"Mi dici dove stiamo andando?" chiedo per la quarta volta. So che abbiamo sorpassato il ponte di Brooklyn, ma nulla di più. Non ho girato così tanto New York da capire con precisione dove siamo.
"Fidati di me e basta" per la quarta volta mi dà la stessa risposta.Giungiamo in un quartiere prettamente residenziale, con le case dai colori chiari e il giardino subito di fronte.
Un bel quartiere, insomma.
Bucky ferma la macchina di fronte ad un edificio diverso dagli altri. Non saprei dire in cosa. Sembra solo più... vissuto?
"Dove siamo?" domando.
Bucky non risponde. Prende dalla tasca un mazzo di chiavi e mi fa strada.Appena entrata mi sento subito a mio agio. L'interno è chiaro, non proprio bianco, ma quasi.
C'è un corridoio che lascia intravedere il salotto, in fondo, e la cucina, subito sulla destra.
"Vai a vedere" mormora il ragazzo al mio orecchio.
È tutto arredato con estrema cura. I mobili in legno chiaro danno un senso di estrema tranquillità.
Mi dirigo prima in salotto, dove vengo subito attratta da una finestra che dà sul giardino posteriore. Semplicemente perfetto. Il resto della stanza è arredato come di consuetudine, ma con uno stile leggermente retrò.
Torno in corridoio, e Bucky mi accompagna su per le scale.
Un altro corridoio con tre porte. Forse quattro.
La prima porta ad un bagno. La seconda e la terza sono due camere da letto. La prima matrimoniale, anch'essa arredata con mobili chiari. La seconda mi stupisce. Ha un armadio in più ed una piccola finestra sporgente verso l'esterno, con sotto un piccolo divano, a colmare il vuoto. Addossato alla parete c'è un letto singolo, e nell'angolo c'è una culla.
Guardo Bucky stupita."Era camera mia" spiega.
"Cosa? Questa... questa era casa tua?" chiedo sorpresa. In modo positivo, ovviamente.
"Sì" sorride.
"È... è meraviglioso!" esclamo. Questo mi ha portato ad essere più propensa a trasferirmi, anche se ho ancora dei dubbi.
"Quindi è una casa degli anni 40?"
"No, beh, del 1900. Era dei miei nonni, poi loro si sono trasferiti e i miei genitori sono venuti ad abitare qui" questa cosa mi mette un pochino a disagio. Insomma, è un luogo storico, ha più di cento anni.
Guardo il letto.
"Non riesco proprio ad immaginare un piccolo te che dormiva qui" sorrido.
"Sì, beh... sembrerebbe strano anche a me, se non lo ricordassi così bene" ha una strana luce negli occhi. L'avevo vista solo un'altra volta: quando parlava di sua madre.
"Bucky, è tutto perfetto, ma ho bisogno di tempo" mi rabbuio.
"È naturale. Ricordati solo che questa casa non andrà via" sorride e mi bacia in fronte.Quando torniamo a casa ho la mente piena di dubbi.
Da una parte mi piacerebbe moltissimo andare a vivere con lui. Dall'altra non so se sono pronta.
E una volta deciso non si torna indietro.
Che fare...?C'è uno strano silenzio, in tutta la struttura, e scopriamo che sono tutti molto intrigati da una partita a carte che si sta giocando tra Tony Stark e Thor. Come sappia giocare non me lo spiego.
Assisto anch'io alla scena, ed è impagabile.
"Che state facendo? Tutti al lavoro, forza!" grida Fury entrando in quel momento.
Almeno ho assistito a cinque secondi di partita. Che gran risultato."Jean" mi saluta Steve avvicinandosi.
"Ehi" sorrido.
"Ho saputo del negozio, mi dispiace" dice.
"Oh, non fa nulla, ma credo che Lily sarà alla porta tra poco" rido.
"Fammi scappare allora" si finge spaventato.
"Bucky mi ha portato a vedere casa sua" lo informo.
"Davvero? Adoro quel posto" si abbandona ai ricordi.
"Ti porterà lì?" chiede poi.
"Non so. Lo spero" ammetto arrossendo.
"Quindi hai deciso?" domanda ancora.
"No... ci sto ancora pensando"Prima di tornare in camera prendo un enorme foglio di carta e un pennarello.
Poi mi metto a fare una lista dei pro e dei contro dell'assecondare la richiesta di Bucky.
Alla fine i pro sono innumerevoli, ma i contro sono più seri.
La lista non mi ha portata da nessuna parte, in poche parole. Fantastico.
Alla fine decido di mettere in atto l'idea peggiore che potesse venirmi.
Chiamare Lily.Le spiego tutto per filo e per segno, e come previsto comincia a strillare al telefono.
"Come non hai ancora accettato? Hai ancora dubbi? Se vuoi vado io, eh. Muoviti a fare le valige! Non sei ancora pronta?" mi tempesta di domande.
"Lily, non so se sono pronta! Ho solo 18 anni..." mi difendo.
"Non mi importa! Ora tu alzi quel tuo bel sederino dal letto, dalla sedia, od ovunque tu sia e vai subito a preparare le valige, perchè ti trasferisci!" esclama decisa.
Avessi io tutta quella decisione... bah.
"D'accordo... Grazie Lily" rido e chiudo la chiamata, ignorando le sue lamentele.
A quanto pare l'unica a non essere convinta sono io.Oh, e a quanto pare tutti sono a conoscenza della notizia.
Niente segreti, dimenticavo.
Mi ritrovo cinque o sei volte a dover ripetere le stesse cose, ed è lquanto irritante.
Finalmente trovo Bucky.
"Dovevi proprio dirlo a chiunque?" lo rimprovero.
"Io non l'ho detto a nessuno. Stavo per venirti a dire la stessa cosa, anzi" in quel momento ci voltiamo entrambi vero Steve, che finge di non sapere nulla.
"Trovato" ridiamo.
"Scusa" dico poi.
"Tranquilla. Spiegami solo una cosa: cosa dovrebbe essere il cartellone in camera tua?" chiede.
Non rispondo.
"Vuoi o no che venga a vivere con te?" rido un secondo dopo il dovuto.--------------
Ma vado io a viverci, con te.
Non ci penso due volte.
E va bene, altro capitolo finito, siamo già al 20°, wow.
In ogni caso sono troppo felice, perchè vedo che vi sta piacendo, e sono tipo in adorazione.
Vi amo tutti troppo.
Besos.
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You remember? I do || Bucky Barnes ||
Fanfiction[IN REVISIONE] Da quando Jean lo ha incontrato, quella notte, in quella piccola stanza, tutto è cambiato. Eppure non sapeva che la sua vita sarebbe stata stravolta di nuovo. E ancora. E ancora.