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Atterrata a Torino, cominciai a cercare con lo sguardo mio padre che mi aveva promesso che sarebbe venuto a prendermi.
Una volta essermi accorta che non era ancora arrivato, presi il  cellulare con l'intenzione di chiamarlo e lamentarmi con lui per essere sempre, costantemente in ritardo. Però, prima di avviare la chiamata, mi arrivò un suo messaggio.

Ciao tesoro. Lo so di averti promesso che sarei venuto a prenderti, ma sono praticamente impedito. Ho mandato uno dei miei ragazzi che ti porterà direttamente a casa. Ti voglio bene,
- papà

Non mi meravigliai per niente di quel suo gesto, lo conoscevo fin troppo bene. Aveva sempre fatto così, anche quando ero piccola aveva sempre avuto "l'abitudine" di mandare all'aria ogni sua promessa. Capivo che a causa del suo lavoro era sempre impegnato, ma io ero la sua unica figlia e avrei tanto voluto che alcune volte mantesse le promesse.
Con un diavolo per capello, cominciai a cercare questo ragazzo che avrebbe fatto quello che avrebbe dovuto fare mio padre.
"Kim! Sto cercando una certa Kim!" voltandomi, mi ritrovai a pochi passi da un ragazzo che stava urlando ai quattro venti il mio nome, con le braccia alzate verso l'alto e un cartello bianco dove si intravedeva scritto il mio nome. Mi venne quasi voglia di prenderlo a sprangate, visto che a giudicare dalla divisa che indossava della Juventus, non avrebbe dovuto attirare l'attenzione di tutti su di lui. Mentre lui continuava ad urlare, un bambino, che a quanto pareva non voleva avere pietà per lo juventino e farsi gli affari suoi, cominciò ad urlare, come se quel tizio già non bastasse.
"Guardate, è il calciatore della Juventus!" all'improvviso il tizio si ammutolì, così come tutti i presenti, e un attimo dopo la gente si buttò letteralmente su di lui, chiedendogli selfie e autografi.
Bravo lo scemo.
Consapevole che quello che stava succedendo a quel povero ragazzo colpa non era che di mio padre, pensai di doverlo aiutare e salvare dai tifosi impazziti. Mi feci spazio tra la massa di gente, lo presi per un braccio trattenendomi dal prenderlo a schiaffi, e cominciammo entrambi a correre, io che quasi non cadevo a causa della valigia e lui che ancora non aveva capito cosa stava succedendo.
Quando riuscimmo a seminare i tifosi mi appoggiai al muro alle mie spalle e cercai di riprendere fiato, così come fece il tizio al mio fianco.
"Cazzo, quasi mi ammazzavano quei pazzi." si portò una mano al petto e chiuse gli occhi, riprendendo fiato poco a poco.
"Come ti è venuto in mente di urlare e attirare l'attenzione di tutti?!" le mani mi prudevano, tanto vogliose di andare a finire dritte in faccia al demente che avevo di fronte.
"Stavo cercando una certa Kim." si mise sulla difensiva lui.
"Sono io Kim, e non c'era bisogno di urlare in quel modo!" perfetto, conoscevo a malapena questo tizio e già ci stavo litigando. "Ora puoi gentilmente portarmi a casa?" dissi cercando di mantenere la calma. Ero qui da neanche un'ora e già avevo voglia di tornarmene a casa.
Il tizio annuì e, prendendo le chiavi dalla tasca dei pantaloni, mi indicò la sua macchina: una Porsche nera. La raggiunsi senza aggiungere altro, e una volta essere salita, sbattei lo sportello per fargli capire chiaramente che mi aveva fatto già perdere troppo tempo.
"Cazzo, fai piano!" mi disse una volta aver preso posto al lato del guidatore, guardandomi esterrefatto come se quello che avevo appena fatto fosse una cosa sovrumana.

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Dopo venti minuti arrivammo davanti a quella che da quel momento in poi sarebbe stata casa mia.
"Mi chiamo Federico, queste sono le chiavi di casa e tuo padre mi ha detto di dirti che sarà di ritorno verso le nove di questa sera." annuii e presi le chiavi, che distrattamente mi caddero dalle mani e andarono a finire sotto il suo sedile. Mi chinai per prenderle nello stesso momento in cui si chinò lui, e inutile dire che la mia testa andò a sbattere contro la sua.
"Cazzo, sei un disastro!" dissi massaggiandomi la testa, guardandolo male. Questa era la volta buona che lo picchiavo!
"Ah, io?! Sei tu che hai fatto cadere le chiavi!" disse lui massaggiandosi a sua volta la testa.
"Oh, dammi queste chiavi e sparisci dalla mia vista!" presi le chiavi stapprandogliele letteralmente dalle mani, uscendo dalla macchina e sbattendo di nuovo lo sportello, innervosita più che mai.
"La prossima volta che entri nella mia macchina ricordati di non sbattere così forte lo sportello!"
"Tranquillo, non ci sarà una prossima volta!" urlai dandogli le spalle mentre mi avviai verso casa. Aprii la porta e mi catapultai dentro, già stufa di quel tizio irritante e insopportabile allo stesso tempo.

//Ciao a tutte ragazze! Ho deciso di scrivere una storia su Federico Bernardeschi perché è da molto tempo che lo seguo, inoltre essendo una grande tifosa juventina per me è stato un sogno vederlo arrivare alla Juve! Spero tanto che la storia vi possa piacere!!\\

Mi Rey ||• Federico BernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora