Capitolo 22

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Levi
L'ho detto.
E, a dimostrare che tutto ció è accaduto realmente e non solo nella mia testa, sono gli occhi spalancati di Eren, che non riesce a dire una parola.

Per la prima volta, dopo tanto tempo, mi sto lasciando andare.
Ormai ho aperto gli occhi, ho esternato ció che ho sempre tenuto dentro e, in quest'occasione, non voglio perdermi nulla.
Non voglio perdermi nulla perché finalmente ho capito.
Questo ragazzo, nonostante i miei costanti sforzi, il muro che ho costruito con così tanta fatica lo distrugge come se niente fosse, con un solo sguardo e con un solo sorriso.

Perciò eccomi, sotto il suo sguardo spaesato. Mi avvicino nuovamente a lui, incapace di staccare i miei occhi dai suoi. Gli accarezzo la guancia, delicatamente, e, senza lasciargli il tempo di dire una parola, mi fiondo sulle sue labbra.

Mi sento talmente stupido, eppure in questo momento sono felice. Desidero che quel suo sorriso sia sempre rivolto solamente a me, che quei grandi occhi smeraldo non si allontanino mai dai miei e che quelle labbra non vengano mai baciate da nessun altro.
Questo ragazzo mi fa arrabbiare così tanto.

Eren
Sotto il suo sguardo, ogni parola scava a fondo dentro di me.
Ormai è tutto indelebile, e, anche se in questo momento mi sembra che tutto ciò non sia reale, me lo voglio godere e voglio assaporare ogni attimo.

Io e lui, solo noi due, in questa grande stanza. Abbracciati, sentendo il sapore dell'altro attraverso leggeri baci, prima semplici, poi più profondi. Dolcemente.

Anche se adesso sta accadendo ciò che ho sempre voluto, non mi basta.
Sono un egoista, ma è così, e lo ammetto.

Ho paura che domani torneremo ad evitarci a vicenda.
Ho paura che tutto questo andrà perduto.
Ho paura che faremo finta che nulla sia successo.
Sono così spaventato.

Ma allora perché le sue braccia, che mi stringono così forte, mi danno tutta questa sicurezza? Probabilmente nemmeno se ne rende conto, ma ogni mia azione è dettata dal suo sguardo.
Se devo cadere, voglio farlo tra le sue braccia, perché mi sento al sicuro, come se fossi chiuso in una bolla.
E la paura non c'è più.

Gli occhi spalancati.
Mi siedo velocemente sul materasso e mi passo la mano fra i capelli.
Sono le 7, e devo andare a scuola.
Sospiro e poggio i piedi a terra, alzandomi.
Sbadiglio rumorosamente per poi stropicciarmi gli occhi.
Improvvisamente un fulmine sembra attraversarmi completamente e la prima cosa che mi viene in mente è Levi.

Riesco a ricordare la sua voce calda sussurrare quelle parole, che ho atteso per così tanto tempo.
<<Mi piaci>> lo ha detto davvero?
Possibile che tutto questo sia stato solo una sogno?
È tutto così surreale.

Inizio a camminare in tondo nella stanza, tenendo una mano fra i capelli e rimurginando fra me e me.
<<Aah non capisco!>> esclamo ad un certo punto, buttandomi nuovamente sul letto e stringendo le coperte al petto.
<<Levi...>> sussurro solamente.

Quando la campanella suona io, troppo impegnato a fissare la finestra e a pensare, non mi accorgo della professoressa di scienze, che mi intima con una mano tesa verso di me, a consegnargli il foglio che ho poggiato davanti a me, sul banco.
Io, appena mi accorgo della sua presenza, rimango spiazzato guardandomi intorno e notando i miei compagni alzarsi dalle sedie e preparare le cartelle.

Lancio un ultimo sguardo alla professoressa e, comprendendo finalmente che vuole il foglio che ho sotto al naso, glielo porgo velocemente, non sapendo nemmeno di cosa si tratta.
Le sorrido forzatamente, mentre lei, subito dopo, si allontana dal mio banco, scocciata.

My butler | ERERI/RIRENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora