»

Ma Atticus si limitò a darle un'occhiataccia, anche se un "vai al diavolo" sarebbe stato del tutto meritato. «perlomeno una buona notizia da dare agli altri c'è: ho piantato i semi per una futura presa di posizione di Shu Yin, oltre ad averle dato un nome. Sono convinto che senza l'intervento di Calmoniglio, alla fine, mi avrebbe seguito» disse con sicurezza.

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