16- Justin

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Stravaccato sul divano vecchio in pelle nera, ascolto distrattamente Jace mentre blatera qualcosa su un nuovo giro di droga. Con la coda dell'occhio, controllo ancora una volta il display del telefono nella speranza di scorgere un messaggio da parte di Jennifer. Ma, per l'ennesima volta, constato che sia stata tremendamente seria nell'affermare che sarebbe ritornata ad ignorare la mia esistenza.
E fondamentale sarei pronto a rispettare la sua decisione per un po' di tempo, se non fosse che nella mia testa ho ancora impressa la sua figura pallida sull'orlo delle lacrime.

Ho bisogno di sapere che sta bene, e mi manda in bestia il fatto che non c'è alcun modo in cui io possa ottenere questa informazione.

"Sta arrivando qualcuno." Asserisce Tristan, interrompendo Jace dal suo monologo. Nel loft cala immediatamente il silenzio e tutti saltano in piedi, ascoltando attentamente il rumore di uno sportello che viene sbattuto con violenza. Ma la tensione sparisce quando Clayton fa il suo ingresso accompagnato dalla sua aria cupa, ignorando gli sguardi curiosi che vengono puntati su di lui.

"Non capisco perché continuiamo ad incontrarci in questo luogo sperduto." Proferisce, sbuffando, per poi buttarsi sul divano accanto a me, senza degnarmi di uno sguardo.
"Quello che mi chiedo io è perché tu non sia insieme alla tua ragazza?" Gli chiede Jace in tono di schierno, esprimendo a voce alta la domanda che ci stiamo facendo tutti in segreto. È davvero bizzarro che, dopo essere stato via un paio di giorni, abbia scelto di presentarsi ad una riunione piuttosto che passare del tempo insieme a Jennifer.

Gli avrà detto la verità? Mi sembra alquanto improbabile. Probabilmente a questo punto Clayton proverebbe a levarmi dal mondo, invece di far finta di non notare la mia presenza.
Eppure il suo umore nero mi fa pensare che qualcosa stia andando storto tra di loro. Questo pensiero, inspiegabilmente, mi provoca una serie di sensazioni contrastanti: da una parte, sento un pizzico di felicità nel sapere che Jennifer non sia subito finita tra le braccia di Clayton; ma dall'altra, temo sinceramente che questo stronzo abbia fatto qualcosa per ridurla a sentirsi ancora peggio.

Ma com'è che sono finito a far gravitare tutti i miei pensieri intorno ad una persona che non potrà mai provare niente per me?

"Cos'è, si è stancata di te?" Continua a provocarlo Jace.
"Non sono affari tuoi." Risponde Clayton in tono annoiato, astenendosi dal rispondergli a tono e far partire una discussione.
Jace, come risposta, alza le spalle in segno di resa e riprende il suo discorso, informando anche Clayton sui nuovi sviluppi nel giro.

Dal canto mio, inizio a valutare l'idea di dargli il colpo di grazia oggi, approfittandomi del fatto che egli abbia già il morale a terra. L'unica cosa che mi frena è il pensiero che egli sfogherà i suoi nervi su Jennifer, ma, d'altra parte, questo fa parte del piano...e il piano va rispettato. Perciò, non mi resta che scegliere il momento adatto per sganciare la bomba.

"Comunque, Clay, fossi in te eviterei di lasciare la mia ragazza da sola per troppo tempo." Inizio, osservando come improvvisamente sembrano tutti molto divertiti e curiosi.
"Cosa vuoi dire?" Mi chiede, alzando un sopracciglio.
"Voglio solo dire che tende a cercare attenzioni da un'altra parte quando non ci sei." Spiego velocemente, guardando come il suo viso viene interamente prosciugato da ogni emozione. "Non che a me dispiaccia. È davvero molto disponibile, non so se mi spiego."
"Ma che cazzo dici?" Ribatte alzando la voce, e per qualche secondo ho come l'impressione che da un momento all'altro me lo ritroverò addosso. Pertanto, abbozzando un finto sorriso divertito, attendo che sia egli a fare la prima mossa. Ma a dispetto di ciò che pensavo, Clayton scatta in piedi e se ne va come una furia, sbattendo qualunque cosa gli capita davanti.

Dopo qualche istante di silenzio, nel loft scoppia un chiacchierio derisorio e io mi sento costretto a mantenere la mia aria divertita, nonostante abbia voglia soltanto di insultarmi.
"Ben fatto." Si congratula con me Jace, alzando la mano in attesa che io batta il cinque. "Forse imparerà finalmente a non allontanarsi dai suoi amici per una piccola sgualdrina."
"Io non credo che imparerà la lezione così facilmente." Controbatto, serrando la mascella nel sentir apostrofare Jennifer come una "sgualdrina". Ma il mio sangue sta bollendo nelle vene, e se potessi fargliela pagare senza mandare a puttane tutto il lavoro di un anno, lo farei senza pensarci due volte.

"In questo caso, forse dobbiamo dargli un piccolo avvertimento." Prosegue Jace in tono meditabondo.
"Cosa hai in mente?" Gli chiedo, nascondendo il panico che divampa dentro di me.
"Spaventiamo un po' la sua piccola Jennifer." Asserisce, sbandierando un ghigno malizioso. "A te l'onore, Justin."

Accettando la sfida con un cenno della testa, mi rifugio in un silenzio teso, pensando a come potrei raggirare questo compito, che non sarei mai in grado di portare veramente al termine.

Come potrei spaventare Jennifer? Non è forse abbastanza tutto quello che ho fatto fino ad adesso?

Mi chiedo come andrà lo scontro tra lei e Clayton. Sarà brutale? Qualcosa mi dice che lui, per quanto abbia un carattere esplosivo, non riuscirebbe a farle del male neanche se volesse. Ma se così non fosse, se solo le torcesse un capello, se la dovrebbe vedere con me.

Non m'importa se Jennifer penserebbe che io sia ipocrita, niente potrebbe obbligarmi a stare con le mani in mano.

"Non devi farle troppo male, non la voglio morta." Prosegue Jace. "Mi accontenterei di un piccolo incidente. Potresti manomettere i freni della sua macchina."
"Ma se andasse troppo veloce, l'impatto sarebbe forte. Rischierebbe la vita." Gli faccio notare, sperando che egli cambi idea. La mia testa viene attraversata da un flashback sulla sera in cui Jennifer guidava la Range di Clayton ad una velocità pazzesca che, nel caso di un incidente, renderebbe quasi impossibile salvarsi.
"Non è un problema nostro se non rispetta i limiti di velocità." Replica egli ironicamente, scoppiando a ridere.

Per non destare alcun sospetto, mi unisco a lui, iniziando a torturarmi segretamente nel disperato intento di trovare una soluzione a questo casino, che ho combinato con le mie stesse mani.

Le opzioni sono due: ignorare l'ordine di Jace ed apparire ai suoi occhi un po' come Clayton, ovvero un traditore; seguire il suo ordine e avere sulla coscienza Jennifer. Anzi, forse non si tratta nemmeno dei rimorsi con cui dovrò fare conto, semplicemente non posso sopportare il pensiero di essere io a farle del male fisicamente.

Non posso, è quasi una tortura. E questo mi fa capire di non essere stato poi così fedele e scrupoloso nell'eseguire il mio piano.
Altrimenti, io non sarei qui a soffrire come un cane pensando a lei. Da qualche parte, in questo periodo, mi sono dimenticato di mantenere un certo distacco emotivo e ora me ne sto pentendo amaramente.

Me ne pento perché non sono nella posizione di permettermi di avere un chiodo fisso. Io, anche se volessi, non potrei competere mai con Clayton e non potrei mai mostrare a Jennifer che anche io ne valgo la pena.

E lei non saprà mai che, in un angolino remoto della mia testa, vengono repressi un sacco di pensieri che la riguardano. Un sacco di desideri che ritraggono noi due, senza continue minacce che ci pendono sulla testa.

N.a
Mi sto rendendo conto che, a dispetto di ciò che mi aspettavo, la storia non sta suscitando niente, non sta invogliando le persone a mandarmi un feedback (che sia positivo o negativo). E arrivata a questo punto, non si tratta più nemmeno di quell'attesa che c'è all'inizio di ogni storia prima che essa venga notata. Semplicemente non funziona.
Per me è un po' deludente e mi sta togliendo un po' di quella carica che mi permette di andare avanti.
Ma, per adesso, non voglio rinunciare a continuarla perché, conoscendomi, ogni idea andrebbe persa senza essere più riutilizzata. In ogni caso, ci rifletterò con calma.
A presto! Baci xx

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