Capitolo 2 - Steve

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Lo guardo senza realmente capire cosa stia dicendo. Seguo con lo sguardo il colore dei suoi occhi, la curva delle sue labbra mentre mi parla, il chiaro biondo dei suoi capelli. Mi era davvero mancato.
"Jean!" mi richiama per l'ennesima volta, schioccando le dita di fronte al mio viso. Riporto lo sguardo ai suoi occhi
"Hai capito almeno una parola di quello che ho detto?" mi chiede. Non rispondo, arrossendo per l'imbarazzo. Averlo di fronte dopo così tanto tempo non mi ha dato modo di pensare ad altro.
"Jean, hai ricevuto degli ordini e non li hai seguiti. Ci hai messi tutti in pericolo" esclama irritato.
"Come?" voglio sapere di più.
"Avevamo un tempo stabilito. Abbiamo sforato solo di pochi secondi, ma sono bastati per renderci rintracciabili dai radar nemici" mi spiega.
Rimango in silenzio. Non pensavo di aver creato così tanti problemi, volevo solamente assicurarmi che Bucky non fosse in pericolo, quando non l'avevo visto accanto a me.
"Capitano" il ragazzo che ho riconosciuto come Sam ci raggiunge.
"Non sembra che nessuno ci stia seguendo" lo informa.
"Per ora" aggiunge Steve. È pessimista. Vorrei dire qualcosa, ma il biondo mi zittisce con un gesto della mano.
"Hai già fatto abbastanza" mi lascia sola, dirigendosi verso la cabina di pilotaggio con Sam.
Trattengo le lacrime con difficoltà. Mi passo una mano tra i capelli respirando profondamente. Bucky mi si avvicina, guardandomi curioso.
"Posso chiederti una cosa?" Come vi conoscete?" domanda, fermandosi accanto a me.
"Io e Steve?" il ragazzo annuisce.
"Lo conosco da tutta la vita, credo... penso fosse amico dei miei genitori, o di mia nonna Peggy,  è sempre stato come un fratello" gli spiego rapidamente. Non mi ero mai fatta troppe domande sul ruolo di Steve nella mia vita. So solo che c'è sempre stato, da che ne ho memoria.
Bucky non proferisce parola, completamente assorto nei suoi pensieri. Gli rivolgo un mezzo sorriso e mi siedo accanto ad una delle pareti metalliche. Dopo qualche secondo, il ragazzo mi raggiunge.
"Scusa per prima" mormoro.
"Per prima?" chiede lui, sorpreso.
"Sì... per aver rischiato di mandare a monte l'operazione. Siete venuti a salvarmi ed ho fatto un casino. Grazie, a proposito" sorrido timidamente, dopo quelle parole.
"Di nulla, credo" anche lui si lascia andare in un sorriso imbarazzato.

Dopo ore di viaggio mi ritrovo a fissare una lucina ad intermittenza. Rossa. Un secondo si accende ed uno si spegne. Va avanti da un tempo che mi pare interminabile, anche se, probabilmente, sono passati solo pochi minuti.
"Che giorno è?" chiedo.
"Agosto... il 19 agosto, se non sbaglio" risponde Bucky.
"Da quanto ero rinchiusa?" domanda a sua volta.
"Quasi un mese" faccio un rapido calcolo.
"Un mese?" il ragazzo è più stupito ed interessato di quanto mi aspettassi.
"Beh, sì... a meno che non sia passato un anno" azzardo una battuta e fortunatamente Bucky sorride, sollevandomi dall'imbarazzo. Ha davvero un bel sorriso.
"Sai tra quanto arriveremo? Il mio povero fondoschiena sta diventando della stessa forma di questa... cosa" scherzo. Mi pento immediatamente di averlo fatto, realizzando le mie parole.
"Scusa, io... non intendevo dire questo" cerco di giustificarmi, ma a Bucky non sembra aver dato fastidio.
"Tranquilla. In effetti sono davvero scomode" mi regge il gioco.

"Stiamo atterrando!" esclama Steve uscendo dalla cabina di pilotaggio.
"Andiamo a sederci in un altro posto" propone il moro alzandosi, mentre faccio la stessa cosa.
Poi, con un boato, qualcosa colpisce l'aereo, facendolo precipitare di parecchi metri. Istintivamente mi aggrappo a Bucky, che mi sostiene come può. Il suo braccio è freddo, contro la mia pelle e mi rendo conto che si tratta di un braccio bionico. Fortunatamente il pilota riesce a riprendere il controllo prima che l'aereo si schianti al suolo.
"Va tutto bene?" mi chiede Bucky sinceramente preoccupato, tenendomi ancora vicina a sé. Io annuisco.
Steve e Sam ci raggiungono. Il biondo mi si avvicina in un attimo.
"Come stai?" domanda squadrandomi da capo a piedi.
"Sto bene" cerco di tranquillizzarlo.
"Ne sei sicura?" insiste.
"Sicurissima" ripeto.

Non appena atterriamo ci viene incontro un uomo completamente vestito di nero con una benda sull'occhio sinistro.
"Capitano, cos'è successo?" chiede fin troppo duramente.
"È colpa mia" intervengo subito.
"Non sto parlando con te" ribatte l'uomo. Faccio un passo indietro, imbarazzata.
"Ci hanno attaccati" risponde Steve.
"L'avevo capito, ma perché?" domanda ancora l'uomo in nero.
"Non lo sappiamo" mente il biondo per proteggermi.
Mi sento tremendamente in colpa. È a causa mia che siamo entrati nei radar.
"Barnes, porta via la ragazzina" ordina l'uomo.
"Subito, signore" Bucky è sull'attenti.
"Andiamo" il suo tono è molto più dolce quando si rivolge a me.
Prima di allontanarmi rivolgo uno sguardo a Steve, che annuisce debolmente. Non voglio che subisca le conseguenze delle mie azioni.

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Jean nipote di Peggy?
Non ve l'aspettavate, dite la verità.
Okay, la smetto.

You remember? I do || Bucky Barnes ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora