Capitolo 12

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Eren
<<COME LEVI STARÀ VIA PER DUE GIORNI?!>> esclamo stupito.
<<Si Eren, mi ha chiesto un paio di giorni liberi ed io glieli ho concessi, visto il suo duro lavoro>> risponde mia madre, dopo avermi riferito dell'assenza di Levi.
<<E come mai?>> chiedo ancora, guadagnandomi un suo sguardo di rimprovero.
<<Non lo so Eren! Sarà per motivi personali, ho preferito non fargli troppe domande. Scommetto che tu già lo sappia ma Levi è un tipo riservato e non parla molto di sè!>> esclama mia madre, occupata a bere un sorso del suo caffè.
<<Lo so...>> sussurro.
Fin troppo bene...
Continuo, fra me e me.

Sospiro prima di alzarmi dal tavolo e salutare mia madre, uscendo da casa.
Motivi personali, eh?
Mi chiedo mentalmente, affrettando il passo.
<<Si... e Farlan sarebbe "i tuoi motivi personali"...>> mugolo tra me e me guardando i miei piedi muoversi velocemente sul marciapiede.
<<Due giorni... due interi giorni!>> continuo a dire, senza far caso alle persone che mi passano accanto e alle macchine che slittano veloci sulla strada.

<<Oi Eren!>> mi chiama qualcuno, ma io non ci faccio caso.
<<Certo... 2 giorni... per motivi personali, ovvero Farlan, senza nemmeno dirmi nulla...>> continuo a balbettare tra me e me.
<<Hey Eren mi senti?>> ripete qualcuno, ma io non ci faccio nuovamente caso.
<<Farlan, Farlan, Farlan... ma chi è questo Farlan? Da dove spunta? Che cosa vuole?>> mi domando, ma mi blocco quando, finalmente, riesco a sentire Armin chiamarmi.
<<EREN>> mi giro verso il biondo accanto a me che, per gli ultimi cinque minuti ha cercato di attirare la mia attenzione.
<<Oh emh... Armin scusa... ero soprappensiero>> dico spaesato, guardando Armin.
<<Si, me ne sono accorto>> ridacchia il biondo.
<<Eren, stavo per congratularmi con te per essere, per la prima volta, in orario... ma a quanto pare ti sei dimenticato qualcosa che ti obbligherà a tornare indietro di corsa>> dice Armin camminandomi accanto.
La strada per arrivare a scuola è la stessa ma, solitamente, visto il mio ritardo, non percorriamo la strada insieme.
<<Eh?>> chiedo interrogativo.
<<Lo zaino Eren, non lo vedo sulle tue spalle>> continua tranquillo.
<<Cosa?>> chiedo, prima di accorgermi di non aver nessun peso sulle spalle <<cazzo!>> esclamo poi, correndo verso casa, senza nemmeno salutare Armin.

Sulla strada del ritorno, correndo, mi guardo per la prima volta intorno.
Mi accorgo di un parchetto sul lato destro della strada, poco distante da casa mia.
Ora che ricordo, da piccolo ci venivo spesso.
Rallento il passo, fino a fermarmi ad osservare la struttura in legno, che comprende un paio di scivoli colorati ed un'altalena quasi completamente rotta.
Un tubo di plastica è posizionato in verticale, un'estremità su un'asta di legno che compone la struttura rialzata e l'altra estremità sul terreno, anche se non tocca perché deve permettere alle persone di parlarci dentro.
Da quanto ricordo serve per comunicare a distanza.
Una persone sale sulla struttura di legno e dice qualcosa nel tubo, molto piccolo, a volte di plastica o di metallo, e ció che ha detto viene ascoltato da una persona alla fine del tubo, che poi risponde, sempre parlando nel tubo.
La voce è leggermente rimbombante e molto spesso i bambini ci mettono dentro sassi o terra per farli arrivare al compagno alla fine del tubo.
[Ok ragazze/i, dopo questa bellissima descrizione per tentare di far capire cosa intendo posso morire in pace. VI PREGO DITEMI CHE AVETE CAPITO QUALE TUBO INTENDO SENNÓ DITEMELO CHE METTO UNA FOTO AHAH].

Dopo qualche secondo fermo a fissare il parchetto vuoto, scuoto la testa per risvegliarmi e ricomincio a correre verso casa.

Finite le lezioni, iniziate malissimo a causa della mia entrata in classe in ritardo, completamente sudato e ansante per la corsa, e dell'interrogazione di scienze grazie alla quale mi sono guadagnato un'altro 4, decido di andare a mangiare con i miei amici al bar accanto alla scuola.

My butler | ERERI/RIRENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora