Con la coda dell'occhio, ancora una volta, controllo il display del telefono come se mi aspettassi di veder spuntare sullo schermo qualcosa che mi cambi la giornata. In realtà, so già che niente di ciò succederà, ma sono talmente incasinata con le mille scartoffie datemi da Patrick e la sua lista infinita di email che non si degna mai di controllare da sé, che il mio cervello sta iniziando a cercare disperatamente un diversivo per non rischiare di lasciarmi andare in preda alla voglia di iniziare a battere la testa sulla scrivania.
Mordicchiandomi distrattamente il labbro inferiore, continuo a passare a rassegna una ad una tutte le e-mail, valutando il loro possibile grado di importanza agli occhi di Patrick. Forse è proprio questa la parte che mi stanca di più, ovvero decidere quanto una cosa possa apparire rilevante agli occhi di un'altra persona. Per me gran parte di ciò che mi trovo ad analizzare mi sembra sia incredibilmente importante, ma, conoscendo Patrick, so che scarterebbe senza pensarci almeno tre quarti della lista. E io devo avere la prontezza di capire quali siano quei tre quarti. Più facile a dirsi che a farsi.
Il mio sguardo si accende leggermente di interesse quando, ad un certo punto, dopo altri venti lunghissimi minuti di strazio, mi imbatto in un'email inviata da Clayton. Ma l'interesse svanisce quasi all'istante, giacché il mio subconscio mi suggerisce di chiuderla senza lanciare alcuno sguardo al contenuto. Ed inizialmente ho davvero intenzione di dargli ascolto se non fosse che, nello stesso istante in cui il mio buon senso cerca disperatamente di venire a galla, riaffiora anche la convinzione che Patrick, affidandomi questo compito, sia perfettamente a conoscenza della possibilità che io possa curiosare tra le sue faccende private.
Mi sento un po' come se su una spalla avessi un angioletto che sta cercando di sussurrarmi dolcemente all'orecchio le istruzioni per restare sulla retta via, e sull'altra, invece, ci fosse un diavoletto che mi urla di smettere di farmi così tanti scrupoli e dare ascolto al mio istinto. Naturalmente, l'urlo prevale sul borbottio, perciò, alla fine, i miei occhi ritornano sull'oggetto dell'email : "lettera di licenziamento".
Il corpo dell'email è breve e conciso e lascia trasparire il fatto che i due abbiano già parlato a lungo di questa non tanto sorprendente richiesta di Clayton. Io stessa non ne sono affatto stupita, pertanto non mi prendo nemmeno la briga di controllare se il contenuto dell'allegato sia effettivamente quello o sono io ad aver tirato le mie somme troppo precipitosamente.
Però, se da una parte non ne sono affatto sorpresa, dall'altra non posso fare a meno di sentire l'amaro in bocca. Questa è la dimostrazione che un altro capitolo della mia vita si è effettivamente chiuso e che le mie supposizioni siano state più che giuste: Clayton non ha la benché minima intenzione di tornare.
Scuotendo la testa ripetutamente, cerco di scrollarmi di dosso il senso di nostalgia che mi ha invasa. Per ora, la mia vita va bene così e sto iniziando a riassaporare nuovamente quella sensazione di spensieratezza di quando non si è legati a nessuno e si ha la libertà di pensare solo e soltanto a sé stessi.
Momentaneamente, nella mia vita c'è Justin, ma con lui tutto funziona estremamente diverso. Non c'è niente di serio o di concreto. Niente che mi possa far pensare di essere davvero legata a lui, e probabilmente il nostro rapporto non sarà mai caratterizzato da niente del genere. Però, se c'è una cosa che rende speciale il tempo passato insieme a lui, è proprio quella sensazione di leggerezza e voglia di pensare solo al presente che mi infonde. Strano a dirsi, considerando il "nostro" inizio disastroso. Ma voglio essere sincera con me stessa e ammettere l'ovvio: mi piace stargli intorno.
E a volte sento addirittura la sua mancanza persino nei momenti in cui sono circondata da un sacco di gente.Ma questo non è il momento più adatto per pensare a lui, soprattutto perché è passata giusto qualche ora da quando l'ho visto. Posso tollerare qualche pensiero sporadico che lo riguardi, ma non ho la minima intenzione di lasciare che ogni idea giri intorno a lui. Perciò, seppur a malavoglia, ritorno a concentrarmi sulla mia quotidianità, cacciando via la nostalgia provocata dall'email di Clayton. Per qualche secondo, in un angolino del cervello, nonostante l'intenzione di pensare ad altro, continuo a chiedermi se rientra nei suoi piani mettere un punto alla nostra situazione in sospeso. Ma è questione di pochi attimi prima di ricordarmi che non ho più bisogno che lui metta un punto, perché io il punto ce l'ho messo da un po'. È inutile vaneggiare.
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Phoenix
Fanfiction"So di aver sbagliato tutto, Jen. Ho lasciato che combattessi da sola le tue battaglie e, più delle volte, io stesso ho aggiunto un sacco di peso sulle tue spalle esili. Ogni volta, mi sono limitato a guardarti rinascere dalle tue stesse ceneri. Ti...