Capitolo 41 - armatura

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"Mi daresti una mano di sotto?" mi chiede Tony.
E va bene.
Prendo tra le braccia il bambino e scendo in laboratorio.
"Dimmi" c'è più disordine del solito. Non credevo fosse possibile.
"Mi faresti il favore di provare questa?" oh, l'armatura nuova.
Fermi tutti un attimo. Provarla?
"Io?" chiedo infatti.
"Certo. Era progettata per te, dopotutto" ma che carino.
"Questo ti renderà più felice?" scherzo.
"Estremamente" sorride.
"Vieni qui" guarda Steve.
"Giuro che ti faccio male se gli succede qualcosa" prometto.
Titubante gli lascio mio figlio.

"Prego J.A.R.V.I.S.. Quando vuoi" è strano vederli insieme.
Tra l'altro Tony è stranamente calmo, non come al solito che inserisce un insulto per il povero J.A.R.V.I.S. in ogni frase.
"Con piacere" l'armatura si smonta e mi viene incontro.
È una sensazione strana. Fa caldo.
Vedo solo nero per qualche secondo, poi tutto si illumina, rivelandomi il mondo esterno ed un centinaio di parametri che non so nemmeno leggere.
"Come si sta?" domanda.
"Mi ci devo abituare" in realtà non è così male.
"Imposta quello che ti pare, basta che non uccidi nessuno" si raccomanda.
"Chiaro" J.A.R.V.I.S. comincia a farmi un'infinità di domande.
Si passa dai contatti preferiti ai luoghi secondo me migliori da visitare.
Quindi tutte cose essenziali, a parte le persone importanti.

"È così che ci si sente, quindi?" sì, okay, un po' di sicurezza in più ce l'ho.
"Così come? Pronti ad affrontare il mondo? Sì. Esattamente così" sorride.
Esco dall'armatura piuttosto semplicemente.
"Grazie" mi riavvicino a lui.
Ci rifletto un attimo di troppo, poi lo bacio sulla guancia.

Tony

Come faccia ad essere così forte non saprei dirlo.
In poco tempo la sua vita è stata sconvolta troppe volte, eppure è qui.
A sorridere.
Io non riuscirei.
Mi correggo. Io non ci sono riuscito.
Segretamente non riesco nemmeno a comprendere la situazione.
Dopo quasi dieci anni ho ritrovato mia figlia.
Che ora ha un figlio.
Non ero pronto.

Jean

Tony sorride guardando il piccolo Steve.
"Se diventerà come la persona da cui prende il nome allora starò tranquillo" mi sorride.
"Oh santo cielo!" esclamo.
"Ora perdonaci ma dobbiamo andare" Steve torna da me.
Allontanandomi so cosa leggerei nello sguardo di Tony se lo guardassi.
Un misto di felicità, nostalgia e rimorso.

Invece che andare in camera mia vado da Steve. Quello grande.
Devo trovargli un soprannome, si rischia di confondere tutto, altrimenti, troppe persone con lo stesso nome.
Cap direi che andrà bene.
"Steve?" lo chiamo bussando.
Non ricevo nessuna risposta, ma entro comunque.
La stanza è vuota.
"Non ti vuole vedere? È così?" scherzo prendendo una delle piccole mani del bambino.
"Si arrabbierà? Credo di no" rifletto ad alta voce sedendomi sul letto.
Faccio invece sdraiare Steve, cominciando a giocare con lui.
"Ehi" mi saluta una voce alle mie spalle.
Mi giro con un sorriso.
"Scusa se sono entrata. Avevo voglia di vederti" mi giustifico.
"Tranquilla, puoi venire quando vuoi" mi ricorda.
"Come sta questo piccolino?" si siede accanto a me.
"Bene. Siamo appena stati da Tony. Mi ha costruito un'armatura, lo sapevi?"
"Sì, me l'aveva accennato"

"Come credi la prenderebbe?" domando.
"Prenderà" mi corregge.
"Certo..." mormoro.
"Non lo so, comunque. Diciamo che una famiglia non era esattamente nei suoi progetti più prossimi. Non so se avesse cambiato idea nell'ultimo periodo. Magari con te era diverso. Vedremo, insomma" in pratica sta cercando di dirmi che la prenderà male.
Semplicemente perfetto.
"Chissà cosa penserebbe mia madre" sospiro.
"Chissà cosa penserebbe tua nonna" ride Steve.
"Certo. Non scordiamocela. Com'era? Ai tuoi tempi, intendo" mi rivolgo a lui, curiosa.
"Sinceramente? Era una donna fantastica, la più forte che abbia mai conosciuto. E l'ho incontrata prima di... beh, tutto questo" si indica con un sorriso.
"Non ti è sembrato strano rivederla?" chiedo ancora.
"Certo che lo è stato. Ma l'ho rivista, e questo mi è bastato" sorride.
Chissà se anche Bucky penserà lo stesso.

"Credo di aver preso una decisione" decreto.
"Mi accompagneresti in un posto?" mi alzo.
"Devo avere paura?" scherza.
"Un po', sì" gli reggo il gioco.
"E tu? Vieni con noi?" mi sento un po' stupida a parlare con il piccolo Steve.
So che non può capirmi. Beh, fa niente.
"Dai, andiamo, o cambierò idea" lo incoraggio.

Poco dopo siamo tutti e tre per le strade di New York.
"Questi clacson sono quasi un paradiso rispetto al rumore di stanotte" mi guarda.
"Ehi non è colpa mia. È un bambino. È ovvio che pianga" gli spiego.
"Dirò comunque a Tony di insonorizzare la tua camera" convinto lui.
"Dove stiamo andando, di preciso?" lo dice come se avessimo fatto il giro del mondo.
"Manca poco, dai" sbuffo divertita.
Alla fine mi fermo di fronte ad un negozio.
"Sei seria?" sgrana gli occhi.
"Assolutamente" entro dal parrucchiere.

Appena esco la mia chioma bionda, come la chiamava la mia famiglia, è sparita.
Più o meno.
Li ho tagliati alle spalle e li ho arricciati, giusto per cambiare un po'.
"È un bel cambiamento" osserva Steve.
"Non ti sfugge niente, eh?" rido.
La cosa traumatica sarà il ritorno alla Torre.

Infatti tutti si voltano a guardarmi.
"Ehi.... wow" Tony fa per sorpassarci ma si ferma, sbigottito.
"Che hai fatto?" chiede squadrandomi.
"Ho tagliato i capelli" rispondo. È abbastanza ovvio.
"Ma dai? Non ci ero arrivato. Intendo perchè" spiega.
"Ah. Non so, avevo voglia di cambiare" alzo le spalle, noncurante.
"Troppi cambiamenti, per i miei gusti!" esclama facendo per andarsene.
"Non vuoi sapere come il tuo Steve si è comportato?" ammicco.
Lui si ferma. Sapevo che avrebbe funzionato.
"E va bene!" cede.
"Erano così carini. I due Steve, uno tra le braccia dell'altro. Poi uno ha cominciato a piangere. Non ti dirò chi" rido.
"Mi sono davvero perso una scena incredibile, allora" nei suoi occhi c'è una strana luce.
"Prenderò in considerazione la cosa" sorride malizioso.
Ho combinato un bel disastro.

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E CHE BEL DISASTRO.
Non ne avete idea.
Comunque bom, little Steve Barnes vita mia.
Sto adorando.
Tra l'altro ogni riferimento è puramente casuale (spiego: in uno dei primi capitoli Jean aveva detto a Bucky che il giorno in cui si sarebbe tagliata i capelli sarebbe stato da segnare sul calendario. E bom, avevo voglia di inserire questa piccola cosa).
Okay la smetto e vado a scrivere il capitolo 42.
Siamo già a 42 capitoli, mi viene malissimo.
Che depressione.
Besos

You remember? I do || Bucky Barnes ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora