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Dopo la visita di Hailey, mi sento letteralmente come se mi avesse investito un treno. E questo non fa altro che confermare il fatto che io sia incredibilmente lontana dal chiudere il capitolo "Justin".
D'altra parte, sarebbe perfettamente normale sentire un buona dose di preoccupazione, insieme alla voglia di rivolgere una preghiera veloce a qualche santo. E' una reazione piuttosto normale quando qualcuno di familiare, che tuttavia non fa più parte della tua vita, si trova in un grande pericolo.

Ma avere la sensazione che il proprio mondo sia in procinto di finire non è altrettanto normale.
Non dovrei aver voglia di piangere fino a restare senza lacrime solo sfiorando il pensiero che, ora come ora, non si sa nemmeno se Justin sia ancora vivo. Voglio dire, ho già preso in considerazione e assimilato la consapevolezza che questo faccia parte della serie di rischi che corre ogni giorno nel suo lavoro. Perciò, non dovrei sentirmi talmente sorpresa e i miei nervi dovrebbero decisamente essere più saldi.

D'altronde, la mia disperazione non aiuterà Justin a trovare il modo di salvare la propria pelle. La mia disperazione non serve a niente se non a farmi perdere il lume della ragione.

Eppure, pur essendo ben consapevole di ciò, mi lascio comunque andare in balia delle emozioni più distruttive.
Di punto in bianco, mando al diavolo tutti i miei buoni propositi, decidendo di saltare l'appello dell'imminente esame.
Già prima della visita di Hailey non mi sentivo capace di ritrovare la concentrazione adatta per riuscire a farmi entrare in testa mille concetti tecnici. Ora, invece, anche la sola prospettiva mi sembra una vera e propria tortura psicologica.

Ed è proprio per questo che abbandono il marketing senza pensarci due volte e opto piuttosto per la migliore alternativa che mi viene in mente: annegare le mie paure in una mezza bottiglia di vino rosso, reduce di una serata passata insieme ad Ally, mentre me ne sto seduta sul letto a contemplare il soffitto bianco, illuminato fiocamente dalla luce dell'abat-jour.

Ad un certo punto, qualche ora più tardi e a bottiglia quasi finita, mi sembra quasi di aver rimuginato talmente tanto su ogni pensiero che, casualmente, mi ha attraversato la mente, che penso di essere in grado di acquisire nuovamente un pizzico di razionalità. Ma è soltanto una vaga e fugace impressione, giacché il mio cervello si ostina a proseguire sulla stessa linea, tenendomi sveglia quasi per tutta la notte.

Il vino non mi è stato granché d'aiuto, se tralasciamo il pizzico di coraggio che mi ha dato per poter analizzare anche pensieri accantonati in un angolino del cervello.
Soltanto verso le quattro o forse addirittura le cinque del mattino riesco a chiudere occhio, quando ormai sono talmente stanca che persino le mie paranoie sembrano essere rimaste senza voce.

Dopo un paio d'ore di sonno profondo, simile più al coma che ad un riposino, mi sveglio di soprassalto e mi lancio immediatamente alla ricerca del telefono.
Il primo e unico pensiero che mi attraversa la mente è che potrei essermi persa una chiamata da qualcuno che ha notizie su Justin.
Poi, successivamente, mi ricordo che non ho nemmeno avuto la prontezza di fornire a Hailey un modo più rapido per contattarmi. Ma solo cinque secondi più tardi mi rendo conto che, lavorando per la polizia, sicuramente troverebbe un modo per farlo, se solo ci fossero nuove notizie.
Se ciò non è successo è soltanto perché ancora non c'è stata alcuna svolta.

Ad ogni modo, per quanto vorrei continuare il mio lungo ciclo di commiserazione, costringo me stessa a raccogliere il coraggio necessario per prepararmi ad un lungo pomeriggio nell'ufficio.
Ho salato il college, perché sarebbe stato letteralmente impossibile trovare la forza per alzarmi in tempo dopo aver passato la notte in bianco. Ma non posso fuggire da tutte le mie responsabilità.

E così, mi prendo tutto il tempo assolutamente necessario per cercare di fare un miracolo e assumere un aspetto meno sconvolto. Dopodiché, mi accingo addirittura ad addentare qualcosa, supponendo che una delle poche cose che potrebbero farmi sentire meglio sia proprio il cibo. Tuttavia, scopro presto che il mio stomaco non ne vuole sapere niente. Anche soltanto sentire l'odore di cibo mi porta ad aver paura che da un momento all'altro mi piegherò su me stessa e butterò fuori tutto l'alcol non ancora smaltito.

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