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Federico
Kim lasciò andare per terra il test di gravidanza, e si sedette per terra con gli occhi che le si riempivano di lacrime. Suo padre si appoggiò alla ringhiera della scale con gli occhi bassi, non sapendo cosa fare dopo aver sentito che il test era risultato positivo. Io, distrutto nel vedere la mia Kim disperata, mi inginocchiai davanti a lei e l'abbracciai, pensando che in quel momento le parole risultavano solo effimere. Se solo quella notte avessi pensato da adulto invece che seguire l'istinto, adesso saremmo stati tutti felici e contenti.

Invece Kim era incinta, suo padre voleva ammazzarmi e io non sapevo cosa fare.
"Non volevo." disse fra i singhiozzi Kim, la quale si stava sfogando sulla mia spalla.
"Non volevi, cosa?"
"Legarti a me per sempre." rispose lei. Quasi non mi venne da riderle in faccia al sentire quelle parole. Come poteva minimamente pensare che la colpa di quello che era successo era solo la sua? La colpa non era di nessuno, eravamo solo stati troppo imprudenti.
"Kim, come puoi pensare una cosa del genere? Non è colpa tua, non lo è di nessuno. Perché piangere sul latte versato? Sei incinta, non riteniamo il frutto del nostro amore un errore. Quel bambino non è un errore, Kim." le dissi guardandola negli occhi, mentre cessava di singhiozzare.
"S-Scusami." mi disse, e poi si alzò con il test di gravidanza in mano, seguita a ruota da me che la tenevo stretta tra le mie braccia. "Tu che pensi, papà?" chiese Kim a suo padre, il quale non aveva spiccato parola per tutto il tempo.
"Diventerò nonno." sussurrò Massimiliano ancora incredulo, con gli occhi puntati su un punto indefinito del pavimento. "Siete proprio sicuri di volermi fare questo?" disse poi, puntando i suoi occhi su di noi.
"Certo." gli risposi, con un sorriso a trentadue denti.
"Si papà, vogliamo tenere questo bambino."

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Due mesi dopo

Kim
Essere incinta significava avere presto delle grandi responsabilità, e io sinceramente non sapevo se ritenermi già pronta per quel grande passo. Ma Federico mi rassicurava in tutto e mi ripeteva in continuazione che non mi avrebbe mai abbandonata, che in qualunque momento lui ci sarebbe stato e che da quel momento in poi i miei problemi sarebbero stati anche i suoi.

Da due mesi a questa parte avevamo cominciato a cercare una casa dove andare a vivere insieme, ed eravamo stati fortunati a trovarne una senza troppe difficoltà.
Quando i ragazzi avevano scoperto della mia gravidanza, dire che erano rimasti scioccati era dire poco. Paulo aveva pianto, così come Gonzalo, mentre per tutti gli altri ci vollero un paio di minuti per prendere atto di quello che avevano appena scoperto. Loro, visto che io non potevo fare molti sforzi soprattutto nei primi mesi di gravidanza, aiutavano Federico a portare i pacchi nella nostra nuova casa.

Mio padre non ci credeva ancora che la sua bambina aspettava un bambino, e mia madre, a differenza delle mie aspettative, aveva pianto per tutta la durata della chiamata per la commozione, promettendomi che sarebbe venuta presto a trovare la sua bambina. Tutti mi davano una mano e mi stavano accanto, alcune volte viziandomi anche fin troppo, e io non potevo che chiedere di meglio.

Mentre preparavo la cena a mio padre che sarebbe tornato dagli allenamenti a momenti, il campanello cominciò a suonare interrotamente. Lasciando acceso il fornello, andai ad aprire, assicurandomi prima di non far bruciare la cena. Quando aprii la porta, quasi non mi venne un infarto nel vedere chi ergeva davanti ai miei occhi.  La mia peggior nemica era proprio davanti a me, con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia.
"Ciao amica mia, non sei contenta di vedermi?"

//Ho la febbre e quindi domani non andrò a scuola, quindi ho avuto un po' di tempo per aggiornare nonostante abbia scritto un capitolo schifosissimo, but I'm sorry, non mi sento molto bene. Voi andrete a scuola domani? 💕\\

Mi Rey ||• Federico BernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora