La struttura è semi-vuota.
Gli Avengers sono partiti da un paio di giorni per recuperare Natasha, la vera Natasha, e qui sono rimasti solamente i dipendenti "comuni". Ed io.
Non sapendo che fare girovago per i corridoi e capito all'ultimo piano.
Quello con le stanze vuote e inquietanti.
Entro in un paio, e mi stupisco, aprendo una delle porte.
Un pianoforte. E uno di quelli belli, uno di quelli a coda, bianco. Santo cielo, credo di avere gli occhi a forma di cuore, al momento.Ho preso lezioni di musica, quando ero piccola. Insomma, ho suonato per quasi dodici anni, ciò significa che ogni volta che vedo un piano mi sciolgo.
Mi chiedo come mai abbiano abbandonato qui questa meraviglia. E se Tony me lo lascerebbe portare via.
"Ti piace?" una voce si fa strada nei miei pensieri.
Vedo una figura sullo stipite della porta, ma non riesco a distinguere bene chi sia, vista la scarsa luce. Quando mi si avvicina capisco di chi si tratta.
Non lo fermo quando mi si avvicina. Steve ha ragione, non posso vivere nella paura.
"Direi di sì" commento passando una mano sul legno laccato di bianco.
"Suoni?" chiede Bucky sorpreso.
"Più o meno" mento.
"Vedrò che posso fare"
"Cosa?"
"Magari lo possiamo spostare in camera tua. Ma solo se un giorno mi farai sentire qualcosa"
"Certo!" esclamo entusiasta, gettandogli le braccia al collo.Sì. Mi sono lasciata alle spalle tutto. Ho assunto una mentalità... diversa, ecco. Mi vivo il momento.
Forse fin troppo.
Quando scendo nel salone e vedo una testa rossa corro verso la ragazza e la abbraccio.
Lei mi guarda confusa.
"Chi dovresti essere?" mi chiede.
"Oh scusa. Giusto, non ci conosciamo. Sono Jean" mi presento porgendole una mano con un sorriso.
Lei la stringe energicamente.
"Avrete tempo di conoscervi, direi" interviene Tony.
"Nat devi seguirmi. Sono successe parecchie cose, in tua assenza. Meglio metterti al corrente" i due si allontanano."L'ho traumatizzata" scherzo.
"Certo, la temibile Jean ha terrorizzato la Vedova Nera" mi regge il gioco.
"So di essere capace" mi pavoneggio.
"Oh certo..." mormora Bucky con un mezzo sorriso.
"Dai, non ignorarmi" mi lamento. Dò fastidio? No, non credo. Ho 18 anni e mi sto comportando da bambina? Sì. Sì esatto.
"Finiscila" non mi degna di uno sguardo.
"Mi sto allontanando..."
"Ciao"
Mi sono offesa. Volevo solamente un po' di attenzioni, mica la luna.
Mi avvio verso la porta, quando i miei piedi non sentono più il pavimento.
Istintivamente grido, ma solo per sentire una risata.
"Bucky!" esclamo sorridendo a mia volta.
"Cosa pensavi, che ti avrei ignorata?" scherza tenendomi ancora tra le braccia.
"Non lascio la possibilità a qualcun altro di starti vicino" mormora."Vai avanti tu, ti raggiungo tra poco" mi dice quella sera.
Non mi faccio troppe domande, e dopo un rapido bacio sulla guancia mi dirigo verso la mensa.
Saluto tutti i membri della squadra, e noto che tra loro non c'è Tony. In ogni caso mi chiedono di mangiare con loro, e accetto calorosamente.
"Quindi... come va con Barnes?" Clint non mi guarda, ma si vede che è curioso.
"Bene Clint, grazie. Di certo non bene come te con il tuo arco" lo prendo in giro.
Lui ride insieme agli altri, ma mi lancia lo stesso un'occhiataccia.Tony e Bucky non si vedono per tutta la sera.
Decido di tornare in camera e di non andare in giro a cercarli. Non avrebbe senso, perderei solo tempo.
Appena mi trovo di fronte alla porta della stanza vedo un biglietto.
"Spero di ripagarti per la mia assenza di stasera" che accidenti vuol dire?
Appena entro lo scopro.
Mi copro la bocca con entrambe le mani per non gridare.
Di fronte a me si trova un pianoforte. Quello bianco, di cui mi ero innamorata."Dio... Dio santissimo!" comincio a ripetere.
"Vedo che ti piace" Bucky spunta dal nulla.
"Stai scherzando, spero. Santo cielo, Bucky!" esclamo quasi saltandogli addosso.
"Ehi, calmati" ride cercando di liberarsi dalla mia stretta.
"Non vuoi provarlo?" aggiunge.
"Cosa? Certo!" corro verso il piano, ancora in adorazione. Non credo mi passerà mai.
"Mi avevi promesso che mi avresti fatto sentire" mi ricorda.
"Sì, sì" mi siedo di fronte a quella meraviglia, passando poi una mano sui tasti d'avorio.Butto giù quattro accordi, giusto per ricordarmi come si fa. Ma è come andare in bicicletta: una volta imparato non lo dimentichi più.
"Non credo che quello sia suonare" osserva Bucky dubbioso.
Io alzo un sopracciglio.
"Primo. Non avevo finito. Secondo. Credo di dover essere io a decidere cosa sia suonare o meno" cosa vuole saperne lui.
"Già... cosa posso saperne" mi legge nel pensiero. Poi mi fa cenno di spostarmi e mi dimostra di saper suonare. Piuttosto bene. Beh dannatamente bene. C'è qualcosa che non sa fare?
"In effetti non ci capisco nulla" mi sorride.
Io non mi scompongo e gli dimostro di saper eseguire alla perfezione la Sonata al Chiaro di Luna. Se so suonare qualcosa è quello.
"Da quanto suoni, esattamente?" mi chiede.
"Beh... quattro..." mormoro.
"Quattro anni?" si stupisce.
"Oh no. Da quando avevo quattro anni. Il che significa più o meno quattordici di studio" se prima era stupito ora è totalmente sbalordito.
"Che costanza" commenta.
"Già..." ridiamo entrambi, senza un motivo preciso."Ci vediamo domattina" mi saluta una volta che sono sotto le coperte.
Okay, non di mia spontanea volontà, ma secondo lui ho bisogno di riposare, quindi facciamo felice il signorino.
"Buonanotte pianista" lo saluto a mia volta.
Lui mi rivolge un sorriso ed esce.
Io rimango rapita a fissare la luna che si riflette sul bianco legno del pianoforte.
Potrei guardarlo per sempre.
Potrei guardare Bucky che suona per sempre.---------------
Wiiiiii, un Bucky pianista.
E di certo non è perchè io suono il piano. No.
E di certo non è perchè anche la mia crush suona il piano.
Assolutamente no.
Hahahaha scherzo dai.
Cioè è vero, ma lasciamo perdere, per l'amor del cielo.
Besos.
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You remember? I do || Bucky Barnes ||
Fanfiction[IN REVISIONE] Da quando Jean lo ha incontrato, quella notte, in quella piccola stanza, tutto è cambiato. Eppure non sapeva che la sua vita sarebbe stata stravolta di nuovo. E ancora. E ancora.