"Ragazzi, ho delle pessime notizie da darvi." Proferisce Jace, facendo in modo di trovarsi al centro dell'attenzione nel preciso istante in cui fa il primo passo nel loft, dove cala immediatamente un silenzio incredibilmente teso. Senza sforzarmi minimamente di nascondere il mio malumore, gli lancio qualche sguardo in attesa di sentire quello che ha da dire. Gli altri depravati sono già sull'attenti, formulando nelle loro menti malate ipotesi su quello che sta per comunicare loro questo idiota schifosamente egocentrico.
E francamente, dal canto mio, non mi prendo nemmeno la briga di analizzare attentamente le sue parole e cercare di arrivare ad una conclusione, perché, qualunque cosa sia successo, so di non essere in pericolo. L'unica cosa che potrebbe realmente scalfirmi sarebbe se Jace dichiarasse di essere a conoscenza della mia vera identità, ma sono convinto che se lui fosse stato talmente furbo da indagare a fondo, in questo preciso istante giacerei inerme in un fosso con una pallottola conficcata direttamente nel cuore. Se sono ancora vivo è perché, in fondo, non è poi così intelligente come pensa di essere."La polizia sta iniziando a starci con il fiato sul collo." Prosegue nel suo tono imperioso. "E' qualche giorno che stanno seguendo ogni mio passo e sono convinto che presto faranno la stessa cosa con ognuno di voi. Guardatevi bene le spalle e non fate alcuna cazzata, altrimenti potreste trovarvi con le chiappe al fresco prima di capire cosa vi ha colpito."
Il suo sproloquio mi fa quasi venir voglia di piegarmi in due dalle risate, ma mi tengo tutto il divertimento per me e continuo a lasciar trasparire soltanto una sana dose di indifferenza. L'unica pensiero che riesce a scuotermi è la consapevolezza che tra solo qualche giorno Clayton sarà già di ritorno e io non posso fare niente per impedirlo. Pur essendomi assicurato, in questi giorni, che sapesse con certezza chi è che ha preso il suo posto nel letto di Jen, non c'è modo di impedirgli di abbandonare Tokyo.
E chi mi dice che ha realmente intenzione di restarsene soltanto per un paio di giorni? Nessuno può metterci la mano sul fuoco, nonostante Jen ne sia convinta. E allora, quando la verità verrà a galla e dovrò affrontare la sua furia, lui potrebbe essere ancora qui e, con la scusa di volerla consolare, potrebbe cercare di rientrare nelle sue grazie. Perciò, anche provando e riprovando a farmi perdonare, forse a quel punto sarebbe letteralmente impossibile convincere Jennifer almeno a voler ascoltare le mie ragioni. Sarebbe un vero e proprio disastro.
"Seguimi." Vengo strappato all'improvviso dai miei pensieri, rendendomi conto che la riunione sia già finita e che io mi sia perso gran parte del discorso di Jace. Ed è proprio quest'ultimo che mi fa un cenno della testa per ribadirmi ancora una volta di raggiungerlo mentre si avvia con passi decisi verso l'uscita del loft. Al che io, alzandomi prontamente dal vecchio divano su cui fino ad allora sono rimasto in silenzio, seduto scompostamente, mi lancio un'occhiata intorno per assicurarmi che nessuno ci stia accordando una particolare attenzione. Ed una volta appurato che effettivamente sono più impegnati ad esprimere teorie sul perché improvvisamente gli sbirri si siano svegliati, con tutta la nonchalance che sono capace di ostentare mi porto una mano dietro alla schiena e, infilandola sotto la t-shirt, tocco distrattamente la guancetta ruvida della pistola, incastonata tra la cintura e i jeans, mentre mi affretto a raggiungere, finalmente, Jace.
"Credo di sapere chi sia la spia che ha messo la polizia sulle nostre tracce." Confessa quest'ultimo a voce bassa, non appena mi avvicino a lui. D'istinto ripeto il gesto fatto poco fa, e controllo nuovamente la velocità con cui potrei estrarre la pistola nel caso in cui ci fosse questo bisogno, ma, in realtà, dalla sua espressione capisco immediatamente che non sia poi così vicino alla verità.
"E' qui, tra di noi?" Mi informo, avvicinandomi ulteriormente.
"No." Mi smentisce immediatamente, per mio grande sollievo, scuotendo la testa con convinzione. "La polizia ha già trovato un sacco delle mie ragazze. Scommetto che quello stronzo di Clayton abbia a che fare con questa storia, sono pronto a mettere la mano sul fuoco."
