Vado alla Torre il più in fretta possibile.
Chissà cos'è successo.
Tony mi aspetta all'ingresso.
"Ehi bimba" mi saluta con un sorriso.
"Quanto è grave?" chiedo preoccupata.
"Grave? Non è successo niente, solo stasera abbiamo un impegno" mi informa.
"Un impegno?" chiedo confusa.
"Certo. Non te l'avevo detto? Non importa, c'è una festa. E senti un po': è a tema anni 40" è entusiasta. Io un po' meno.
Beh, in ogni caso mi distrarrò un po'.
"Quindi devo aiutarti a prepararti?" domando.
"Certo che no. Io devo aiutarti" sorride.
"Cosa? No, ovviamente. Io non vengo" mi oppongo.
"E invece tu verrai. Non vorrai lasciarmi solo" non si sta vergognando nemmeno un pochino?
"Va bene" cedo."Scusami, ma fai seriamente?" chiedo appena mi trovo di fronte al vestito che secondo lui dovrei indossare quella sera.
Non è nulla di che, in realtà, ma è dorato. Quindi anche no, grazie.
"Ovvio. E poi ti starà una meraviglia" me lo porge.
"Muoviti ad indossarlo che poi devi aiutare me e gli altri ad allacciare la cravatta" mi fa l'occhiolino.
Quindi ci saranno tutti, stasera.
"A dopo" chiudo la porta di quella che è la mia stanza, alla Torre.
Mi sorge un dubbio e apro il cassetto. La lettera è ancora lì.
Non ci pensare mi ripeto per la milionesima volta.
Indosso il vestito.
Sono un po' a disagio.
Insomma, non è una cosa che si indossa tutti i giorni.
Però è carino, ammettiamolo.
Mi guardo allo specchio un'infinità di volte, poi torno in corridoio. Scalza."Ecco cos'avevo dimenticato" ride Tony vedendomi.
Entra nella sua stanza ed esce con un paio di scarpe abbinate al vestito.
"Grazie" alzo gli occhi al cielo con un sorriso, indossandole.
"Eppure manca ancora qualcosa... certo!" estrae una collana di perle dalla tasca.
"Tutta per te. Dai, voltati" mi allaccia il gioiello, e niente, non posso che adorarlo.
"Dimmi una cosa, quanto hai speso per me, durante questi anni?" rido.
"Troppo, bimba. Troppo. Ma ne vale la pena" mi abbraccia.
"Mi dispiace rovinare il quadretto, ma qualcuno ha dimenticato questo" Steve è dietro di noi e mostra quello che dovrebbe essere un farfallino.
"Oh, era di mio padre. Lo indossava durante la Expo" sbuffa. Gli deve proprio piacere.
Steve invece è una meraviglia.
Indossa un'uniforme militare, immagino originale di quegli anni.
"Ti sta troppo bene" gli dico.
"Grazie, credo" mi sorride.
"La ragazza ha ragione, Capitano. Potrebbero guardarti, vai a cambiarti, su" scherza Tony.Indovinate chi è la più bella?
Vi dò un indizio: il suo nome comincia per N e finisce per atasha Romanoff.
Eh già.
Come fa ad essere single? Perfino una piccola rapa come me ha trovato qualcuno.
"Bisogno di aiuto?" mi chiede vedendomi indaffarata di fronte ai prodotti per il trucco.
"Magari" rido imbarazzata.
"Non è difficile. Qusi niente sugli occhi, ma d'obbligo il rossetto rosso" sorride maliziosa.
"Ora sì che sono a mio agio"Alla fine non va così male, ammettiamolo.
Per essere la prima volta che seguo le mode degli anni 40 devo essere fiera di me.
Comunque ho ancora il morale a terra, e l'ultima cosa che vorrei è andare a questa festa.
Uscendo dalla stanza vedo che Steve e Tony hanno preparato alla perfezione anche mio figlio, facendogli indossare un'uniforme in miniatura.
"Sorpresa" ridiamo."Thor non credo che tu stia esattamente seguendo lo stile anni 40" osservo squadrandolo.
"Certo! Ad Asgard nell'anno 40 i pastori utilizzavano mantelli di pelle di mucca!" esclama fiero.
"Stiamo parlando nel 1940 terrestre" gli ricordo.
Lui non risponde e sparisce in biblioteca.
"Non posso crederci" sorrido quando arriva Sam.
"Beh lui vive letteralmente su un altro pianeta. Non puoi aspettarti troppo" gli tiro affettuosamente un pugno sulla spalla.
"Tu non vieni?" chiedo notando che non è elegante come tutti gli altri.
"Decisamente no. Tengo la Torre tutta per me, non è male. Dovresti pensarci qualche volta" risponde.
"Oh, l'ho fatto. Ma mi sentivo sola e mi sono messa a chiacchierare con J.A.R.V.I.S." ricordo con un sorriso.
"Che giornata interessante, allora" ride con me."Possiamo andare?" Tony alza gli occhi al cielo, spazientito.
"Di solito sei tu quello in ritardo" gli ricordo.
"Ci sei, Peter?" lo chiamo.
Lui arriva di corsa.
"Eccomi! Sono in tempo, vero?" domanda con il fiatone.
"Certo" rido.New York stasera è una meraviglia.
Tutte le luci si riflettono sui nostri occhi, regalandoci uno spettacolo indimenticabile.
"Dove stiamo andando, precisamente?" chiedo curiosa.
"A Central Park" risponde Steve.
"Central Park? L'hanno chiuso? Non l'avrei mai detto" di solito non si chiudono i parchi per una festa. Eppure Tony dev'essere più importante del previsto.
"C'è coda" ci informa Nat, alla guida.
"Nessun problema. Io e Jean possiamo andare a piedi" propone.
"Infatti" scendiamo dall'auto.
"A dopo" li salutiamo.
Mi sembra di sentirli ridere, ma non ne sono convinta."Allora... come vanno le cose? Tra te e..." chiede palesemente in imbarazzo.
"Bene. Alla perfezione" rispondo in fretta.
Non ho voglia di affrontare l'argomento con lui.
Eh no.
"Mmm... okay, immagino" non aggiunge altro.
"Dov'è il mio portafogli?" si ferma di colpo.
"Devo averlo lasciato in macchina... tu vai avanti, ti raggiungo dopo" si allontana.
"Ma..." cerco di protestare, ma lui si è già allontanato.
Genitore dell'anno, non c'è che dire.
Lasiciare la figlia da sola, in mezzo a New York, al freddo, vestita secondo un'epoca sbagliata diretta verso Central Park. Perfetto direi.
In ogni caso continuo a camminare, cercando di ripararmi come posso dal freddo.
Ovviamente cos'ho dimenticato? Il golfino.
Brava Jean, vedo che sei sempre concentrata su quello che fai.Finalmente ecco il parco, di fronte a me.
Mi affretto a raggiungerlo, pensando di aspettare Tony e gli altri.
Poi mi arriva un messaggio.Vai pure, stiamo arrivando.
-------------
Sto piangendo oceani.
Non vi dico perchè.
Sono cattiva, lo so.
Mua. Haha. Haha.
Besos.
STAI LEGGENDO
You remember? I do || Bucky Barnes ||
Fanfiction[IN REVISIONE] Da quando Jean lo ha incontrato, quella notte, in quella piccola stanza, tutto è cambiato. Eppure non sapeva che la sua vita sarebbe stata stravolta di nuovo. E ancora. E ancora.