Una stanza. Piccola. Umida. Buia. La mia unica certezza, in questo momento. Vorrei fare qualcosa, dovrei farlo, ma non so cosa. Sono in questa cella nella totale oscurità da quelle che credo siano tre settimane, ma non sono sicura di quanto sia passato. I miei carcerieri hanno fatto davvero un bel lavoro. Mi hanno portato da mangiare ad orari differenti ogni giorno, con intervalli differenti tra ogni pasto, facendomi perdere completamente la cognizione del tempo. Ho anche perso la speranza che qualcuno venga a cercarmi e salvarmi.
Si saranno dimenticati di me, mi dico.
Numerose ore dopo inizio seriamente a preoccuparmi. Che abbiano deciso di lasciarmi morire? Una stretta mi attanaglia lo stomaco. Eppure mi impongo di farmi forza.
Ad un tratto sento degli spari in lontananza ed ho segretamente paura che stiano venendo per me. Per mettere fine a tutto. Ho paura.
Il panico si impossessa di me. Mentre sento dei passi che si avvicinano. Ad ogni passo mi sento sempre più bloccata e rimango immobile al centro della stanza.
I passi si fermano ed il respiro mi muore il gola. Un colpo e la porta si apre. La flebile luce del corridoio rivela una sagoma sconosciuta. Sembra un ragazzo ed in mano tiene una pistola. Mi fa cenno di seguirlo ed io, stupidamente, lo faccio. Non conosco questa persona, come mai mi sto fidando? Potrebbe essere solamente un trucco.
"Ferma" mi dice prima di svoltare un angolo. Ha una voce calda e decisa, tranquillizzante.
Si sporge un attimo verso il corridoio e spara due colpi. Subito dopo si sente il rumore di due corpi che cadono pesantemente a terra. Torna a volgersi a me e, sotto la debole luce, distinguo i suoi lineamenti.
"Andiamo" mi intima, ma prima di poter muovere un passo un uomo mi blocca, comparendo improvvisamente da dietro e soffocandomi un grido. Il ragazzo, per fortuna, se ne accorge ed impugna l'arma più saldamente.
"Carica e lei muore" minaccia l'uomo. Rimango paralizzata dal terrore, pregando silenziosamente il ragazzo di fronte a me di aiutarmi.
Lui abbassa la pistola. La speranza che mi era nata in cuore svanisce in pochi istanti. Poco dopo sento un rumore sordo ed una leggera pressione dell'uomo su di me. Poi cade a terra. Morto.
Mi volto velocemente e vedo un robot sospeso a mezz'aria.
"Grazie Sam" il ragazzo di rivolge all'automa. Da lì non arriva nessuna voce ed il robot sparisce in un attimo nel corridoio di fronte a noi.
"Posso sapere come ti chiami?" gli chiedo prima che svolti l'angolo. Come se conoscere il suo nome potesse improvvisamente far sì che mi fidi di lui.
"Bucky" risponde coinciso. Mi attraversa un brivido. Non poteva trattarsi di quel Bucky...
"Io sono Jean" mi presento, anche se, probabilmente, già lo sa. Mi sorride rapidamente, prima di spostare l'attenzione sull'auricolare.
"Siamo quasi fuori. State pronti" state? C'è una squadra di recupero... per me?
"Ascoltami bene, ora" Bucky punta lo sguardo di ghiaccio nel mio. "Dobbiamo attraversare il cortile ed è la parte più complicata. È pieno di soldati armati che non vedono l'ora di farti saltare la testa, okay?" mi avverte. Se il suo intento era quello di non farmi preoccupare, ha decisamente fallito.
"D'accordo" il ragazzo si volta, camminando velocemente verso una porta e spalancandola, impugnando un arma. Devo chiudere gli occhi per qualche secondo prima di abituarmi alla luce del sole.
L'esterno è un inferno. Vedo arrivare proiettili da ogni parte ed ho seriamente paura che uno di quelli possa colpire me o Bucky.
"Appena vedi un aereo corri, non preoccuparti del resto e vai!" mi grida, tentando di sovrastare il rumore degli spari. Guardo agitata in tutte le direzioni, senza però vedere nessun aereo. All'improvviso sento i motori avvicinarsi ed il velivolo atterra ad un centinaio di metri da me. Inizio a correre in quella direzione e, non appena sono abbastanza vicina, il portellone si apre, dandomi la possibilità di entrare.
"Andiamo!" grido rivolta al ragazzo, ma lui non è accanto a me. Ho paura che possa essergli successo qualcosa e mi viene una pessima idea, che assecondo, nonostante il buonsenso mi imponga il contrario. Torno verso il cortile, alla sua ricerca. Non ho il tempo di allontanarmi troppo, però, perché qualcuno mi afferra un braccio. Voltandomi spero di vedere Bucky, ma di fronte a me c'è un altro ragazzo, forse più giovane di lui, con indosso un'armatura rossa ed un paio d'ali, accompagnato dal robot che mi aveva salvata poco prima.
"Vieni" mi rimprovera riportandomi all'aereo, dove, con mia grande sorpresa, vedo Bucky.
Una volta a bordo, il portellone si chiude, portandoci via da quell'incubo."Cosa diavolo ti è saltato in mente?!" grida una voce familiare. Mi giro rapidamente in direzione della voce. Nonostante la durezza del tono, è rassicurante sapere di avere accanto qualcuno che conosco.
"Steve!" esclamo correndogli incontro e stringendolo in un abbraccio. Lui mi allontana.
"No, ascoltami. Hai combinato un bel disastro"--------------------------------------------------
Ciao a tutti!
Ecco il primo capitolo di questa Fanfiction.
Spero vi sia piaciuto
e che continuerete e leggere!
😘
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You remember? I do || Bucky Barnes ||
Fanfiction[IN REVISIONE] Da quando Jean lo ha incontrato, quella notte, in quella piccola stanza, tutto è cambiato. Eppure non sapeva che la sua vita sarebbe stata stravolta di nuovo. E ancora. E ancora.