Capitolo XXX

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Prima che iniziate a leggere, voglio fare una premessa: i capitoli conclusivi non mi sono mai venuti bene, neppure quando lo erano davvero. Per cui pensate un po'quanto è venuto fuori becero questo qui!
Questo è un finale che non è un finale, ma il semplice e brutale troncamento di una storia di chissà quanti capitoli ancora, una storia che se non dividessi in due parti nessun nuovo lettore si azzarderebbe mai a cominciare.
In sintesi: prendetelo come un capitolo normale, e non aspettatevi chissà cosa, perché troverete solo il solito disagio :'D ci ho tenuto ad avvisarvi, così che non rimaniate delusi. O almeno, non troppo.

Ci risentiamo in fondo :)



«...quello è Pitch Black? No, fatemi capire: aveva il potere di Madre Natura a disposizione, tanto grande da spazzare via la mia foresta, e nonostante ciò si è fatto ridurre così?»

Pitch era ridotto a un colabrodo ustionato, con un serpente invisibile che si nutriva del suo dolore quando e come voleva, in debito con Sandman, tradito, praticamente morto, tornato in vita, consapevole che Millaray gli avrebbe dato la caccia fino a quando non avesse ottenuto quello a cui aspirava, tutti motivi per i quali aveva creduto che la sua situazione non potesse peggiorare ulteriormente. Ora però si dava dello sciocco: non avrebbe forse dovuto essere consapevole che al peggio non c'era mai limite?

Non conosceva diverse delle persone che erano entrate nella nave di Sandy -la ragazza con le corna da cervo che aveva appena parlato gli era del tutto nuova, come la bella strega dai capelli bianchi che si era presentata come "Liesel"- ma Nightlight era il suo più antico avversario, Baba Yaga era una gran bastarda che una volta l'aveva trasformato in un rospo, i due cherubini di Cupido erano ben riconoscibili, idem quelle ninfe, e con quel piccoletto venefico di Harlequin Saturnali aveva avuto una brutta esperienza più di seicentocinquanta anni prima.
Poi c'erano le due ragazze, April I, che lo guardava con aria palesemente ostile -e, con suo piacere, un po'spaventata- ed Eve Hallows, che sembrava più interessata a girellare a vuoto mentre beveva chissà cosa da una fiaschetta metallica. Aveva sentito parlare di entrambe, e gli sembrava di averle già incontrate da qualche parte, ma in entrambi i casi non avrebbe saputo dire dove.
Oh, e come se ciò non fosse bastato si stavano anche dirigendo alla locanda del Leprecauno, da cui lui era stato bandito più o meno quattro secoli prima: dopo che Millaray lo aveva lasciato si era dato all'alcol per un po', e in uno dei suoi peggiori momenti da ubriaco aveva avuto la brillante idea di inimicarsi anche quel folletto barbuto. Giusto per allungare ulteriormente la lista di chi lo detestava.

Al momento desiderava solo sparire, chiudere gli occhi e fingere di non essere lì, attorniato da persone che di sicuro aspettavano solo una buona ragione per fargli del male e/o ucciderlo. Se non gli erano già saltati addosso, probabilmente era stato solo perché Sandman aveva messo subito in chiaro che non voleva.

«ovvio, che pretendi dal Re dei Rospi? Col senno di poi, non so neppure perché mi sono allarmata tanto» commentò Baba Yaga «lo sanno tutti che è una pippa».

«va' al diavolo, strega!» sibilò Pitch.

«scusatemi tanto, ma già che siamo qui perché non lo uccidiamo e ci togliamo almeno un problema dal groppone?» disse Harlequin, carezzando il fodero della spada.

"non lo uccidiamo perché io non voglio, ve l'ho già detto, e tanto deve bastarvi!" si fece intendere Sandman, pallido e più che nervoso.
Aveva salvato Pitch, Sandelle aveva perso le mani per questo, e se ora avesse permesso a chicchessia di uccidere l'Uomo Nero -tanto più in casa propria- quella mutilazione sarebbe stata di una crudeltà ancora più inutile.

«non facevi tanto il gradasso, secoli fa» anche ridotto male com'era, Pitch non riuscì a evitare di lanciare ad Harlequin Saturnali un'occhiata omicida «ora che sono malridotto invece va bene!...sei solo un patetico vigliacco».

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