"Ma Clayton non è al corrente di tutti i tuoi affari." Gli faccio notare, scandendo bene le ultime parole. In un certo senso, mi diverte vedere questo suo lato paranoico e trovo ancora più divertente alimentarlo.
"Non importa, in qualche modo avrà fatto." Prosegue imperterrito sulla stessa linea. "Forse avrà fornito qualche informazione alla polizia sul nostro giro di droga e loro, iniziando ad indagare a fondo, hanno scoperto anche altro. Ma sono sicuro che lui ne sia coinvolto."
"Cosa intendi fare?" Indago, inarcando un sopracciglio. E' chiaro che la paura gli stia facendo perdere il lume della ragione.
"Appena metterà piede a New York, lo faremo fuori. Io e te." Asserisce in via definitiva, dandomi un'amichevole pacca sul petto. "Al momento sei l'unico di cui io riesca a fidarmi."
"D'accordo, ma non pensi che la sua morte potrebbe sollevare un polverone?" Gli suggerisco, mantenendo un tono freddo. "E' pur sempre il figlio di un importante uomo d'affari. La polizia farà i salti mortali per trovare i colpevole."
"E allora noi spariremo per un po' finché le acque si calmeranno." Risponde in tono ovvio, sforzandosi quasi di sembrare rassicurante. "Non temere, amico, ce la caveremo."Quando io confermo di volerlo aiutare con un cenno della testa, Jace mi stringe la mano e mi lancia uno di quei sguardi vomitevoli, carico di una buona dose di riconoscenza. E dopo di questo, se ne va senza nemmeno sentire il bisogno di precisare che, naturalmente, non avrei dovuto parlarne con nessuno. Povero illuso, è davvero convinto che io sia disposto ad uccidere una persona per aiutarlo a scamparsela.
Ma io certamente non ho la benché minima intenzione di alzare nemmeno un dito in suo favore. Fatto sta che alla già infinita lista di complicazioni di cui devo tener conto, si è appena aggiunta anche la consapevolezza che devo assolutamente escogitare un piano per non lasciare che Clayton venga ucciso.
Potrei avvisarlo del pericolo che sta correndo, ma qualcosa mi dice che, da vero testardo qual è, soprattutto dopo quello che gli ho inviato per cercare di tenerlo lontano da Jen, non ci penserebbe comunque due volte prima di precipitarsi qui e affrontare Jace in maniera diretta. Perciò, spero che i miei neuroni siano abbastanza svelti nel trovare una via di uscita prima di averlo sulla coscienza.
E poi un altro pensiero mi attraversa la testa come un fulmine, paralizzando ogni fibra del mio essere per la paura. Se Jen ci andasse di mezzo? Se quell'idiota ha intenzione di ronzarle intorno per tutto il tempo, nel preciso istante in cui Jace deciderà di mettere in pratica il suo piano, Jen potrebbe essere nei paraggi, correndo lo stesso maledetto rischio. Non posso permetterlo. Preferisco di gran lunga prendermi un'altra pallottola, anche se mi è stato ordinato esplicitamente di fare di tutto pur di uscirne vivo.
E in condizioni normali lo farei. Al diavolo, se lo farei! So che la mia vita vale di più di quella di un malvivente che sfrutta ragazzine innocenti per i suoi affari loschi. Ma qui non stiamo parlando di un delinquente, stiamo parlando di Jen e io non riesco più ad immaginarmi una vita senza di lei.
Con gli ingranaggi del cervello che si muovono ad una velocità pazzesca, prendo a fissare attentamente l'anello di oro bianco che tengo a malavoglia all'indice. E' letteralmente la cosa più orribile che io abbia mai visto, a causa del macabro teschio inciso sopra. Ma sono costretto a sopportare tale obbrobrio per via del minuscolo microfono piazzato sotto quella incisione schifosa.
Alzando la mano lentamente, come se fossi pronto a passarmela attraverso il ciuffo, sussurro una veloce richiesta di aiuto.
"Aiutatemi ad uscirne." Asserisco a voce bassa, sapendo di essere ascoltato. E dentro di me mi auguro veramente che qualcuno abbia la prontezza di formulare un piano, prima che avvenga una vera tragedia.
N.a.
Siamo in dirittura d'arrivo.😁😁
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Phoenix
Fanfiction"So di aver sbagliato tutto, Jen. Ho lasciato che combattessi da sola le tue battaglie e, più delle volte, io stesso ho aggiunto un sacco di peso sulle tue spalle esili. Ogni volta, mi sono limitato a guardarti rinascere dalle tue stesse ceneri. Ti...