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Federico
"C-Cosa?" balbettai, nel panico più totale. "Adesso?"
"Sì, adesso, idiota!" mi insultò Kim, conficcandomi le unghie nella giacca. Guardai Paulo che, capendo al volo il mio sguardo, alzò subito le braccia in alto per attirare l'attenzione dei presenti su di sé.
"Rilassatevi, gente." li rassicurò, schiarendosi la voce. "Dopotutto, le si sono solamente rotte le acque."

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Ero nel panico più totale; con gli occhi sbarrati per l'incredulità, provai a riemergere da quello stato di trance in cui ero finito e cercai di riprendere il controllo della situazione.
La mamma di Kim si avvicinò a noi per dare supporto a sua figlia, mentre Massimiliano sembrava essere in procinto di avere un infarto mentre si faceva sventolare con un tovagliolo di carta da Giuseppe Marotta.
"Fede?" mi riportò alla realtà Kim con la voce tremante. Le asciugai una lacrima che rigò il suo volto, e le rivolsi un sorriso rassicurante per farle mantenere la calma e farle capire che ci avrei pensato io a lei.

Le portai le braccia intorno al mio collo affinché si tenesse stretta a me, e la sollevai dalla sedia facendo il possibile per non farle male, infine gettai un'occhiata a Paulo e a Douglas, che mi capirono al volo e cominciarono a seguirmi fuori da Casa Juve. Paulo corse per aprirmi la portiera dell'auto così da poter sistemare Kim sul sedile, mentre Douglas andò a posizionarsi al posto di guida. Mi sedetti accanto a Kim tenendole la mano stretta nella mia per darle forza, e aspettammo che anche Paulo entrasse in auto.
"Tutto bene, Kimmy?" chiese Paulo, una volta entrato in auto e aver chiuso la portiera.
"No!" urlò Kim, stringendo la mia povera mano con una forza sovrumana.
"Calmati, era solo una domanda." si difese l'argentino, alzando gli occhi al cielo sbuffando.
"Fede, la tua futura mogliettina sembra essere indemoniata."
"Douglas!" lo ripresi, mettendolo a tacere prima che potesse peggiorare la situazione.
"Fantastico!" borbottò Kim, stringendo i denti per il dolore. "Non solo mi si sono rotte le acque, ma sono anche circondata da idioti!" urlò la mia ragazza. A quel punto, prima che Paulo potesse controbattere all'insulto, l'auto che Douglas stava guidando a una velocità fuori dal normale, saltò e quasi non andammo a schiantarci con un'altra auto.
"Douglas, devi portarci all'ospedale, non al cimitero!" lo rimproverai, facendogli alzare gli occhi al cielo.
"Ma cosa avete tutti oggi? Sto facendo del mio meglio, non è colpa mia se c'è traffico." si mise sulla difensiva il brasiliano.
Dopo aver rivolto un'occhiataccia sia a Douglas che a Paulo, spostai la mia completa attenzione su Kim, occupandomi di asciugarle la fronte dal sudore.
"Stai tranquilla amore. Tu ..." provai a pensare a qualcosa di sensato da dirle, anche se in una situazione come quella era veramente difficile. "Tu cerca di trattenerti." gli occhi di Kim andarono fuori dalle orbite e già mi preparai ad incassare lo schiaffo che al cento per cento mi avrebbe mollato dopo aver sentito la stupidata che mi ero lasciato sfuggire.
"Tra-Trattenermi?" disse a denti stretti. "Non devo fare mica la pipì! Tuo figlio sta per nascere, non posso trattenermi!" riaprii gli occhi solo quando ebbe finito di urlarmi in faccia. Forse, in quel momento, era meglio se me ne stavo zitto.
"Va bene, scusami."
"Che diavolo mi è saltato in mente quella sera di venire a letto con te?" proseguì, scalciando come una forsennata.
"Kim, stai delirando." dissi, nel vano tentativo di tenerla ferma.
"So abbastanza bene quello che sto dicendo!" urlò ancora. Chiusi gli occhi ed espirai profondamente, pregando che qualcuno mi desse la forza di sopportare tutte quelle urla spacca timpani.
"Va bene." dissi soltanto, cercando di mantenere la calma.
"Me le stai dando vinta solo per farmi contenta, non è vero? So al gioco a cui stai giocando!" per sopportare tutto quello, non sarebbe bastata nemmeno tutta la pazienza del mondo.
"Non sto giocando a nessun gioco, Kim." cercai di difendermi dalle sue accuse, invano.
"Non arriveremo mai in tempo!" piagnucolò Kim, stringendo ancora più forte la mia mano ormai indolenzita.
"Douglas, schiaccia quel cazzo di acceleratore!" urlai, intimandolo ad andare più veloce di quanto non andassimo già.

