Capitolo XXIX

30 2 2
                                    

La giornata di Diarmid Goldhunter, alias il Leprecauno, non era iniziata diversamente dalle solite.

Certo, quel problemino col carbone era stato un po'una seccatura: veniva da Nifelheim, mondo sotterraneo che straripava di gemme e minerali di ogni sorta -eccetto oro e argento che, per qualche strano e misterioso motivo, era difficile trovare- quindi com'era possibile che la consegna fosse in ritardo, se i nani bevevano e scavavano tutto il giorno?! Che si stessero impigrendo, o avessero iniziato più a bere che a scavare?

Fortunatamente aveva da parte una scorta per le emergenze e, se avesse visto veramente le brutte, avrebbe sempre potuto inviare dei cluricauni a rubarne agli esseri umani. Niente di personale contro questi ultimi, ma aveva un'attività da mandare avanti, e non voleva che finisse col fallire. Gli era già accaduto una volta con la bottega di ciabattino...bei tempi, quelli: lavorare per le fate era un piacere, pagavano bene e oltretutto spesso erano anche delle bellissime ragazze. Peccato che poi avessero smesso di rivolgersi a lui, iniziando a innamorarsi delle scarpe delle donne mortali. Assurdo, eh? Negli ultimi tempi, poi, gli capitava di vedere fin troppo spesso delle fate munite di All Star o di Vans. Vans! Come potevano preferire le Vans a scarpe fatte su misura?!

Bah, inutile pensarci su, era un capitolo chiuso, ormai. Aveva aperto quel locale scavando l'interno di una collina, e il nuovo lavoro gli piaceva, era anche più redditizio dell'altro: una locanda con diversi immensi piani divisi in belle camere da letto spaziose -più due suite, di cui una era la sua- che di notte si trasformava in una bisca/nightclub con tanto di spogliarellisti.

"a volte cambiare fa bene! Prendi me. Io prima di diventare inventore, giocattolaio e mago, e poi Guardiano, ero ladro. Era vita avventurosa, all'inizio mi mancava anche un po', ma poi ho capito che questa per me è meglio".

Ricordava l'occasione in cui, un po'alticcio, si era confidato con Babbo Natale sulla questione, e quanto le parole di Nord gli fossero suonate vuote. Che diamine, scegliere di cambiare era diverso dall'esservi costretti.

Ma non era quel che importava, al momento: anche dentro la locanda, nonostante il rumore della nutrita clientela e del personale, qualche ora fa era risuonato l'annuncio di quel pazzo da ricovero dell'Uomo Nero.
A quanto sembrava c'era una specie di guerra in corso, e nessuno glielo aveva detto o era venuto a cercarlo per chiedere aiuto, esattamente com'era successo ad aprile. Eppure i Guardiani sapevano benissimo che se mai avessero avuto bisogno di una mano non avevano che da chiedere: avrebbe lasciato temporaneamente la gestione della locanda alla sua vicedirettrice, e si sarebbe lanciato in battaglia con loro, martello alla mano, cappello in testa e monete magiche in tasca.
Avrebbe rifiutato il posto di Guardiano, se mai gliel'avessero offerto -quella faccenda di scomparire se i bambini non credevano non gli piaceva neanche un po'- ma per un aiuto era sempre disponibile, contrariamente a tanti altri. "I Guardiani? Che crepino pure, cinque presuntuosi in meno in giro", aveva sentito commentare diversi spiriti.

Alcuni rispettavano il loro lavoro con i bambini, e chi come lui li conosceva di persona sapeva che, seppur coi loro difetti, erano brave persone; altri invece, per ignoranza o semplicemente per invidia, non mancavano mai commentare e sparlare in modo malevolo sia di loro, che dell'Uomo nella Luna, che di Nightlight.
Erano in tanti che, all'oscuro di quel "piccolo dettaglio" dello sparire, invidiavano il potere, i possedimenti e la fama dei Guardiani. Non tanto da attaccarli, ovviamente, ma abbastanza da fingersi sordi a un'eventuale richiesta di aiuto. Evidentemente si erano dimenticati del fatto che, se i Secoli Bui erano finiti, era anche merito loro.

Prima dei Guardiani, gli spiriti che vivevano sulla Terra avevano potuto fare ben poco contro l'Uomo Nero, che ai tempi era estremamente potente.
Era arrivato sulla Terra da chissà quale angolo del cosmo, aveva trovato terreno fertile per dare sfogo al suo potere e accrescerlo, e aveva avuto gioco facile nel racchiudere il mondo in una morsa di tenebre, ignoranza e paura.
In tutto ciò molte ex "divinità" dai poteri ridotti non avrebbero potuto fare nulla neppure volendo, e altre -che invece avrebbero potuto- avevano voltato la testa dell'altra parte e continuato a farsi i fatti propri; altri spiriti invece non erano riusciti a unirsi per combattere l'Uomo Nero -chi per codardia, chi per pessimismo cronico, chi per egoismo- e si erano nascosti. Alcuni erano persino emigrati in altri regni che Black non poteva raggiungere, come il sotterraneo Nifelheim, o altri mondi, come il Sidhe, patria di fate, elfi del sole e altre creature.

La Luna DorataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora