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Il bacio fra quella sanguisuga e Federico durò pochissimo tempo. Dopo essersi staccato, Federico sembrava guardare la ragazza con disapprovo. Ma come, non era la fidanzata?
Lo juventino le disse qualcosa, che a giudicare dall'espressione della ragazza  non doveva essere stato qualcosa di particolarmente carino. Lei girò i tacchi imbronciata, e con fare altezzoso uscì dal locale. Federico si portò la mano ai capelli e quando si voltò nella mia direzione e si accorse che lo stavo guardando, era come se non gli era piaciuto che avevo visto quel bacio. Distolsi lo sguardo e mi concentrai sul mio drink.
"Quanti anni hai, Kim?" mi chiese Luisa portandomi alla realtà.
"Diciannove."
"E perché hai un nome americano?" alzai le spalle e bevvi un sorso del liquido che avevo nel mio bicchiere, troppo forte per me che io con l'alcool non ci ero andata mai d'accordo.
"A mia madre piacciono i nomi americani." dissi semplicemente. Lei annuì e dopo poco ci raggiunse Douglas, cingendo la vita di sua moglie.
"Te la porto via per un po'." annuii sorridendo e decisi che quel drink era decisamente troppo forte perché continuassi a berlo.
"Vuoi ballare con me?" mi sussurrò qualcuno all'orecchio. Conoscevo già fin troppo bene quella voce.
Federico.
"No."
"Perché no?" mi chiese imbronciato sedendosi di fronte a me.
"Perché no." gli risposi annoiata. Ero già stanca e non avevo voglia nemmeno di cominciare una discussione con quello stupido.
"Guarda che quella non è la mia fidanzata." disse all'improvviso e quasi non mi strozzai con la saliva. Perché dava spiegazioni proprio a me?
"Perché lo stai dicendo proprio a me? È la tua vita, ti conosco a malapena e puoi fare quello che vuoi." anche se quando lo avevo visto attaccato a quella donnaccia lo avrei voluto volentieri picchiare, anche se un motivo preciso non c'era.
"Guarda che ho visto che eri pazza di gelosia." quando disse quella sciocchezza gli risi praticamente in faccia come un camionista, senza nemmeno darmi un contegno.

Io, gelosa di lui! Ma per favore!

Okay, forse un po'.

"Cosa cazzo ti ridi?" oh, ecco, adesso veniva il bello.
"Cosa cazzo dici, piuttosto."
"La verità."
"Non sono gelosa! Di te, poi!" mi alzai dallo sgabello e cominciai a vedere tutto sfocato, segno che quel poco di drink che avevo bevuto aveva già fatto effetto.
Lo sapevo!
"Stai bene?" mi chiese avvicinandosi a me preoccupato.
"Forse sono un po' brilla." risi, anche se di divertente c'era ben poco.
"Andiamo, ti porto a casa."
"Non toccarmi!" gridai allontandandolo, per poi scoppiare a ridere.
All'improvviso non sentii più i miei piedi toccare terra, e un attimo dopo mi ritrovai sulla spalla di quel psicopatico di Federico.
"Lasciami andare brutto deficiente!"
"Stai zitta per una buona volta!" scalciai e mi dimenai un po', fino a quando vidi tutto buio.

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Quando mi svegliai la mattina successiva avevo un fortissimo mal di testa e non mi ricordavo assolutamente quello che era successo la sera prima, se non che ero andata a un locale con i ragazzi. Mi alzai dal letto ancora tutta rimbambita, e andai a farmi una doccia fredda, con l'intenzione di andare al campo e chiedere cosa era successo la sera precedente, visto che non ricordavo niente.
Non avrei dovuto bere quel drink. Sapevo l'effetto che mi faceva anche solo un po' di alcool, ma ovviamente avevo preferito sentirmi "grande".
Dopo essermi vestita presi la seconda macchina di mio padre e arrivai al campo. Quando entrai dentro i ragazzi si stavano già allenando, e trovai mio padre a parlare con un suo collega.
"Ciao, papà." mio padre mi guardò quasi inorridito, evidentemente a causa delle mie condizioni pessime.
"Non hai dormito bene stanotte?"
"Già."
"Ho sentito che sei tornata tardi questa notte." pensa che io non sapevo nemmeno come ci ero arrivata a casa sana e salva.
"Si. Sai dov'è Federico?" chiesi, cambiando discorso, cercando il ragazzo con lo sguardo.
"È laggiù." lo ringraziai e raggiunsi Federico, che si era fermato a bere.
"Dobbiamo parlare." dissi senza nemmeno salutarlo.
"Oh, buongiorno anche a te. Anche io sono felice di rivederti, però sai, dovresti contenere il tuo entusiasmo." disse sarcastico. Oggi era la giornata buona che lo mandavo all'ospedale, visto che non avevo voglia di scherzare.
"Smettila di fare lo stupido e dimmi cosa è successo ieri sera." sbarrò gli occhi, ma fu solo per qualche secondo, tanto che mi sembrò di essermelo immaginata.
"Niente di particolare." ribattè lui tranquillo.
"Niente di particolare?! Non ricordo nemmeno chi mi ha riportata a casa!" in quel momento ci raggiunse Alex, che mi diede una pacca sulla spalla sorridendo. Tutti di buon umore questa mattina?
"Ehi Kim, stavamo parlando proprio di te. Siamo morti dal ridere quando Fede ti ha presa sulle spalle e ti ha portata via." sgranai gli occhi e li puntai su quello stronzo di Federico, che evidentemente stava già pensando a un bravo dottore che gli avrebbe ricostruito la faccia.

Mi Rey ||• Federico BernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora