Capitolo XX

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«...Shanghai?!»

«eh, Shanghai!»

Nightlight era a conoscenza del fatto che Cupido possedesse una "base" tutta sua ma, se gli avessero detto di tirare ad indovinare il luogo in cui si trovava, tutto avrebbe pensato meno che alla città orientale che lui ed Eve stavano sorvolando proprio in quell'istante. «mi sembra strano. Da quel poco che so io, Cupido è il "dio" Eros sotto mentite spoglie, per cui pensavo fosse in Grecia, o vicino...»

«eggià, è proprio questo il problema di te e tutta la banda del Pinguino Della Luna: siete troppo occupati tenere incollati i sederi alle vostre poltrone per curarvi di quello che fanno gli altri!» commentò Eve-civetta «come se fossero comode, poi: non mi metterei a fare la Guardiana neppure se me lo chiedessero in dialetto sumero stretto».

Non era la prima volta che Nightlight sentiva da lei certi discorsi, e le occasioni in cui Eve ne aveva tirati fuori di analoghi erano state causa delle più feroci discussioni tra loro due. O meglio, erano stati causa della pantomima che si era sempre venuta a creare, con Nightlight ad arrabbiarsi e polemizzare con veemenza mentre l'altra faceva qualsiasi cosa meno che partecipare alla discussione che aveva generato -come mettersi ad ascoltare musica senza più degnarlo di un'occhiata- perché ovviamente non le importava affatto di tutte le argomentazioni che lui poteva tirar fuori. «difatti guarda caso nessuno te l'ha mai chiesto! Io, il principe Lunanoff e soprattutto i Guardiani proteggiamo i bambini per vocazione, e perché è giusto così: loro sono il futuro, sono tutto quello che abbiamo, e-»

«"e" senza i bambini a credere in loro i Guardiani finirebbero nell'Annwn senza possibilità di ritorno, e tu ed il tuo dolce principino dovreste trovare altri cinque dementi pronti a legare le proprie vite alla fede di qualche bimbetto, col rischio di non trovarne affatto. Bam!»

«non era quello che volevo dire, e non è neppure vero niente! Ah, ma che parlo a fare con te?!» sbottò il guerriero.

«lo fai perché ti piace negare che i pancakes sono pancakes ma, anche se neghi la realtà, sempre pancakes rimangono, e con tanto di sciroppo d'acero sopra».

Nightlight avrebbe voluto risponderle, ma sinceramente non aveva affatto capito cosa intendesse dire quella scervellata che, a parer suo, era improvvisamente saltata di palo in frasca: non riusciva a comprendere cosa c'entrassero i pancackes col ruolo dei Guardiani. «vedo che dopo quindici anni non hai smesso di dire cose senza senso».

«ed io vedo che dopo quindici anni sei ancora arrabbiato con me per la mia perdita d'interesse nei tuoi confronti...»

«sciocchezze!»

«ma, primo, quella è una cosa che non potrei controllare neppure se volessi e, secondo...più parlo con te più mi ricordo perché è successo!» disse Eve, con una risata resa stridula dalla forma animale che aveva assunto «però non ti offendere».

«se la metti così, allora, più IO parlo con te più mi viene voglia di maledire quei cinque, che non avevano di meglio da fare che una guerra, e che ci hanno costretto a chiedere aiuto ad una pazza sconsiderata e scervellata come te. Però non ti offendere!»

«...eh? Hai detto qualcosa? Non ti ascoltavo più» ammise Eve-civetta con grande onestà «avevo perso interesse per la conversazione».

Nightlight aveva deciso di iniziare il suo giro di richieste d'aiuto seguendo il piano "togliamoci il pensiero chiedendo prima a quelli con cui è più complicato trattare, e poi col resto, che non dovrebbe rifiutare e/o dare problemi", ma forse aveva sbagliato in pieno: aver seguito quella linea d'azione significava dover soffocare per più tempo l'istinto di torcere ad Eve quel suo grazioso collo da uccello. «no, non ho detto niente, HALLOWS».

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