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Nel mio stato di dormiveglia non posso fare comunque a meno di sentire il movimento leggero che Justin fa per togliere il braccio con cui fino ad allora mi ha circondato la vita. Non so esattamente che ore siano, forse le cinque del mattino o le sei. E non ho la benché minima intenzione di aprire gli occhi e guardare l'orologio digitale, posizionato sul comò vicino al letto. Ma continuo comunque a chiedermi se l'aver sentito il campanello suonare sia frutto della mia immaginazione o qualcuno si sia bevuto il cervello, decidendo così di presentarsi alla porta di Justin ad un'ora davvero improponibile.

Però, considerando che quest'ultimo si sia preso la briga di abbandonare la comodità del suo letto, sono più propensa a pensare che il mio udito non mi abbia giocato brutti scherzi. Perciò, con gli occhi ancora chiusi, resto in silenzio e attendo il momento in cui l'inaspettato visitatore mi farà arrivare qualche indizio che mi permetta di stabilire chi sia.

Infatti, presto, nella casa avvolta in un silenzio quasi tombale, prende ad echeggiare il rumore di un paio di tacchi, credo a spillo, che calpestano il pavimento con un po' troppa vitalità, come se la donna in questione stesse cercando di affermare la sua presenza a tutti i costi. Dopodiché, attraverso la porta leggermente socchiusa, iniziano ad arrivarmi frammenti di una conversazione animata, che mi permette di constatare due cose: la prima è che, chiunque sia quella donna, Justin, per qualche ragione a me sconosciuta, sembra incredibilmente infastidito dal fatto che abbia messo piede nella sua casa; e la seconda è che, forse, ho appena fatto l'errore di intrufolarmi nel territorio di qualcun'altra.

Ieri sera ho scherzato sulla mia intenzione di marcare il territorio, ma forse qualcun'altra mi ha già preceduta da un po' di tempo.

Istintivamente, mentre proseguo col mio origliare, inizio a pensare a chi possa essere questa estranea che sta parlando a Justin come se fossero accomunati da chissà quale segreto fondamentale per l'umanità. È piuttosto chiaro che non si trovano sulla stessa lunghezza d'onda, eppure, allo stesso tempo, non posso non notare una certa confidenza nel modo in cui si rivolgono uno all'altra. Sarà che Justin ci tiene a tutti i costi di farla andare via al più presto possibile perché non vuole che ci sia un confronto tra noi due?
Questo spiegherebbe perché continua ad essere maleducato nei suoi confronti e confermerebbe le mie supposizioni.

E io voglio delle conferme. Anche se, in questa situazione, il semplice fatto di avere ragione potrebbe risultare fastidioso, preferisco affrontare questo imprevisto di petto. Il che è strano quando si parla di me, considerando che generalmente tendo ad evitare qualunque cosa che potrebbe offendere un'altra persona.

Alzandomi dal letto un po' a malavoglia e chiedendomi freneticamente se io non stia per fare una delle mie ennesime cazzate, esco furtivamente dalla stanza e raggiungo il salotto, da dove, fino ad adesso, ho sentito arrivare le due voci. Ho addosso soltanto la t-shirt di Justin e mi rendo conto che questo abbigliamento, insieme alla mia aria assonnata, mi conferisce un aspetto sicuramente non degno di essere preso sul serio. Eppure ho comunque il coraggio di presentarmi di fronte ad una delle donne più belle che abbia mai visto nello stato pietoso in quale sono.

Il mio cervello probabilmente sta funzionando ad intermittenza, perché se così non fosse, prima di prendere l'affrettata decisione di farmi controllare con i miei stessi occhi chi sta facendo diventare nero l'umore di Justin, avrebbe preso in considerazione il calo di autostima che sto subendo tacitamente in questo preciso istante.

"Ah, ora si spiega tutto!" Esclama questa specie di dea bionda, puntando i suoi occhi verdi sul viso del suo interlocutore, contratto in una smorfia."Sei così insopportabile perché ho interrotto la tua sessione di sesso."
"Hailey, chiudi quella cazzo di bocca." Asserisce Justin in un tono piatto e risoluto, fulminandola con le sue iridi nocciola.

Un campanellino prende a suonare ininterrottamente nella mia testa nel sentire il nome "Hailey". E immediatamente mi ricordo che Clayton me ne ha già parlato di lei, dicendomi qualcosa su come il suo rapporto con Justin fosse simile alle montagne russe e, benché non si sia mai tramutato in qualcosa che potrebbe essere definita come una "relazione", è durato per abbastanza tempo perché ora io possa chiedermi se, in questo preciso istante, l'intrusa non sia io.

Guardando il suo fisico tonico e il suo viso che mi ricorda una bambola di porcellana, mi ritrovo a biasimare Clayton per avermi dato l'idea che fosse una volgarotta a cui Justin si rivolge ogni tanto per un po' di "divertimento". Forse è per quello che è stato facile levarmi dalla testa le sue parole. Da una parte, ero ancora alle prese con il mio intento di evitare Justin, perciò il suo avvertimento, a quel tempo, mi è apparso superfluo. Dall'altra invece, c'è questa strana convinzione che io ho sempre avuto sul fatto che Justin non sia ancora in grado di legarsi ad una donna.
Oramai lo vedo ogni giorno e ogni santo giorno lo guardo pensando la stessa medesima cosa: passerà un sacco di tempo prima che incontri la donna che lo faccia capitolare totalmente. Ma una cosa è certa, non sarò io a compiere questo miracolo. Ci vuole una forza di spirito che a me manca totalmente. E la qui presente Hailey, a giudicare dagli sguardi di sfida che gli sta lanciando, direi che sia sicuramente in netto vantaggio rispetto ad una me che va in tilt ad ogni parola di Justin.

"Respira, Justin." Ribatte Hailey, sorridendogli con fare fintamente ingenuo. "Sono contenta che finalmente tu stia riuscendo a toglierti questo vizio. Se non altro, ora potrai ritornare a concentrarti sul tuo lavoro."
"Cosa diamine vuol dire?" Sbotto, voltandomi nella direzione di Justin. Istintivamente, incrocio le braccia al petto e inizio a picchiettare il piede sul parquet, malgrado io sia abbastanza consapevole che questa scenetta sia piuttosto ridicola.
"Niente, non vuol dire niente." Risponde Justin velocemente, lanciando uno sguardo eloquente a Hailey. E quest'ultima scoppia a ridere di gusto, mentre io inizio a sentire la rabbia e lo scetticismo prendere il sopravvento sulla ragione.
"Oh, forse è meglio che me ne vada." Continua Hailey nello stesso fastidiosissimo tono. "Ascolta, Justin, chiamami quando avrai finito con questo spettacolino pietoso. Dobbiamo risolvere un paio di cose più importanti."

Sto sbattendo le ciglia alla velocità della luce con il cervello che processa una tale quantità di supposizioni che ho paura vada a fuoco da un momento all'altro. E credo che anche Justin abbia capito che i miei neuroni stanno per fare una brutta fine, giacché, mentre Hailey gira i tacchi e se ne va come qualcuno che sa di aver creato un po' di scompiglio e ne è incredibilmente compiaciuto, si avvicina a me e mi afferra delicatamente per le spalle, sperando in questo modo di riuscire a convincermi di guardarlo dritto negli occhi.

"So cosa ti sta passando per la testa, ma non potresti essere più lontana dalla dalla verità." Mi dice, ma io mi concentro sul suono della porta che viene sbattuta con forza.
"Jen!" Riprova, rilasciando un sospiro esasperato.
"No, non sai cosa mi passa per la testa." Ribatto, in fine, in un tono talmente velenoso che persino io ne sono sorpresa. "E non lo saprai mai."
"Lo stai dicendo soltanto perché sei davvero infastidita e cerchi di fare in modo che anche io perda la pazienza." Mi smaschera, mantenendo la calma, cosa che riesce a farmi irritare ancora di più.
"Non m'importa cosa tu pensi che io stia facendo." Replico, abbassando lo sguardo. "E ora, ti prego, portami a casa."
"Sono solo le sei del mattino." Cerca di controbattere, parlando lentamente, come se si trovasse davanti ad una bambina.
"In questo caso prenderò un taxi." Proseguo sulla stessa linea, cercando di non ridere di fronte alla sua espressione a dir poco esasperata.
"Possiamo evitare di tornare sempre al punto di partenza?" Mi chiede, avvicinandosi a me al punto che inizio a pensare che stia per baciarmi in un modo che mi farà scordare le mie paranoie. Ma invece di fare questo, prende a posarmi una serie di piccoli baci lungo la mandibola, per poi scendere sul collo.
Inizialmente mi impongo di restare ferma e non mostrare quanto io sia sconcertata dal miscuglio di emozioni che mi fa sentire. Ma ci vogliono un paio di secondi perché capitoli e pieghi la testa da un lato, in modo da lasciargli il libero accesso.
Come risposta, Justin ridacchia piano e mi avvolge la vita con un braccio, per poi riprendere il suo lavoro di distruzione della mia salute mentale.

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