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Invece che migliorare il nostro "rapporto", io e Fede non facevamo altro che peggiorarlo. Ce ne dicevamo di tutti i colori, e per tutta la settimana non avevamo fatto altro che batibeccare. Ci si metteva anche mio padre, col dire che Federico era un bravo ragazzo e che non meritava tutti i miei insulti. Ma quale bravo ragazzo!

"Quando la finirete di litigare sempre tu e Federico?" mi chiese mio padre mentre, dopo tantissimo tempo, finalmente eravamo riusciti a pranzare insieme.
"Non la finiremo mai, papà." dissi addentando un morso della pizza che avevo ordinato per pranzo.
"Provateci almeno." alzai gli occhi al cielo e continuai a mangiare. Ma perché mi parlava sempre del solito argomento? Non ne aveva altri?
"Quando partite per la prossima amichevole?" chiesi, cambiando discorso.
"Sabato. E comunque non sarà un'amichevole. Giochiamo per la Supercoppa Italiana, ricordi?"
"Ah, giusto. Contro la Lazio." continuammo a mangiare in silenzio, io persa nei miei pensieri e lui ne suoi. Sarei tanto voluta andare con loro, ma non sapevo se era possibile. Finii di mangiare la mia pizza e mi promisi che prima di sabato, glielo avrei domandato.

Il pomeriggio, sul tardi, andai al campo sperando di trovare qualche anima viva, anche se ne dubitavo.
Entrai nella sala relax e, come non mi aspettavo, c'erano tutti.
"Cosa ci fate ancora qui?" chiesi, sedendomi su una poltrona accanto a Miralem.
"Si muore di caldo, non ci va di fare niente." mi rispose Mario, con un ventaglio molto simile a quello di mia nonna.
"Dove hai preso quel coso?" domandai ridendo. In mano di Mario era davvero ridicolo. "Ci sono i condizionatori. Non bastano?"
"Ovviamente no. Ci sono cinquantacinque gradi all'ombra, porca miseria." mi rispose Medhi. In tutto ciò, notai che c'erano tutti tranne uno.
"Federico è tornato a casa, se lo vuoi sapere. Stava poco bene." mi disse sottovoce Miralem, accorgendosi del mio sguardo perso. Annuii delusa, pensando che, nonostante tutto, batibbeccare con lui mi piaceva.

Tornai a casa verso le nove, lasciando i ragazzi al campo che finalmente avevano deciso di andarsi a fare una doccia. Di solito uscivo con loro o restavo al campo fino a tardi, ma visto che mancava la persona più importante tornai a casa prima del solito.
Arrivate le nove e mezza, con mio padre che doveva ancora tornare, mi arrivò una chiamata da un numero sconosciuto.
"Pronto?"
"Sono Federico." cosa?!
"Fe-Federico? Come fai ad avere il mio numero?!"
"Non importa, adesso. Senti, lo so che tu dovresti essere l'ultima persona a cui dovrei chiamare in questa situazione, ma sto male e non so a chi chiedere aiuto." quasi mi venne da piangere nel sentirlo in difficoltà, e mi venne quasi voglia di lanciare il telefono in aria e correre ad aiutarlo.
"Cos'hai?" già ero alla ricerca delle chiavi della macchina.
"Credo di avere la febbre e non ho medicine in casa visto che sono qui da poco." che razza di imbranato, dovrebbe essere la prima cosa da fare quando ci si trasferisce!
"Mandami un messaggio con l'indirizzo di casa tua e sarò lì il più presto possibile." chiusi la chiamata e mi misi alla ricerca di alcune banconote per fare un salto alla farmacia e comprare dei farmaci. Scrissi un bigliettino a mio padre, e corsi letteralmente fuori di casa.

Venti minuti ed ero davanti il cancello di casa sua. Scesi dall'auto e andai a suonare al citofono.
"Chi è?" sussultai al suono della sua voce, era così bella.
Ma cosa stavo dicendo?!
"Secondo te?" alzai gli occhi al cielo anche se sapevo che lui non poteva vedermi, e dopo che il cancello si aprì, entrai con la macchina nel giardino di casa sua.
Mi soffermai a guardare casa sua dall'esterno e ne restai sopraffatta. Nonostante casa mia fosse meravigliosa, casa sua lo era dieci volte di più.
Scesi dall'auto con la busta dei farmaci in mano, ed entrai in casa. Quando chiusi la porta alle mie spalle mi venne un colpo nel ritrovarmelo davanti senza maglietta.
"Cazzo, copriti." dissi sicuramente rossa come un peperone, lanciando la mia borsa sul divano.
"Grazie per essere venuta." mi disse sincero. Non si era approfittato del mio imbarazzo per mettermi ancora più a disagio, il che era strano.
"Solo tu puoi avere la febbre d'estate." gli toccai la fronte e mi accorsi che era bollente. Mi guardò le labbra quando mi avvicinai, e fu in quel momento che avrei voluto sprofondare.
"Devi metterti a letto." dissi cercando di riprendermi dallo stato di trance. Lo portai in camera sua e lo feci stendere nel letto, un letto matrimoniale, tra l'altro. Per fortuna non fece commenti stupidi per tutto il tempo. "Torno subito." scesi di sotto e mi misi alla ricerca di una bacinella. Quando la trovai, la riempii di acqua fredda e presi un panno. Tornai in camera facendo attenzione a non buttare l'acqua per terra, e dopo aver bagnato il panno, glielo misi in fronte. "Hai misurato la febbre?"
"S-si."
"E quanto è alta?"
"Quaranta e una tacca."
"Come?!" sbarrai gli occhi a quella rivelazione. Doveva assolutamente prendere qualcosa!

Dopo un'ora la febbre si era abbassata grazie alla medicina che gli avevo fatto prendere. Si era anche addormentato e aveva smesso di tremare. Rimasi con lui per un po' di tempo nel caso la febbre si fosse alzata di nuovo. Era ancora più bello mentre dormiva, ed ero contenta che tra tutti, aveva chiamato me per essere aiutato. Solo all'ora mi accorsi di quanto in realtà fosse un ragazzo bravissimo.
Arrivate le undici, con la febbre che non si era più alzata, decisi di lasciargli un bigliettino e di tornare a casa.
"Non andartene." Fede mi prese per un braccio e mi chiese di restare anche con gli occhi.
"C-Come?"
"Resta a dormire con me." sbarrai gli occhi e mi guardai intorno, indecisa sul da farsi. Mi sembrava troppo dormire nello stesso letto con lui.
Lo guardai negli occhi e subito ripensai al fatto che aveva avuto bisogno di me per essere aiutato, una perfetta sconosciuta.
"E va bene." sorrise soddisfatto e quasi mi venne voglia di prendermi a pugni per avergliela data vinta. Mi tolsi le scarpe e mi misi nel letto con lui, ancora incerta se quella fosse la cosa giusta da fare. Chiusi gli occhi e mi addormentai, non prima di sentire Federico cingermi la vita con un braccio.

Mi Rey ||• Federico BernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora