18- Justin

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"Ora capisci perché il semplice fatto di coinvolgere Jennifer a sua insaputa non può che essere una vera e propria cazzata?" Ripete Hailey, inarcando un sopracciglio con fare provocatorio.
"Ma cosa stai dicendo?" Urlo, trattenendomi a stento dal lanciare contro la parete bianca le prime cose che mi capitano sottomano. "Anche se io non ci avessi messo lo zampino, avrebbero comunque voluto farle del male per colpire Clayton, in maniera indiretta."
"Ma forse tu non avresti lasciato che ti entrasse sotto la pelle e in questo momento non staresti impazzendo perché non hai la più pallida idea di come salvarla." Ribatte, alzando, a sua volta, il tono della voce. "L'accordo era che te ne saresti preso cura quando saresti stato tu stesso a metterla in una situazione rischiosa. Non puoi sprecare il tempo trattandola come una donzella in pericolo. Seriamente, Justin, datti una cazzo di svegliata!"

Ancor prima di pensare a ciò che sto facendo, attraverso il salotto a grandi falcate, piantandomi di fronte a Hailey. Il primo impulso è quello di urlarle di chiudere la bocca e non dire nient'altro di quello che, evidentemente, non riesce a capire fino in fondo. Ma facendo uno sforzo quasi aberrante per quanto grande , riesco a mettere a tacere i miei istinti primitivi e acquisire nuovamente un minimo di autocontrollo prima di ribattere alle sue parole buttate al vento.

"Hailey, se tutto quello che hai intenzione di fare è blaterare cose contro Jennifer, vattene." Asserisco in tono piatto, indietreggiando di qualche passo. "Me la caverò da solo."
"Ascoltmi, l'unica cosa che potresti fare è dire la verità a Clayton." Replica in tono esasperato, roteando i suoi occhi verdi, smili ad uno smeraldo finemente lavorato. "Sta a lui prendersi cura della sua ragazza."

Avviandomi lentamente nella direzione dell'ampia finestra, lascio vagare lo sguardo in lontananza per un po', prima di appoggiare la testa contro il vetro riscaldato dai raggi del sole. Le parole di Hailey prendono già ad echeggiare nella mia testa, costringendomi a riflettere sul suo consiglio, seppur formulato con il preciso scopo di convincermi ad indirizzare i miei pensieri in una direzione che non riguardi Jennifer.

"Forse non vuoi sentirtelo dire, ma secondo me stai sviluppando una sorta di ossessione per lei. " Prosegue con la sua vocina stridula, che riesce a darmi sui nervi ancora di più. "E mi auguro che non manderai a puttane il lavoro di tutti noi per una ragazzina."
"Vattene." Replico, indicandole distrattamente la porta, senza neppure guardare nella sua direzione.
"Perlomeno, rifletti su quello che ti sto dicendo..." Continua, non capendo che questo sia il momento più adatto per restare in silenzio.
"Fuori!" Ripeto, questa volta in un tono più alto. I suoi passi però, mi fanno capire che lei, in realtà, sia in procinto di avvicinarsi a me, ignorando la mia richiesta. E il mio corpo diventa teso come la corda di un violino quando mi accarezza la schiena in modo intimo, senza prendere in considerazione il mio grugnito di disapprovazione.

"Chiamami quando ti calmerai." Proferisce in un tono volutamente più smielato. Dopodiché, decide finalmente di lasciarmi sbollire la rabbia, andandosene silenziosamente.

Camminando avanti e indietro per il moderno appartamento, che oggi mi pare più angusto che mai, analizzo freneticamente ogni sua maledetta parola.
La consapevolezza di dover prendere una decisione in fretta mi impedisce di essere abbastanza lucido da riuscire a trovare altre soluzioni, oltre a quella fornitami da Hailey.
Sento una forte pressione sulle spalle, e ogni istante che passa aumenta a dismisura, redendomi impaziente per qualcosa che supera le mie forze.

E così, in un impeto di coraggio e avventatezza, prendo il telefono e mando a Clayton un messaggio abbastanza criptico da suscitare la sua curiosità, chiedendogli di raggiungermi immediatamente nei pressi di una vecchia fabbrica abbandonata, fuori New York.
Solo durante il tragitto mi rendo conto che questo folle piano potrebbe non funzionare, giacché Clayton ha tutti i motivi del mondo per ignorare qualunque segno provenga da me. Ma nonostante questo, in un angolo remoto della testa spero ancora che il rischio che sto correndo incontrandolo ne possa valere la pena.

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