Chapter fortysix-Hogsmeade-

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Peter

Era giunta l'ora. La fine del grande viaggio che ti porta dall'essere un bambino ad un uomo, un viaggio che capita una sola volta nella vita e che, se trascorso nella giusta maniera e con le giuste persone accanto, diventa fantastico. Un viaggio che porta il nome di adolescenza, trascorso per la maggior parte del tempo a scuola, con i propri amici.

Oggi è il venti di maggio, gli esami sono finiti e i ragazzi si danno alla pazza gioia. Tutti tranne quelli del settimo anno, che sanno già che l'avvicinarsi dell'estate porterà la crescita definitiva e l'imminente immersione nei pericoli della realtà che, ai nostri tempi, sono davvero troppi.

Il venti maggio, come tutti gli anni, è il giorno dell'ultima gita ad Hogsmeade e non avevo mai pensato che sarebbe stato così brutto essere giunti all'addio definitivo.

Addio a tutte le avventure di noi Malandrini tra quelle strade, addio ad ogni venditore o barista, addio persino a quelle strade con i sanpietrini a cui d'inverno dava peso ma a cui in primavera ognuno almeno una volta ci ha inciampato. Nel mio caso, una volta per ogni gita.

Perchè noi ragazzi passiamo così tanto tempo, 7 anni,
a lamentarci della scuola, se poi passeremo una vita a rimurginare su quel passato di cui posti principali sono proprio la Sala Grande, la Sala Comune, il cortile, il dormitorio, le aule e persino i bagni?

Noi giovani non ci rendiamo conto di avere qualcosa fino a quando la perdiamo e, in questo caso, è l'adolescenza passata in queste molteplici mura di Hogwarts, che un tempo chiamavo prigione ma che ora chiamo addirittura casa.

Mi mancherà, devo ammetterlo. Mi mancherà tutto tantissimo. Probabilmente per la mia futura carriera da Auror, anche se mi piacerebbe diventare cuoco, torneró ad Hogsmeade, ma Hogwarts mi mancherà più di qualsiasi altra cosa.

«Vogliamo andare?»domandó Sirius sull'uscio della porta del nostro dormitorio interrompendo i miei pensieri. Ultimamente lui era abbastanza strano. Vi starete chiedendo quanto strano puó essere Sirius Black più di così. Beh, molto più strano del normale.

Quando eravamo a lezione o in dormitorio era come sempre, ma quando eravamo in corridoio, nella Sala Grande ma soprattutto nella Sala Comune era come se si impanicava. Si guardava continuamente attorno come se cercasse disperatamente qualcosa. O qualcuno, forse.

Non so cosa gli stesse accadendo ma non era mai successo in quasi sette anni che lo conosco.

«Sarà meglio, non voglio fare tardi anche oggi.»gli rispose Remus. Se parliamo di strani sicuramente dobbiamo parlare anche di Remus. Non so nemmeno cosa gli sia successo, ma dall'ultimo viaggio nel passato, cioè quello da Harry e gli altri, era cambiato. Si comportava freddamente, mi guardava storto e spesso mi ignorava persino.

Inizialmente credevo si comportasse con tutti così, magari a causa della Luna Piena, ma era passato già un bel po' di tempo e mi ero accorto che in realtà si comportava in modo strano soltanto con me e non per gli sbalzi d'umore lunari.

«James! ALZATI DA QUEL PORCO MERLINO DI LETTO»urló poi notando che solo lui e Sirius erano pronti. James era l'unico rimasto normale e probabilmente doveva essere quello che sarebbe dovuto cambiare di più, a causa di tutte quelle informazioni sul proprio futuro imminenti e a causa della morte dei genitori di Lily.

Eravamo in pochi a conoscere quel segreto e io, ovviamente, ero tra quelli. Mi era dispiaciuto e non poco quando sono venuto a saperlo. Ho passato una serata con Lily e Remus, mentre James era agli allenamenti e Sirius chissà dove a chissà fare cosa, e devo dire che vederla così abbattuta ha fatto male anche a me che la conosco meno di tutti nel nostro gruppo.

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