L'aria di New York scompiglia i capelli ricci di Bradley, che è seduto sulla gradinata a fissare la bellissima città. E non posso fare a meno di guardarlo, il volto rilassato, gli occhi incantati, le labbra leggermente incrinate in un sorriso.
«Ti piace?» chiedo e mantengo le distanze tra di noi. Non vorrei rovinare il suo piccolo momento magico.
Lui annuisce, guarda le innumerevoli luci presenti in tutta la città, i negozi illuminati, i cartelloni in neon, pur essendo sera, New York pupula di gente. Ed è un bene, è ciò che rende questa città una meraviglia per gli occhi.
Guardo ancora il suo profilo e senza rendermene conto gli porgo una domanda alquanto strana:
«Bradley, tu sei vivo?» lui strabuzza gli occhi e si gira verso di me, soffoca una risata e poi scuote la testa.
«Certo che lo sono Veronica, se sono qui accanto a te.» indica il piccolo spazio di distanza che c'è tra di noi e alza un sopracciglio. Ed io non posso fare a meno di scuotere la testa, non capisco. È da giorni che continuo a tormentarmi su questa faccenda, come, come fa ad essere uscito dal quadro, come fa ad essere vivo, come fa a parlare..
«Bradley tu dovresti essere nel quadro, perché mai sei uscito? E sopratutto, come hai fatto a farlo? Come fate voi tutti ad uscire appena le porte del museo vengono chiuse?» chiedo io e lui si limita ad alzare le spalle. Una folata di vento ci investe e mi ritrovo a sfregare le mani sulle mie braccia, mi sono dimenticata di portarmi una felpa. Lui se ne accorge e mi passa la sua giacca, la accetto ringraziandolo e subito la infilo, riscaldandomi completamente.
«Veronica, nella vita esistono cose che non necessariamente hanno bisogno di una spiegazione, certe cose succedono e basta. Non so spiegarlo come succede, ma semplicemente è così. Non c'è nessun incantesimo o nessun quadro magico.»
«Sì ma tutto ciò non è normale! Non lo è affatto, non stiamo parlando di un'interrogazione andata bene per puro caso, per cui in qualche modo prendi la sufficienza anche senza aver studiato. Stiamo parlando della tua presenza Bradley, stiamo parlando del fatto che tu dovresti essere morto, e dovresti essere soltanto un personaggio fantastico di un quadro, non dovresti essere seduto qui accanto a me!» dico sull'orlo di una crisi isterica.
Il moro davanti a me si avvicina maggiormente e poggia il suo braccio attorno alle mie spalle. Rabbrividisco a quel contatto e lo guardo, ancora confusa.
«Veronica, non so dirti come succede seriamente, se solo lo sapessi ti avrei già spiegato tutto. Ma non farmene una colpa per questo, una sera ero nel mio quadro, fermo, con lo sguardo fisso, come dovrei essere generalmente, e tutto d'un tratto ho mosso una gamba, poi la mano, poi la testa, gli occhi e così via tutto il corpo. Mi sono guardato intorno ed ho visto che tutti accanto a me stavano vivendo lo stesso fenomeno.» spiega lui e guardo dritto davanti a me.
«Vorrei approfittare di questo accaduto, per passare del tempo con te. Mi piacerebbe molto.» dice teneramente. Annuisco, se non raggiungo l'esaurimento nervoso volentieri insomma.
«Ore?» chiede poi e lo fisso, non capendo, indica l'orologio al mio polso e faccio una risatina nervosa.
«Quasi mezzanotte.»
«Rientriamo, inizia a far freddo.» si alza e mi porge la mano, la afferro e mi aiuta ad alzarmi.
Al mio rientro al museo Ashton non c'è più. Mi guardo attorno, spaesata, non mi ha veramente lasciata qui da sola, mi auguro. Vago con lo sguardo per tutto il museo, ma non vedo nessun biondo con una bandana. Stringo i pugni e mi avvio verso la caffetteria. In tutto ciò Bradley mi segue, con sguardo attento."Sono andato a casa, ero stanco, e tu eri in buona compagnia, a domani. Buonanotte. -A"
Strabuzzo gli occhi e mi abbandono ad un sospiro desolato, mi ha veramente lasciata in un museo da sola.
Guardo Bradley, che mi fa un sorriso tirato.
«Puoi rimanere con me? Ti accompagnerei a casa, sai, ma non ho la macchina.» si gratta la nuca nervoso e poggio una mano sulla sua spalla.
«Non ti preoccupare, chiamerò Tristan.》
Compongo il numero di mio fratello e mentre aspetto mi siedo sulle poltroncine, Bradley fa lo stesso e si siede accanto a me, mi guarda curioso, e guarda il telefono tra le mie mani.
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Il ritratto di Bradley Will Simpson.
Fanfiction«Regola fondamentale per lavorare qui: non dare confidenza a nessuno. Assolutamente a nessuno. Ciò che potresti vedere potrebbe lasciarti leggermente scossa, ma vedrai che ci farai l'abitudine.» *la trama è stata inventata da me, vi prego di non cop...