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Mentre cerco invano di raccogliere le mie forze, ispiro avidamente il suo profumo inebriante, continuando a tenere la testa nell'incavo del suo collo.

Un miscuglio di menta, tabacco e un fragranza che mi sa vagamente di Yves Saint Laurent. I miei polmoni si stanno espandendo furiosamente nell'intento di incamerare il più possibile questo mix micidiale, man mano che il mio corpo inizia a rilassarsi.

Justin non smette di accarezzarmi la schiena nemmeno per un secondo, forse è per quello che più cerco di mettere ordine tra i miei pensieri e più mi pare di annaspare nella confusione. O forse semplicemente ho bevuto talmente tanto che chiedere al mio cervello di riprendere ad esercitare le sue funzioni è veramente chieder troppo. Ma come ho fatto a ridurmi in questo stato pietoso? Non riesco proprio a trovare una spiegazione.

Com'è possibile che non mi sia resa conto di star esagerando?

"Mi dispiace, piccola. Mi dispiace così tanto." Sussurra, schioccandomi un piccolo bacio sulla spalla.

Inizialmente mi chiedo, dentro di me, se è il mio udito a prendersi gioco di me oppure egli mi sta davvero chiedendo scusa. Dopodiché, passo subito al domandarmi quale sia il motivo per cui egli sia così dispiaciuto. Ed è a questo punto che inizio a sentimi come se mi fosse appena stata tirata una secchiata di acqua ghiacciata addosso.

Alzando la testa, mi rendo finalmente conto di essere ancora a cavalcioni su di lui e un senso di panico mi assale tutto il corpo. In un movimento brusco e troppo affrettato, mi lancio sul sedile del passeggero e abbasso il vestito in modo del tutto frenetico fino a coprirmi nuovamente le cosce. Le mani mi tremano all'impazzata e una forte nausea fa capolino, costringendomi a inspirare ed espirare ripetutamente mentre divento tutt'uno col sedile.

"Parti." Asserisco in tono strozzato, affrettandomi ad aprire il finestrino. Improvvisamente mi sembra di essere davvero a corto di ossigeno.
"Jen, stai bene?" Mi chiede, posando una mano sulla mia coscia.
"Parti." Ripeto senza guardarlo, affrettandomi a liberarmi da quel tocco.

Se sto bene? Che idiota, certo che non sto bene! Sono in procinto di vomitare anche l'anima dopo aver evidentemente ingurgitato più alcol di quanto il mio corpo sia in grado di reggere. Ancora non mi spiego come io abbia fatto a lasciarmi andare in questo modo.
In più, ho appena realizzato di non avere un minimo di controllo sul mio stesso corpo. Ma, allo stesso tempo, benché nella mia ubriachezza io sia consapevole di non poter dare tutta la colpa a lui, non posso non chiedermi perché Justin non si sia tirato indietro vedendomi così incapace di ragionare?

Glielo chiederei se non avessi una paura tremenda di: a) mettermi a piangere; b) vomitargli in faccia. Entrambe le opzioni sarebbero abbastanza umilianti e credo di aver raggiunto il picco di umiliazione personale per questa sera. Perciò, mi limito a controllare i miei respiri mentre egli mette in moto.

Sobbalzo visibilmente quando sento il colpo che egli tira al volante, ma continuo a guardare fuori dal finestrino con veemenza. Non mi va di guardarlo. L'unica cosa che voglio è essere portata a casa al più presto.

Espiro, inspiro e chiudo gli occhi, cercando di estraniarmi da ogni stimolo che potrebbe condurmi ad avere una crisi isterica. I miei pensieri continuano ad essere ingarbugliati e indecifrabili, avvolti in una tale confusione che nemmeno io saprei da dove partire per metterli in ordine.
Seriamente, non ho mai bevuto così tanto e non so cosa mi abbia portata a superare quel limite invisibile che separa il buon senso da una completa perdita della dignità.

"Jen..." Sento dire, insieme ad una carezza fugace sul braccio. "Siamo arrivati."

Aprendo gli occhi all'istante, punto il mio sguardo su Justin indecisa su come comportarmi. Il mio primo impulso sarebbe quello di scendere dalla macchina senza proferire parola, ma il mio subconscio mi chiede di lasciare l'orgoglio da parte e rivolgergli la parola, in modo da assicurarmi che dalla sua bocca non uscirà mai niente riguardante ciò che è successo tra di noi.

Naturalmente, confesserò tutto a Clayton. Non ho il fegato di tenere per me un tale segreto e guardarlo negli occhi come se non fosse successo niente. Ma vorrei che fossi io a parlargli e che non lo scoprisse da altri fonti come, per esempio, la persona che più odia al mondo.

Eppure, qualcosa in quei occhi nocciola spenti, privi di quel luccichio malizioso che solitamente li caratterizza, mi dice che non c'è bisogno di esprimere a voce alta questa richiesta. È come se stesse cercando di rassicurarmi tacitamente, e io, per qualche strana ragione, mi fido.

Non ne farà parola.

Giusto?

"Suppongo che siamo entrambi d'accordo sul fatto che d'ora in poi sarebbe meglio far finta di non conoscerci nemmeno." Asserisco in una voce che viene fuori più ironica del dovuto.
Justin conferma con un cenno della testa e ogni legame tra di noi viene silenziosamente spazzato via mentre io mi accingo a scendere dalla macchina.

Ma egli non sembra ancora disposto a ripartire. Tant'è che la sua macchina resta appostata nel vialetto persino quando io sono ormai entrata in casa.

Per fortuna, nonostante il mio stato confusionario, mi ricordo di aver lasciato che Em usi la mia stanza per il suo pigiama party e non mi fiondo dentro, rischiando di spaventare lei e le sue amiche con il mio aspetto che credo, in questo momento, sia tutt'altro che piacevole.
Certo, se avessi saputo che la serata sarebbe andata a finire  con me che commetto una gran cazzata, mi sarei tenuta per me la mia tana che da circa vent'anni anni custodisce gelosamente ogni mio sbalzo d'umore,  che, per la cronaca, non sono pochi.

Chiudendomi alle spalle la porta della stanza di Em, mi ritrovo a chiedermi perché io invece di trovarmi a vivere ancora insieme a mia madre non abito sotto lo stesso tetto del mio ragazzo?
L'unica ragione che mi viene in mente è la mia stupidità. Se io non fossi una codarda, abiterei da un pezzo insieme a lui e, scommetto, non dovrei fare i conti con il peso di determinate scelte fatte per la mia troppa impulsività.

Ma ora è letteralmente troppo tardi per poter tornare indietro ed aggiustare i danni fatti inconsapevolmente, vero?

Stesa sul letto della mia sorellina e circondata da fin troppo rosa per i miei gusti, mi rendo conto di aver distrutto tutto.

Un senso di nausea mi assale nuovamente, ma vi resisto eroicamente e resto a fissare il soffitto in attesa di una rivelazione su come compiere un miracolo e trasfomarmi in Wonder Woman, in modo da poter risolvere i casini di Jen-la-ubriacona.

Molto presto però, capisco che nessun Santo è disposto a perdere tempo con una ragazzina che gioca a far la donna e che cade nelle sue stesse trappole. Perciò, ritorno con i piedi per terra e cerco una delle poche persone che sa sempre come procedere in qualunque situazione le si presenti davanti.
Prendendo il telefono, mi preparo a mandare un messaggio ad Ally ma la sfilza di messaggi che mi ritrovo da parte sua mi lasciano per un attimo interdetta.

Aprendoli uno ad uno, noto che sia tutto un susseguirsi di "Jen, no, torna indietro" e "Jennifer, sei ubriaca e lui tu sta guardando come se fosse pronto ad approfitrarsene", e, in fine, "Jennifer Marshall, ti prego, non fare cazzate!".
Sospirando di fronte all'ennesima dimostrazione di quanto io sia prevedibile, rispondo con un veloce "Troppo tardi.", prima di nascondere il telefono sotto il cuscino.

E nonostante siano quasi le tre del mattino e io a malapena riesca a reggermi  in piedi, sento il bisogno di alzarmi e fare avanti e indietro per la stanza, iniziando ormai a riflettere sul momento in cui la verità verrà a gala. Mi si mozza il respiro solo sfiorando questo pensiero, ma non voglio cacciarlo dalla mente, sapendo di dover abituarmi assolutamente a quest'idea.

Asciugandomi malamente gli angoli degli occhi che, per mia sfortuna, continuano ad inumidirsi, mi fermo di fronte alla finestra, per poi lanciare un veloce sguardo fuori da essa. D'istinto, serro la ma mascella quando scorgo la Camaro di Justin ancora nel vialetto.
Mi viene spontaneo chiedermi perché sia ancora qui, ma mi astengo dal fare qualsiasi cosa che potrebbe chiarirmi questo dubbio.

Abbiamo concordato entrambi sul fatto che sia infinitamente meglio ritornare ad essere due estranei, ed è proprio ciò che succederà.

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