Capitolo 39 - trasloco... un altro?

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"Steve?" lo chiamo bussando alla porta.
"Entra pure" coraggio Jean.
Mi saluta con un sorriso.
"Mi aiuti... a fare le valige?" azzardo.
"Parti?" chiede confuso.
"No. Torno a casa. Ho deciso" gli comunico.
"Credo sia giusto. Verrò anch'io. Sempre che non ti dia fastidio" propone.
"Certo che no, anzi. Ho un estremo bisogno di te" dico.

In una scarsa mezz'ora è tutto pronto e stiamo salutando la squadra.
C'è anche Nat, che pare essersi calmata.
"Ci vediamo" dopo una rapida occhiata esco dall'edificio.
"Grazie Steve" gli sorrido.
"Di nulla. Mi manca quel posto, te l'ho detto" mi ricorda.
Carica i bagagli in macchina e ci avviamo verso Brooklyn.
"Non riesco a credere ad un altro trasloco... in questo mesi ce ne sono stati... quattro?" rifletto.
"Credo di sì. Quando fai una vita come la nostra è normale" mi assicura.

"Vado a sistemare le cose nella stanza accanto" dice sorpassandomi.
"Puoi stare insieme a me, non mi dà fastidio" lo fermo.
"Secondo me sì. Ma se insisti" aprendo l'armadio troviamo ancora gli abiti di Bucky.
"Credo sia il caso di spostarli..." quell'affermazione mi costa tanto.
Davvero tanto.
"Faccio io" propone e non posso che essergli grata.
"Sei sicuro che non sia un problema restare qui?" gli chiedo per la millesima volta.
"La prossima volta che me lo chiedi me ne vado" risponde dalla camera accanto.
Sorrido involontariamente.

Scendendo in salotto mi ritrovo una bella macchia sul parquet.
I vetri infranti del bicchiere sono ancora lì.
Sono passati mesi e nessuno li ha raccolti.
Com'è possibile? Non sono andata subito alla Torre.
Eppure sono ancora lì, esattamente com'erano il giorno del ritorno della squadra.
"Steve come faccio a togliere le macchie di acqua... e sangue? Dio, devo essermi tagliata con i pezzi di vetro" mi chino a raccoglierli.
"Cos'è che è successo?" Steve entra in salotto.
"Va tutto bene, ho solo il pavimento da pulire" mi lamento.
"Faccio io se vuoi" figuriamoci.
"Ma ti pare" rimpondo infatti.
"Io ci provo"

"Quanto pensi ci vorrà?" mormoro a cena.
"Non lo so. Dovrei andare a parlare con i medici e..." lo interrompo.
"Non mi riferivo a lui. Quanto pensi ci vorrà per perdonare Tony" lo correggo.
"Ah. Quello non posso saperlo" mi guarda per un attimo.
"Non riesco a capire. Davvero"
"Jean devi smetterla di pensarci. Altrimenti ci vorrà molto più tempo" mi ferma.
"Ci provo, ma è così difficile! Sono successe troppe cose tutte insieme, lo sai anche tu. Non ero pronta, non so come fare per andare avanti!" mi passo una mano tra i capelli, stressata.
Steve non mi risponde.
"La finisci?" chiede poi rivolto al mio piatto.
"Tieni pure" alzo gli occhi al cielo con un sorriso.

"Dai Steve, non fare il bambino" lo rimprovero.
"Non posso farci nulla. Mi hanno insegnato così. Non posso dormire con te" si giustifica.
"Fai come vuoi, dico solo che na quell'altra parte non ci stai" gli ricordo.
"Ci starò" insiste.
"E invece no" ribatto alzandomi.
"Dove stai andando?" mi chiede sorpreso.
"A dormire di là. Direi che così va bene, no?" rispondo seccata.
"Non ci provare!" cerca di afferrarmi per un braccio.
"Hai intenzione di fermarmi? Benissimo. Buonanotte" me ne vado ancora prima che possa ribattere.

L'altra camera è effettivamente più piccola, ma mi sento stranamente a mio agio.
E sì, il letto è comodissimo, non come mi sarei aspettata.
"Domani tocca a me" mi grida Steve.
"Dormi e falla finita"

Ci metto un po' ad addormentarmi, ma alla fine ce la faccio.
Mi sveglio con il sole già alto.
Faccio per andare a cambiarmi, ma forse Steve sta ancora dormendo.
Figuriamoci, si sarà svegiato alle cinque per andare a correre.
Invece sta ancora dormendo.
"Steve?" lo chiamo posandogli una mano sul braccio.
Lui si lamenta, senza svegliarsi, e si volta dall'altra parte.
Come potrei fare...?
Mi viene un'idea.
Non sono così crudele però... e invece sì.

Prendo il cellulare e faccio partire la classica sveglia militare, con tanto di tromba e grida dei superiori.
"Sono sveglio..." Steve cerca di destarsi, ma gli risulta difficile.
"Ehi, che ti succede?" chiedo preoccupata.
"È stato il sonnifero di ieri sera" risponde.
"Sonnifero? Perchè, ha fatto effetto?" non credevo fosse possibile.
"Ne ho prese due boccette" ah, ora ha senso.
"Vuoi che ti aiuti?" domando mentre tenta di alzarsi.
"No, ce la faccio" si mette a sedere.
"Da quando non riesci a dormire?" non è mai successo prima.
"Non lo so. Forse lo stress" azzarda.
"Nemmeno io ho dormito, stanotte. Magari la prossima volta dimmelo che giochiamo a carte" rido.
"Sì, sicuramente"

"Come credi se la passi la squadra senza di te?" lo prendo in giro qualche ora dopo.
"Sinceramente? Credo che la Torre stia esplodendo" ride insieme a me.
"No, seriamente, non credo si distruggeranno a vicenda. Non in così poco, almeno" è una risposta migliore di quanto mi aspettassi.

"Io esco. Vuoi venire con me?" mi chiede sulla porta.
"No, sto bene qui. Ho un pavimento da smacchiare, se ben ricordi" gli mostro lo straccio che tengo in mano.
"Ti lascio allora" si chiude la porta alle spalle con un sorriso.
Io mi dirigo verso il mio avversario.
"Bene. Buon lavoro Jean" mi prendo in giro da sola. Ottimo.
La mia attenzione viene però catturata da qualcos'altro.
Il bottone sotto la televisione.
Tanto non ho nulla da perdere penso premendolo.
Come previsto l'anta si apre, ma c'è qualcosa al suo interno.
Una fotografia. Quella che teneva sul comodino, con la sua famiglia.
Sorrido alla sua vista.
"Guarda un po' cosa mi hai combinato"

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Che capitoli inutili...
Si sta un po' banalizzando, eh?
Lo so, ne sono consapevole.
Ma speriamo di riuscire a fare meglio.
Vi avviso già che nel prossimo capitolo ci sarà un salto temporale di qualche mese.
Se non capite è per questo.
PREGHIAMO INSIEME CHE LA STORIA MIGLIORI.
Besos

You remember? I do || Bucky Barnes ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora