In men che non si dica, quasi fossi un cagnolino sulle orme della propria padrona, quando vedo Jennifer attraversare la strada, mi affretto a spegnere il Pc e catapultarmi fuori dal Coffee Shop alla velocità della luce. E, camminando a passo spedito, ringrazio tutte le divinità che hanno fatto sì che quella sua amica impicciona se ne sia andata nella direzione opposta alla sua.
Dopo tutto quello che ho sentito, il mio autocontrollo si è ridotto ad un cumulo di ceneri, lasciando prevalere il mio lato impulsivo. Ed è proprio quel lato che ora mi sta guidando verso di lei, come se fossi una falena attirata dalla fiamma.
Benché io l'abbia seguita dentro al Coffee Shop per una buona causa, ovvero perché ho notato che uno degli scagnozzi di Jace si aggirava inspiegabilmente nelle vicinanze, in questo momento sono piuttosto consapevole che io non abbia più alcuna scusa per ripercorrere i suoi passi. Eppure, dopo essermi fermato per qualche secondo nella mia macchina, dove ho abbandonato velocemente il Pc, mi affretto a raggiungerla, per poi restarmene a guardarla mentre se ne sta nella sua nuova Mini rossa, gesticolando e sorridendo per la conversazione che sta avendo al telefono.
Dal sorriso divertito che lancia al display una volta finita la chiamata, inizio ad avere la spiacevole sensazione di saper anche fin troppo bene chi sia e chi continuerà ad essere sempre l'unica persona al mondo in grado di provocare quei sorrisi talmente luminosi. Come diavolo farà Clayton a far luccicare i suoi occhi già incredibilmente brillanti solo grazie ad una stramaledetta telefonata? Non riesco proprio a farmene una ragione.
Appoggiandomi pigramente al cofano di una macchina che non ho la più pallida idea a chi appartenga, la fisso intensamente, nella speranza che lei posi il suo sguardo vitreo su di me e mi dia la possibilità di giocare le mie carte. Oramai, ho capito che l'unico modo per convincerla a rivolgermi la parola, almeno per l'ultima volta, sia portarla in uno stato di esasperazione talmente grande da costringerla a riversare i suoi nervi su di me, così come avrebbe dovuto fare da tempo.
S'è c'è una cosa che ho capito di Jennifer, tra un gioco di merda e l'altro, è che questa piccola donna ha una pazienza pressoché infinita, così come una dose di autocontrollo che io, da sempre convinto di sapermi controllare meglio di chiunque altro, potrei solo sognarmi. Anche ora che capisce finalmente di essere osservata insistentemente, si limita a lanciare una veloce occhiata nella mia direzione per poi mettere in moto e cercare di andarsene con ancora un po' della dose di buon umore regalatole da Calyton.
Per sua sfortuna però, prima che riesca a sfrecciare via, mi piazzo di fronte alla macchina, impedendole di raggiungere l'uscita del parcheggio. Al che lei, mantenendo un'espressione indecifrabile, abbassa il finestrino e decide di rivolgermi la parola in un tono che non lascia trapelare alcuna emozione.
"Puoi spostarti, per favore?" Mi chiede pacatamente, in maniera molto educata e impersonale, come se fossi nient'altro che un estraneo.
"E tutto ciò che hai intenzione di dirmi?" Chiedo in un tono volutamente ironico, per poi lasciarmi andare in una risata fragorosa. "Pensavo di esserti mancato."
"Da impazzire." Ribatte in un tono altrettanto ironico, continuando ad essere fastidiosamente calma. "Ora che i tuoi sospetti sono stati confermati, puoi spostarti, per favore?"Avvicinandomi di più alla macchina, infilo il braccio nell'apertura del finestrino abbassato e spengo il motore sotto il suo sguardo glaciale. Dopodiché, sforzandomi affinché riesca a mantenere un sorriso sornione sulle labbra, apro lo sportello e resto ad aspettare pazientemente finché Jen decide, un po' nella speranza che questo riesca a convincermi di togliermi di turno e un po' perché il sangue inizia a bollirle nelle vene, di scendere dalla macchina.
"Non ti piacerebbe avere un problema in meno, decidendo di superare i nostri dissapori da veri adulti quali siamo?" La provoco, catturando una ciocca ribelle dei suoi capelli neri come la pece, per poi portarla dietro l'orecchio.
"Non ti sopravvalutare, non sei talmente importante da rappresentare un chiodo fisso nei miei pensieri." Mi colpisce con destrezza, lanciandomi uno sguardo a metà tra il disgusto e una pura noia. "Non c'è niente di cui io voglia discutere con te."
"Fredda come il ghiaccio." Constato distrattamente, incassando il colpo a fatica.Dal modo in cui analizza ogni centimetro del mio viso, capisco che la mia finta aria divertita non la stia affatto convincendo. Probabilmente mi vede tanto miserabile quanto io sento di esserlo dentro di me. Ma a differenza mia, invece di prendersene gioco o infilare ancora di più il coltello nella piaga, aspetta semplicemente che io spari la prossima cazzata che mi renderà ancora più odioso ai suoi maledettisimi e bellissimi occhi.
Mi sono avvicinato a lei con il preciso scopo di esasperarla fino al punto di arrivare ad urlarmi contro per aver cercato di distruggere la sua relazione ed essermi preso gioco di lei. Sarebbe una magra consolazione per i miei sensi di colpa. Ma ora non voglio sentirla urlare...voglio vederla sorridere nel modo in cui sorrideva fino a qualche istante fa. E voglio che sia io a provocare quel sorriso, non Clayton.
E debole come sono, non posso trattenermi dal ridurre ogni distanza ed attirarla tra le mie braccia, ispirando avidamente la sua fragranza alla vaniglia. Il suo corpo si irrigidisce sotto il mio tocco, ma Jen non accenna a spostarsi nemmeno di un millimetro, forse nell'intento di lasciare che sia io ad allontanarmi sconfitto, dopo non essere riuscito ad ottenere alcuna relazione da parte sua. Ma si sbaglia completamente se pensa che è così che andrà a finire. Se potessi scegliere, non mi staccherei più da questo contatto, per lei sicuramente indesiderato, che, per qualche strana ragione, mi fa sentire come se fossi appena uscito da un lungo stato di intorpidimento.
"Facciamo un patto." Dice in un tono più morbido. "Tu fai in modo che le nostre strade smettano di incrociarsi continuamente e io non ti odierò per esserti comportato come un vero stronzo."
"E cosa ti fa pensare che io sia disposto a fare di tutto purché tu non mi odi?" Le chiedo, solleticandole il collo con la punta del naso.
"Diciamo che è il mio sesto senso a convincermi che sia così." Afferma, rilasciando una risatina sinceramente divertita. Con quale coraggio metto in dubbio le sue parole, visto il modo patetico in cui mi sto avvinghiando a lei?
"Non posso, Jen." Rispondo finalmente, rifiutando la sua offerta di pace. "Se c'è una cosa che voglio in questo preciso istante, è proprio quella di trovare un modo perché le nostre strade si incrocino più spesso."E mi fa male proferire queste parole, così come mi fa male vedere la sua espressione mesta, quando ritrovo finalmente quel pizzico di autocontrollo che mi permette di allontanarmi da lei. Per mia sorpresa, mi sento più afflitto che sollevato per non dover più tenere questa consapevolezza per me. Liberarsi del peso di un segreto non ha quel sapore dolce che mi sarei aspettato di sentire...o, meglio, per quanto possa essere dolce, non sovrasta l'amaro del rifiuto.
"Io non voglio averti intorno." Proferisce in tono flebile. "Tu porti guai, e a me i guai non piacciono. Non so a quale tipo di ragazze tu sia abituato, ma ti dirò cosa piace a me: la tranquillità e le certezze. E ho l'impressione che tu non sia in grado di offrire né a me né a nessun'altra nessuna di queste cose."
Lanciandomi un'ultima occhiata eloquente, sale di nuovo in macchina, essendo ormai consapevole che questa volta non avrò più il coraggio di ostacolarla. Ed ha pienamente ragione. Mentre la sua Mini sparisce dalla mia visuale, io non faccio altro che cercare di sopprimere questa sensazione che qualcosa si appena sia rotto dentro di me.
Mi ha annientato grazie ad un paio di parole. Ma la cosa più mi disturba e il sapere che ognuna di queste parole riflette perfettamente la verità.
Fondamentalmente, non sarei in grado di offrirle niente di ciò che lei ha bisogno nemmeno se lo volessi con tutto me stesso. Tutto quello che posso offrirle sono problemi e paranoie, quando lei è già abituata ad un amore incondizionato che chiude gli occhi di fronte ad ogni errore.
E sarà che sono condannato a bramare l'impossibile, ma in un angolino remoto della mia testa sento che tutto questo sia colpa mia. Se non mi crogiolassi nell'abitudine di non essere legato a nessuno, mi rimboccherei le maniche e muoverei il culo affinché riesca ad ottenere ciò che voglio. Eppure, la paura di avventurarmi in qualcosa più forte di me mi tiene imprigionato ed eternamente avvolto nella solitudine.
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Phoenix
Fanfiction"So di aver sbagliato tutto, Jen. Ho lasciato che combattessi da sola le tue battaglie e, più delle volte, io stesso ho aggiunto un sacco di peso sulle tue spalle esili. Ogni volta, mi sono limitato a guardarti rinascere dalle tue stesse ceneri. Ti...