Per fortuna arrivammo in ospedale prima che il bambino decidesse di nascere in macchina, e l'infermiere diede subito un'occhiata alla situazione.
"Si vede già la testa." ci informò, mandando una giovane ragazza a chiamare il dottore di turno, mentre Kim veniva trasportata in sala parto.
"Io vengo con te." le dissi, guardandola negli occhi. Lei, sorridendo dolorante, mi rispose afferrando la mia mano. Per fortuna, era tornata ad essere la mia dolce Kim.

Kim
"Allora, come si chiama la nostra futura mamma?" mi domandò il dottore con un sorriso luminoso, che nelle mie condizioni avrei tanto voluto strappargli a morsi.
"K-Kim!" urlai, facendo sobbalzare l'uomo in camice. Dietro di lui vidi arrivare mia madre con camice, cuffietta per capelli e mascherina, pronta ad aiutarmi insieme a Federico a far nascere il mio bambino.
"Vedrai che andrà tutto bene." mi rassiciurò mia madre, dando l'okay al dottore come se fosse lei a dirigere tutto. L'uomo annuì e si posizionò subito tra le mie gambe.
"Okay, Kim. Praticamente il bambino sta uscendo da solo, ma ha bisogno anche del tuo aiuto. Ce la fai a spingere?" strinsi più forte la mano di Federico e lo guardai con le lacrime agli occhi, cercando in lui il conforto di cui avevo bisogno. Lui di rimando mi sorrise e mi fece l'occhiolino, facendomi venire le farfalle nello stomaco anche in una situazione come quella.
"Credo di... sì."
"Bene, al mio tre spingi con tutte le tue forze." annuii di nuovo incoraggiata da Federico e mia madre, preparandomi a seguire le istruzioni del medico concentrandomi e aspettando che mi desse il via. Al suo tre, mi lasciai andare contro il cuscino serrando gli occhi per impedire a ulteriori lacrime di uscire.
"Non ce la faccio!" urlai a squarciagola.
"Avanti piccola, fa ciò che ti dice il dottore." mi disse Federico, accarezzandomi i capelli sudaticci.
"Fede, non ce la faccio." piagnucolai.
"Si che ce la fai." mi corresse lui, sorridendomi. "Tu puoi farcela, Kim. Devi aiutare il nostro bambino ad uscire da lì." mi sussurrò, facendomi sorridere.
"Ti amo tanto." confessai, accarezzandogli il volto.
"Anche io ti amo." mi sorrise, lasciandomi un morbido bacio sulla fronte "Coraggio, un ultimo sforzo." annuii armandomi di una forza incredibile, fissando lo sguardo al suo e aspettando che il dottore mi desse il suo segnale.
"Okay, Kim. Uno... due... " si fermò per un tempo lunghissimo, in cui pensai di star per esplodere in mille pezzi. "Tre!" strinsi la mano di Federico e spinsi con tutta la forza che mi rimaneva, urlando a squarciagola. E solo dopo qualche istante alle mie urla subentrò il pianto di un bambino, quello di mio figlio, che in un secondo mise fine a ogni mio dolore e sofferenza.
"È nato!" disse il dottore, entusiasta.
"Lo prenda in braccio!" incitò l'infermiera a Federico, porgendogli il bambino. Potevo chiaramente percepire la sua agitazione nel momento in cui prese nostro figlio in braccio.
"Ehi, campione." sussurrò emozionato. Lo avvicinò a me così che potessi finalmente conoscerlo, ponendolo delicatamente sul mio petto. Le lacrime ripresero a scorrere come un fiume in piena, non credendo ai miei occhi per quell'angelo caduto dal cielo.
"Ehi, piccolino." gli dissi, trovandolo a dir poco perfetto. "Sei bellissimo proprio come tuo padre." dissi, alzando lo sguardo su Federico, che si chinò per darmi un bacio a fior di labbra, sussurrandomi di amarmi ancora di più. Al nostro fianco c'era mia madre che piagnucolava commossa, a cui feci segno di avvicinarsi.
"È un bambino bellissimo, tesoro." affermò lei, tamponandosi gli occhi con un fazzolettino che estrasse dalle tasche.
"Si, lo è." dissi, guardando con immensa gioia il mio stupendo e perfetto bambino.
Mio e di Federico.

//Hello, girls. Come state? Io abbastanza bene. Scusate per il ritardo ma volevo che il capitolo fosse perfetto. Spero vi piaccia e Buone Feste!!❣❣\\

Mi Rey ||• Federico BernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora